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Senza una buona ragione

Aggiornamento: 2 lug

di Clara Sorce





C’è una ragione quando si fa del male a qualcuno? Scaviamo a fondo alla ricerca di quel seme che genera non il bene ma il male, un seme marcio. Spesso non capiamo come un seme possa essere marcio, così ricerchiamo, incessantemente, le cause per trovare una “cura”, una ragione, del bene.


Non ha senso cercare una risposta. Credo. Forse l’unica cosa che dipende da noi è scegliere cosa fare con quello che ci accade


Queste parole sono tratte dal romanzo Senza una buona ragione di Benedetta Bonfiglioli edito da Pelledoca Edizioni. Il romanzo fa parte della collana Neroinchiostro.

Duecentoventi pagine che trascinano il lettore in un turbinio di emozioni che lasciano, spesso, l’amaro in bocca ma al contempo le sue parole, la sua storia, sono un faro di speranza per tutti coloro che subiscono violenze e si chiedono il perché, che ricercano come Bianca, protagonista della vicenda, la ragione a tanto male e dolore.

Senza una buona ragione suscita nel lettore interrogativi e sentimenti contrastanti, tanto da lasciarci sbigottiti. Il tono del racconto è incalzante, vorticoso, ricco di colpi di scena che spiazzano il lettore in un gioco di rimandi e rispecchi. Riflessi di violenza che portano il lettore a riflettere quanto di quello che scrive la Bonfiglioli sia, purtroppo, la realtà di una storia contemporanea. Storia che viene vissuta da adolescenti e ragazzi sempre più spesso.

Il romanzo si suddivide in due parti. La prima viene scritta in una rara forma, ossia la voce di un io narrante che scrive rivolgendosi a Bianca. La seconda parte cambia registro, la voce narrante è quella di un narratore onnisciente che ci mostra una Bianca diversa, dall’esterno, non più vittima ma come colei che pian piano trova la forza di rimettere insieme i cocci, la sua rinascita.



La vicenda si apre con l’inizio di un viaggio. Un viaggio che porterà la protagonista a rintracciare le ragioni della violenza che, senza una buona ragione, un essere infligge ad un altro.

La trama vede come protagonista una ragazza, Bianca, che ha una vita ordinaria, non la si può definire né una vita perfetta, né imperfetta e neanche ordinaria, è semplicemente la sua vita. Bianca proviene da una famiglia semplice che possiede un bar, e, per questo i suoi genitori sono poco presenti. Insieme a lei c’è il fratello Carlo di due anni più grande di lei. Il loro rapporto è solido e forte, uno la spalla dell’altra anche quando il viaggio della vita, la crescita, li ha portati a momenti di silenzi divisi da un muro che ad un colpo cessavano davanti ad una tazza di thè. Fratelli, amici, confidenti. Ma quella quotidianità in due, con i genitori indaffarati col loro lavoro, presto sarebbe venuta meno. Carlo una volta diplomatosi riesce ad entrare nella prestigiosa università della Sorbona, il suo sogno si era realizzato. Bianca si ritrova a reinventare la sua vita, il suo compagno di vita ora è lontano a Parigi, deve abituarsi alla sua nuova vita che non prevede più la quotidianità con il fratello. Tutto il resto non cambia, la scuola, gli amici di una vita Olivia e Chicco e i suoi genitori legati al bar. Nessuno si accorge che Bianca celava dentro di sé una piccola ferita che si sarebbe sempre più allargata fino a rompersi come un vaso i cui cocci, sparpagliati, sarebbero stati difficili cogliere e rimettere insieme.


Carlo piano piano muta pelle, cambia città, a Parigi vive una nuova vita e in quella non c’è più posto neanche per la sua fidanzata storica, la bellissima Greta, compagna della sorella. Giunto il Natale una volta tornato a casa prede una decisione, quella di lasciare Greta ma non avrebbe mai immaginato quanto quel gesto sarebbe stato nocivo per la sorella. Involontariamente Carlo aveva gettato il seme del male.

La festa studentesca in occasione della fine dell’anno segna l’inizio, la scintilla, che porterà Bianca in un baratro da cui è difficile uscire.


La Bonfiglioli da questo momento comincia il suo sapiente gioco di specchi dove vittima e bullo si rispecchiano, gioco che viene evidenziato da intervalli di pagine di diario. Il racconto viene scandito da pagine di diario, in prima persona, in cui il bullo, ossia Greta racconta tutta la sua amarezza, tutta la sua rabbia verso una vita che è fatta di sofferenza priva di amore. Amore che le viene negato proprio da quella persona che le aveva fatto credere che una luce c’è ed esiste. Greta si sente tradita, un vento gelido cessa di fargli provare bene. Così la bella Greta si incupisce pensa al dolore della perdita dei nonni, della separazione dei suoi e in fine della perdita di Carlo.

Cosa fare? Come sentirsi bene? L’unica risposta che la ragazza riesce a darsi è fare del male a Bianca, la sciocca Bianca che non si accorge di avere tutto quello che più si possa desiderare, l’amore. Cominciano così gli atti di bullismo di Greta nei confronti di Bianca, lei dal canto suo, fragile, in quel nuovo anno da affrontare non si accorge della gravità della cosa. Da inconsapevole piano piano diviene consapevole ma crede che tutto prima o poi cesserà, che quello è solo un momento. Non chiede aiuto Bianca, non ne ha le forze, crede che chi le sta vicino, i suoi genitori i suoi amici si accorgeranno di qualcosa. Ma si sbagliava nessuno si accorge di niente e lei affoga sempre più in acque scure e profonde un abisso dove manca il respiro. In quel naufragio però Bianca trova una mano tesa, quella di Mila, compagna di classe, attenta e premurosa, le sta accanto e la sostiene. Le azioni proseguono sempre più violente fino a far crollare l’intero mondo della ragazza. Ogni luce di bellezza le è stata tolta, dai suoi genitori agli amici e la scuola. Tutti le voltano le spalle, i genitori delusi dal suo comportamento, i suoi amici si sentono traditi l’unica a starle vicino è Mila. Il diario continua e a ogni colpo inferto a Bianca, sempre più malvagio e violento corrisponde allo sgretolamento della vita del bullo. Ma le apparenze non sono mai quelle che sembrano. Il riflesso si increspa e la verità, dolorosa, emerge. Bianca affoga definitivamente Mila non è quello che lei credeva, un’amica. Qui l’autrice spiazza il lettore in un sapiente gioco di ribaltamento. Bianca riuscirà a riemergere da quelle acque profonde? Tutto si fa nero …

Una tavola totalmente nera separa la prima dalla seconda parte del racconto. Quel buio lo viviamo, lo percepiamo insieme a Bianca poi la luce, comincia il viaggio della giovane verso la ricostruzione di sé.


Senza una buona ragione è un sapiente e puntuale ritratto di una società giovanile che ha al suo interno germogli, purtroppo, fatti di un veleno che non porta ricchezza ma solo male. Germogli di violenza fisica e verbale, di cyberbullismo e bullismo, di droghe e alcol che stordiscono i sensi e al cui risveglio non sappiamo chi siamo e se determinati gesti saremo in grado di compierli.


La Bonfiglioli al contempo ci fa vedere anche l’altra faccia della medaglia quella della cura, dell’amore e dell’amicizia vera. Di quella società giovanile che fa rete solidale che sostiene, aiuta che insieme è capace di emergere dalle proprie ombre e spiccare il volo.

Un romanzo che fa riflettere gli adulti sull’importanza dell’ascolto, senza fermarsi alle apparenze, un adulto che deve chiedersi il perché di tali gesti. Un romanzo in cui gli adolescenti si rispecchiano e trovano nelle sue parole la forza e il coraggio di emergere dall’abisso, una faro tra le ombre di una società giovanile. Benedetta Bonfiglioli invita i giovani a uscire dal buio della solitudine e del disagio.


 
Senza una buona ragione

Autrice: Benedetta Bonfiglioli

Casa editrice: Pelledoca Età consigliata: dai quindici anni in su

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