di Clara Sorce e Costanza Sorce
Quando ci approcciamo agli albi illustrati si potrebbe pensare siano semplici, per bambini appunto, ed esteticamente belli o gradevoli. Questa è una riflessione sufficiente dettata da un primo approccio fugace. Soffermiamoci, prendiamolo tra le mani e pensiamo a ciò che ci attiva perché la natura dell’albo è filosofica. La relazione che intercorre tra immagine e parola, l’uso della metafora e della sospensione, fino a giungere ai vuoti che spingono al pensare …
Potenti attivatori del pensiero gli albi pongono nel lettore domande che permettono di scavare a fondo senza alcuna pretesa di trovare una risposta. Il fine è quello di cogliere la natura del mondo.
Tra questi albi ne troviamo alcuni appartenenti alla casa editrice Topipittori la cui vocazione è rivolta alla riflessione e al pensiero, una caratteristica saliente della ricerca editoriale di Paolo Canton e Giovanni Zoboli. Tra i titoli filosofici della Topipittori Stavo pensando di Sandol Stoddard e Ivan Chermayeff, con la traduzione di Bruno Tognolini.
La vicenda si apre in uno scenario quotidiano con una mamma che sveglia il suo bambino che non vuole saperne di alzarsi, lavarsi, vestirsi e far colazione. Perché mai non ne ha voglia? Avrà ancora sonno? Vuole prendersi il suo tempo? È distratto? Nulla di tutto ciò perché il piccolo sta pensando. Inno al pensiero Stavo pensando rende consapevoli piccoli e grandi lettori di quanto sia importante prendersi del tempo per pensare, per dar spazio alla lentezza dettata dall’ascolto di sé, del proprio pensiero, opponendosi ad ogni forma di velocità, che qui ci viene data dalla voce della madre. Un tempo lento quello del pensiero in contrapposizione alla velocità del treno imperioso della madre che ha fretta.
Pubblicato per la prima volta nel 1960 Stavo pensando illustra come sia importante dare importanza al pensiero infantile. Pensiero che si rivolge a cose piccole quanto un granello di polvere, a cose strane e numerose. Pensiero che noi adulti non ci accorgiamo che nasca perché affaccendati in ritmi frenetici, allora chiediamo ai bambini di legarsi a quel nostro ritmo strano che è fatto di richieste, compiti, programmi spezzando, il più delle volte, il ritmo naturale del loro pensiero. Il nostro piccolo protagonista non compare mai ciò che vediamo, illustrato egregiamente da Ivan Chermayeff, è il suo pensiero che prende forma delicatamente. I colori sono corposi, accessi ma delicati come i pensieri che sorgono nella mente del bambino. La lentezza del bambino è legata solo ad un fattore:
Perché stavo pensando, questa è la motivazione che il protagonista dell’albo Stavo pensando ci fornisce alla fine della nostra lettura. È la causa che lo blocca. Ma l’atto libero e spontaneo del suo pensare cosa blocca esattamente?
Blocca gli ordini impartiti dalla madre, il bambino non riesce a mettere le calze, e poi ancora, le scarpe, e infine non riesce a fare i nodi.
Ma il pensiero allora ci immobilizza, ci rende in qualche modo incapaci? Come possiamo bloccare, come riusciamo a smettere di pensare?
È impossibile.
Il pensiero non si arresta, e se lo accogliamo, lo ascoltiamo e lo integriamo possiamo notare come questo non sia per noi qualcosa di mobilizzante, al contrario, il pensiero è ciò che ci permette di vivere veramente.
Pensiamoci insieme, se ognuno dasse degli ordini e tutti adempissimo a questi come sarebbe possibile avere una personalità, avere evoluzione, cultura, genialità, e molto altro. Il mondo sarebbe popolato da tanti automi che agiscono automaticamente come delle macchine, dei computer.
L’uomo ha un grande potere: il pensiero. L’atto del pensare per molti uomini dell’antichità, fra questi filosofi, era il Principio di tutto. Era l’espressione della ragione stessa che tutto crea ma che è creata da essa stessa, suo modo di permeare nel mondo è esplicarsi nell’atto del pensiero. Tale significato può esser raccolto ed inserito in uno più complesso, quello del Logos greco inteso come la capacità dell’essere umano di pensare e di esprimersi seguendo dei criteri universali, cioè condivisibili da tutti, perché dettati dalla ragione, dalla razionalità e quindi giusti, o meglio dire, veri in quanto razionali perché prodotti dalla ragione. Il Logos era quindi quello che i greci chiamavano Archè, il principio, ciò che all’origine uniformò ogni cosa e governò la vita. Il pensiero quindi è la nostra essenza, e in quanto tale, ci conferisce l’esistenza. È l’essenza della nostra esistenza ed è ciò che ci fa essere. Noi siamo ed esistiamo grazie ad esso.
Secondo il filosofo Parmenide “l’essere è e non può non essere” era il criterio insito nella ragione. La ragione, così com’è, razione è l’essere e suo unico modo di esistere è il pensiero, non può negarsi. In effetti riflettiamo insieme, proviamo a negare un nostro stesso pensiero, per farlo dobbiamo comunque pensare alla negazione del pensiero precedente, è quindi sempre un pensiero. Esso quindi conosce solo la sua esistenza e non la sua “non esistenza”. Allora per gli antichi questo Logos, il pensiero, la ragione, qualunque nome vogliamo attribuirgli, era profondo, era dialettico. Rappresentava quello che il filosofo Eraclito chiamò “conflitto degli opposti” che permette il cambiamento, l’evoluzione. Allora scopriamo che ciò che cambia, ciò che evolve in realtà è profondamente interconnesso a ciò che c’era prima, il divenire è prodotto dal pensiero, dalla ragione, che è madre di tutto. Il pensiero, infatti, non segue un ordine.
La mamma dice: “mettiti la camicia, quella gialla”; il pensiero del bambino continua grazie alla parola “gialla”, e allora vede prima la luce dentro la polvere che si tinge di giallo, e questo colore gli fa pensare la frutta gialle, le banane, poi i limoni, e il limone essendo un agrume porta il pensiero di altri agrumi come arance e mandarini e il pensiero prosegue così all’infinito. Apparentemente ci sembra tutto così profondamente sconnesso, ma se ci intercaliamo in tali pensieri, se analizziamo veramente cosa la ragione vuole dirci, vediamo che è tutto interconnesso, la strada in cui ci immette la ragione, attraverso il pensiero, è già quella razione, vera.
Ciò che si oppone converge, e la più bella delle trame si forma dai divergenti; e tutte le cose sorgono secondo la contesa.
Eraclito.
Più avanti, per Aristotele nella sua Metafisica si tratta ancora il pensiero, inteso come “il motore immobile”, la causa prima che da origine a tutto ciò che esiste che è quindi in continuo movimento, è atto e forma pura, è Puro Pensiero. È ciò che il filosofo definisce "Pensiero che pensa sé pensante”, rappresenta la causa finale che lui stesso attribuisce alle cose e verso cui le cose tendono grazie al loro movimento conferito da esso stesso. È causa, necessità e fine.
Non possiamo smettere di pensare, dobbiamo al contrario accoglierlo, farci mostrare la strada da esso, perché è l’espressione di qualcosa di razionale, profondo, vero e forse, talmente tanto giusto, razionale, che ci spaventa, che non riusciamo a cogliere. Siamo esseri umani, dotati di ragione e quindi di razionalità, eppure, qualcosa di talmente puro, razionale come il pensiero non siamo in grado né di spiegarlo né di viverlo pienamente. Forse perché la ragione è talmente grande, il principio, è così immenso, che la ciò che rappresenta la piena razionalità non ci è del tutto disvelata, siamo alla ricerca sempre del vero, del disvelamento, anche mentre dormiamo, pensiamo, e quindi di conseguenza sogniamo. Tendiamo sempre al divenire, perché nel divenire speriamo di trovare la verità, almeno la verità per noi, e l’unico modo di arrivare a tale verità, di evolverci, di agire sempre nel modo che più eticamente si addice a noi e alla società ma che allo stesso tempo ci permette pura evasione è il pensare.
Il pensiero ci permette “l’oltre”, a cui ogni istante tendiamo e a cui forse non arriveremo mai o forse sì.
Stavo pensando
Autore: Sandol Stoddard
Illustratore: Ivan Chermayeff
Casa editrice: Topipittori
Età consigliata: dai tre anni in su
Comments