di Clara Sorce
Da qualche tempo a questa parte mi è stato chiesto quali siano le mie passioni.
La risposta, per me, non è immediata o scontata. Il suo effetto sorbisce un profondo silenzio perché in me si genera buio. Buio che non è una tabula rasa, è un buio che pone in sé delle domande che scavano nel profondo. Ciò che ci appassiona ci identifica e nutre in noi desideri, forza di volontà e vitalità. Così dal buio emerge un bagliore, la passione che mi tiene in vita: la bellezza e l’arte.
Spesso tra le mie innumerevoli letture mi sono imbattuta in questo tema, caro mi è l’albo Lei Vivian Maier, ma recentemente mi sono trovata davanti ad un graphic novel che mi ha portato proprio al concepimento del pensiero sopra esposto. Una passione che alimenta la vita, la passione che muove l’esistenza.
Il mio incontro con La guerra di Catherine di Julia Billet e Claire Fauvel, edito da Mondadori, è stato folgorante.
Premio Andersen 2018 come Miglior libro a fumetti:
Per la capacità di raccontare una storia del passato con voce autentica e vicina, riuscendo a catturare sulla pagina e negli occhi del lettore le atmosfere della seconda guerra mondiale. Per la struttura dinamica, capace di restituire il ritmo serrato e la concitazione del vissuto della protagonista. Per la capacità delle autrici di intessere un perfetto dialogo tra il testo e le illustrazioni.
La Guerra di Catherine si ispira a fatti e a persone realmente esistiti.
La vicenda si apre alla Maison di Sèvres, La Repubblica dei bambini, in Francia. L’istituto è frequentato da giovani ragazzi e bambini, tra questi incontriamo Rachel, Jeannot e Sarah, un trio allegro e inseparabile attivo all’interno della Repubblica. Rachel, protagonista della vicenda, ha una grande passione, la fotografia. Ad avviarla all’arte della fotografia è il suo insegnante Pinguino. Pinguino le insegna tutti i segreti dell’arte fotografica che Rachel tramanda ai più piccoli.
Sono momenti felici e spensierati dove l’ombra della guerra è lontana, tutti vivono in un’oasi dove bambini, ragazzi e docenti vivono in armonia, tuttavia quell’oasi non resterà per molto.
Tutto precipita quando arriva in visita un soldato, quell’aria democratica viene minacciata da una canzone del regime, quello stesso giorno i docenti si riuniscono per pensare ad una strategia comune per salvare gli alunni ebrei. Comincia così per Rachel e per tutti i bambini ebrei un viaggio che porterà ad un cambiamento profondo della loro identità, a partire infatti, dal proprio nome. Vestire i panni di un altro cosa significa? Come ci si sente? Vivere una vita che non ci appartiene. Rachel pensa molto a cosa significherebbe cambiare identità. Ciò la intimorisce, ha paura ma la cosa che la spaventa di più è il mutare identità, perché questo potrebbe comportare non ritrovare i suoi genitori. Ci metterà un pò a scegliere il suo nome, ad aiutarla nella scelta, o meglio a guidarla, è la sua passione, la fotografia.
Durante gli scatti fatti ai bambini e ai ragazzi ebrei della Maison di Sèvres, per fornirgli i nuovi documenti, il fotografo che sta aiutando le chiede se abbia scelto il suo nuovo nome. Rachel non risponde immediatamente, prende tempo prima di rispondere, aveva paura di vestire i panni di un’altra persona. Il fotografo intuendo tali emozioni esordisce con un consiglio che scalda il cuore della ragazza. Le consiglia di acquisire il nome di Catherine, come la sorella dell’uomo, perché le somigliava.
Così Rachel divenne Catherine.
Quella della produzione dei documenti falsi era soltanto l’inizio dei patimenti dei bambini ebrei , di fatto subito dopo viene chiesto loro di esercitarsi, e sforzarsi, di utilizzare il nuovo nome per prepararsi a qualsiasi evenienza.
Quello era solo l’inizio, le cose degenerano sempre di più e nel corso dei mesi, e poi, degli anni, Rachel assume completamente i panni di Catherine.
Una notte comincia il viaggio di Catherine per la sua salvezza ma prima di compierlo Catherine aveva intenzione di porre la sua fedele Rolleflex nella bacheca della Piccola Repubblica. Significativo è l’intervento della sua docente, Gabbiano, che vedendo il gesto della giovane interviene:
Parti? Fai foto, raccogli immagini, e raccontaci tutto alla fine della guerra.
Vai guarda il mondo con occhi d’artista, da cittadina della Repubblica dei bambini.
Non perderti niente. Avremo bisogno di queste testimonianze quando la guerra sarà finita.
Col suo gesto Gabbiano non separa “l’identità” di Rachel da Catherine, la donna dona alla giovane una delle lezioni più importanti della vita, ossia: anche se bisogna vestire i panni di un’altro la passione ci contraddistingue ed è una delle peculiarità che ci rende unici.
Quello fu per le due un arrivederci con la speranza del ritrovarsi.
Catherine comincia il suo viaggio che la porterà a conoscere nuove persone, nuovi luoghi, nuovi modi di vivere, con lei sempre la sua fedele Rolleflex. Catherine fotografa il mondo che muta, ma non solo, attraverso questo “terzo occhio” osserva da una prospettiva privilegiata il moto che anima gli esseri. Affina la sua tecnica e cresce sempre di più. Così la fotografia diventa la sua forma di resistenza. Vedere il mondo attraverso gli occhi dell’arte per resistere.
Catherine continua il suo viaggio fino a quando riesce a mettere delle piccole radici in una famiglia di Partigiani. Lì matura artisticamente affinando tecnica e poetica, ma fiorisce anche come giovane donna che ha ben chiari i suoi obiettivi:
Tornare per raccontare la mia guerra in immagini
Il graphic novel ripercorre le tappe cruciali della guerra. Dalla fase preliminare alle leggi razziali, dall’obbligo della stella gialla alla resistenza partigiana fino alla liberazione di Parigi avvenuta nel 1944. Alla notizia della liberazione Catherine decide di abbandonare la casa dei partigiani per tornare a Parigi per ritrovare i suoi genitori. Aiutata da una rete sicura torna a Parigi ma ciò che trova è una città diversa da come la ricordava, brulicante di alleati americani.
Osserva quella frenesia che pervade le strade, un’euforia che porta con sé sentimenti contrastanti, dalla gioia all’odio. Ciò lascia sconvolta la giovane, tuttavia quello che la inorridisce di più è l’odio e la violenza che dilaga nelle strade festanti. Un odio che continua a serpeggiare che si trasforma in una “caccia alle streghe”, una caccia che non ha mai fine. Libertà significa pace non violenza e vendetta su coloro che hanno versato il terrore o solo sospettato di esserne complice, Catherine non si spiega il perché di tanto odio e ciò la sconvolge.
Ferma attraverso i suoi scatti i moti dell’anima di quel momento.
Rachel riuscirà a ritrovare la casa paterna ma non troverà i suoi familiari. Triste e disperata sulle sorti dei suoi genitori ritorna dalla Maison di Sèvres dove ritrova Pinguino, Gabbiano e Jeannot ma non Sarah.
Nel 1945 Rachel abbandona Catherine, ma custodirà il suo ricordo, e realizzerà il suo sogno, raccontare la sua guerra attraverso le immagini da lei prodotte.
Julia Billet e Claire Fauvel invitano i lettori a ripercorre un viaggio nella memoria storica di luoghi e persone che hanno con coraggio lottato per la libertà ma soprattutto attraverso Rachel ci trasmettono l’importanza della resistenza attraverso la bellezza, e non le armi.
L’opera delle due artiste è un volume denso, ma ciò non può intimidire il lettore. La lettura è incalzante e coinvolgente, non lo si può che leggere tutto d’un fiato.
La Fauvel assorbe il lettore in tavole dalla ricchezza visiva straordinaria.
Il ritmo narrativo è serrato, le varie sequenze mostrano un consistente susseguirsi di vignette che diventano espressione della concitazione che caratterizza il vissuto della protagonista. La varietà di cambi di inquadratura e prospettiva contribuiscono ad evidenziare il dinamismo della storia. Il tratto della Fauvel è morbido e le forme fluide. La scelta cromatica si lega alla tecnica con la quale l’artista investe le sue tavole: l'acquerello. Troviamo i toni caldi della terra; i gialli, i verdi e i marroni, sono predominanti e rendono la naturalezza di ambienti e paesaggi riuscendo a trasmettere un senso di calma, calore e accoglienza.
Gabbiano e Pinguino sono realmente esistiti. Nella Maison di Sèvres furono i pionieri di una nuova pedagogia, ancora oggi ritenuta rivoluzionaria. La madre della Billet fu una bambina della Piccola Repubblica che Gabbiano e Pinguino aiutarono, salvandole la vita con l’aiuto dell’OSE. La storia è un omaggio a queste figure.
La guerra di Catherine
Autrice: Julia Billet
Illustratrice: Claire Fauvel Casa editrice: Mondadori
Età consigliata: quattordici anni in su
Comentários