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Kintsugi

di Clara Sorce





L’oro, prezioso materiale, viene impiegato nelle varie culture per ciò che esiste di pregiato.

Pensiamo agli affreschi dell'artista Sienese Simone Martini, o ai pregiati mosaici d’oro della Sala di Re Ruggero al Palazzo dei Normanni di Palermo. Gli esempi nel mondo dell’arte figurativa sono svariati, ma qui, in queste, righe voglio porre l’accento su un albo che porta in sé, già dal titolo, il senso di ciò che di più prezioso possa esistere: la vita e la sua fragilità.

Kintsugi di Issa Watanabe, edito da Logos, è un albo filosofico la cui metafora, potente e lirica, si intreccia all’antica arte giapponese del riparare con l’oro le ceramiche rotte. Una saldatura di oro puro fa da collante fra i pezzi di ciò che si è rotto creando qualcosa di completamente nuovo e prezioso. Le tavole vengono concepite dalla Watanabe come un sogno. La narrazione con un andamento sognante e, al tempo stesso doloroso, si apre fin dalla risguarda. Sul fondo nero si staglia un coniglio antropomorfizzato che tiene tra le mani due tazzine da tè. Il suo andamento è posato, ha un’aria felice quando si reca alla tavola dalla candida tovaglia bianca. Si siede al capo della tavola. Tavola dalla quale, dagli echi surreali, fuoriescono dei vigorosi alberi. Tra i loro rami vari oggetti: una scala, una valigia, un cappello, una matita, una scarpa, occhiali, un orologio tutti oggetti che caratterizzano la vita e l’esistenza del nostro commensale.


All’altro capo della tavola su una sedia germoglia un vigoroso albero verde con su adagiato uno scarlatto uccello, all’altezza delle zampe il manico della tazzina blu, vista precedentemente tra le mani del coniglio, è in un ramo. Il nostro protagonista è felice versa il tè ma qualcosa è in agguato. Quell’atmosfera gaia sarà presto interrotta dall’aridità che delle volte gli esseri affrontano. E qui il nostro commensale si alza stupito di come lo scarlatto uccello, la vita, si tinge sempre più bianco fino a che la tazza blu si spezza in due. Definitamente qualcosa si è rotto, gli alberi si ardiscono, di loro solo una flebile traccia sulla tovaglia. Gli oggetti precipitano la tegliera e la tazza bianca del coniglio si rovesciano a terra. Il candido volatile nel suo volo sfila la tovaglia e rovescia la sedia alla quale si spezza un ramo dell’unico albero rimasto. Il coniglio cerca di afferrare il suo mondo, non vuole perderlo. Riesce ad afferrare un verde germoglio ma nel preservarlo inciampa e questo va dritto dritto nel muso di un cavallo bianco che muta in una pianta carnivora. Recuperato il germoglio il coniglio naviga in acque calme ma c’è sempre un ostacolo in agguato. Si affoga nella profondità degli abissi ma la speranza, quel germoglio vivido è la via da perseguire per tornare in superficie.


Le tavole dell’autrice sono struggenti, surreali, poetiche. Ogni lettore si rispecchia nella propria storia personale e come il coniglio ci aggrappiamo a quello scoglio bianco tenendo tra le mani il nostro germoglio perché bisogna custodire e preservare quella piccola e delicata speranza. Il viaggio è compiuto, tornato a casa tutto intorno a sé è rotto, tutto è cambiato. Ci siamo incrinati, ci siamo rotti ma c’è una parola che ci desta: kintsugi. Rompersi, incrinarsi, il buio può essere prezioso? Quest’albo ci insegna che essere “rotti” e ritrovare un nuovo equilibrio è prezioso come il metallo più prezioso che ci sia: l’oro. Siamo rotti e nuovi allo stesso tempo, belli nelle nostre infinite sfaccettature, siamo unici e insostituibili. I cocci vengono colti e rincollati tra loro, poco importa se sono uguali, sono unici e insostituibili perché ognuno di essi racconta una parta di chi siamo, con le nostre ombre e la nostra luce, in mezzo l’oro dal quale germoglia il più bel vigoroso albero, la consapevolezza di se stessi. Veniamo impreziositi da quelle crepe trasformandoci e crescendo interiormente.


 

Kintsugi

Autrice: Issa Watanabe

Casa editrice: Logos

Età consigliata: dai otto anni in su

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