di Clara e Costanza Sorce
La storia che sto per raccontarvi in queste righe si caratterizza per due parole chiave: rispetto e coraggio. La prima viene usata per indicare il comportamento usato da un bambino ed un uomo, la seconda, coraggio, indica una prontezza d’animo che permette alle persone di affrontare anche le situazioni più difficili cosa che caratterizza il protagonista della nostra storia: Peppino.
La nostra storia si ambienta nel paese di Cinisi, in provincia di Palermo, lì viveva un bambino di nome Peppino Impastato e uno “zio” di nome Gaetano Badalamenti.
Il dono del re dei pesci. Una favola su Peppino impastato, Verbavolant edizioni, nasce dalla penna di Annamaria Piccione. L’autrice ci racconta con un linguaggio fabulistico la storia di Peppino e di come con coraggio affrontò i soprusi dei prepotenti.
Tra fantasia e realtà la vicenda mette in luce l’importanza dei termini sopra citati e di come sopratutto viene inteso il concetto di rispetto dalle due personalità, quella di Peppino l’eroe e di Tano Badalamenti l’antagonista.
Prima di addentrarci nel racconto proviamo a capire cosa siano coraggio e rispetto. Per gli antichi greci il coraggio era Andreida, dalla radice aner- ovvero uomo, uomo virtuoso. Chi era però l’uomo virtuoso in Grecia? Era il guerriero, nell’Iliade il coraggio è la forza d’animo, lo slancio vitale, è il non temere la morte, il coraggio è quello di Ettore. A Roma i coraggiosi erano gli audentes, coloro che osavano, i forti, coloro che avevano animus, la parola vicina ad anima.
Tale visione etica confluisce poi nelle filosofie stoiche fino all’epoca moderna nella visione cristiana nel concetto della virtù teologale e della fortezza. Il coraggio, quindi, è legato alla virtù, allo spirito umano, è l’anelito dell’uomo che cerca di vincere anche se stesso. E Peppino ebbe tale coraggio, fu il vero uomo virtuoso, guerriero. Possedeva animus, la sua anima scelse di seguire la virtù, di allontanarsi dal “rispetto” di Tano. L’esempio di Peppino è stato paradigmatico, in una realtà dominata dalla prepotenza, da taciti accordi, Peppino sceglie di vivere, non di sopravvivere, sceglie la vita, non si fa alienare dagli accordi, non scende a compromessi per vivere.
Peppino è coraggioso prima di tutto perché sceglie, perché prende una posizione e tale posizione è dalla parte dell’uomo, dei suoi diritti, della sua dignità di uomo in quanto tale. L’uomo del tempo aveva perso la sua dimensione per scendere a patti con Tano, ma Peppino ci ha ricordato cosa significa essere uomo, oggi ancora una volta si scende a compromessi in una società che già spinge a non osare, a non vivere, piuttosto guardarsi vivere tacendo, omettendo, voltando la testa.
L’esempio di Peppino ci ricorda ogni giorno a non essere inermi di fronte al potere, a non perdere la propria dignità. Ci ricorda di rispettarci, di rispettare il proprio pensiero, la libertà altrui. Rispetto dal latino respĕctus -us “il guardare all’indietro”, rispetto è quindi guardarsi intorno, non guardare solo davanti a sé, Tano voleva solo che lo si guardasse, rispetto deve essere coniugato con libertà, la libertà è responsabilità, concepirla come qualcosa che mi appartiene ma che inizia quando la riconosco anche a chi mi sta attorno. Porta con sé il senso di rispetto per altri, Peppino l’aveva ben chiaro tale concetto, Tano no. Per Tano libertà era il suo libero arbitrio. Rispetto e coraggio sono virtù se in uomini con animus come Peppino, si trasformano però in prepotenza, libero arbitrio e omertà in uomini come Tano.
Nell’albo il termine rispetto indica proprio il comportamento di un uomo e di un bambino.
Per zio Tano il “rispetto” voleva indicare uno status sociale che incuteva paura. Celandosi dietro quel termine zio Tano, ossia Gaetano Badalamenti, dichiarava di far il bene del proprio paese quando invece non era affatto così, dietro quelle intenzioni c’erano solo prepotenze e azioni cattive.
- La gente deve portarmi rispetto. Guai a chi non mi rispetta! -
Nella storia di Piccione ad insegnare il valore del rispetto a Peppino è un vecchio pescatore
Il rispetto doveva essere come uno scambio: si dava e si riceveva. Quando il rispetto era preteso da una sola parte, allora diventava prepotenza.
Il giovane Peppino applicava quel valore a tutto il creato.
Peppino non fu rivoluzionario soltanto nella lotta alla mafia, contrassegnata da un linguaggio ironico e veicolato con il media della radio, ma anche nel pensiero ecologico ponendo l’accento su tale questione negli anni’70. Di fatto le sue idee sono ancora oggi attuali, come viene evidenziato dal Fratello Giovanni. Egli si poneva il problema, attuale, delle battaglie ecologiche e della bellezza del territorio. L’albo della Piccione illustra anche questo aspetto di Peppino. La vicenda narrata non si sviluppa soltanto nel centro del paese di Cinisi dove vediamo Peppino che comincia una piccola battaglia contro il nipote di zio Tano che con prepotenza sottrae le biglie al povero Sarò, un ragazzo trentenne che per via di un trauma si comportava come un bambino. Peppino non tollera quel comportamento e si schiera dalla parte dell’amico, ma il risultato iniziale fu di perdita per il giovane. Nervoso e sconfortato si rifugia nella spiaggia di Magaggiarri per pescare. Li la Piccione illustra il nobile animo di Peppino evidenziandone le differenze con il suo antagonista proprio a partire dal concetto di rispetto.
Peppino prova a pescare ma quel giorno nessun pesce abbocca, non poteva sapere che nelle profondità del mare si stata celebrando un evento straordinario, la venuta del re dei pesci. Proprio quest’ultimo stanco e affamato abbocca all’amo di Peppino. Il giovane era entusiasta della sua pesca un pesce non soltanto bello a vedersi ma anche succulento al solo pensiero della cucina di mamma Felicia, ma una voce lo porta a cambiare idea.
- Salvami, per favore, salvami. Rigettati in mare.
Peppino rigettò in mare il pesce. Questi tornato dai suoi sudditi e raccontò loro quanto accaduto. Una vecchia spigolo lo ascoltò attentamente e non si stupì del gesto perché conosceva bene il ragazzo e il rispetto che portava verso il mare e i suoi abitanti. Detto ciò il re decise di ricompensare il giovane con un dono. Pensò molto a cosa donare a Peppino fino a quando giunse alla conclusione:
- Io, Re dei Pesci grato per aver avuta salva la vita, stabilisco, qui e ora, di onorare quel generoso ragazzo col dono del Coraggio!
Pronunciate tali parole in Peppino cambiò qualcosa. Fu pervaso da una forza che lo destabilizzo ma alla sua conclusione il ragazzo si sentì diverso, una nuova forza che partiva dal cuore. Come una maggia i sui piedi si mossero e lo guidarono proprio in paese dove con coraggio affronto il nipote di zio Tano rendendo giustizia a Saro.
Questa fiaba ci restituisce un quadro su chi era Peppino, un ragazzo coraggioso le cui idee facevano paura ai prepotenti che con il “rispetto” incutevano paura. Loro però avevano paura di Peppino che li lottava con il linguaggio dell’ironia. Non era un eroe, era un bambino, un ragazzo, un giovane uomo che aveva i suoi ideali. Per noi è stato un eroe. Il suo messaggio educativo è attuale e fortissimo ancora oggi. Ebbe il coraggio di rompere con la sua famiglia, una famiglia mafiosa, per portare avanti le sue idee.
Con un suo pensiero vogliamo concludere questo articolo a quattro mani che vuole ricordare il nostro giullare coraggioso
Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà
Peppino Impastato
Il dono del re dei pesci. Una favola su Peppino impastato
Autrice: Annamaria Piccione
Casa editrice: Verbavolant edizioni
Età consigliata: dai 8 anni in su
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