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Immagine del redattoreclara sorce

Robert Capa, Normandia 6 giugno 1944

Aggiornamento: 22 giu

di Clara Sorce





Non sono interessato a fare belle foto, ma sono desideroso di “vedere” una storia e di raccontarla attraverso un’immagine.


Robert Capa



Il desiderio, la fame, di raccontare storie attraverso le immagini anche a costo di mettere a repentaglio la propria vita. Vita e arte che divennero leggenda.

Leggenda e immagine si mescolano in un turbinio nero, come l’inchiostro prima di intingere un pennino per segnare il tratto di una vita marcata che ha contrassegnato la storia del fotogiornalismo innovando il campo con immagini che hanno fatto la storia del secolo scorso.


La leggenda di quest’uomo comincia propio dal suo nome: Robert Capa.

Pseudonimo di Endre Ernö Friedmann Robert Capa nasce il 22 ottobre del 1913 nella parte Est di Budapest da famiglia ebrea.


Endre a soli diciotto anni lascia la casa paterna. Padrone del suo destino si reca a Berlino per intraprendere gli studi come giornalista, non avrebbe mai immaginato che quello sarebbe stato solo l’inizio di una vita nomade fatta di anonime stanze d’albergo. Il collasso avvenne nel 1929 quando col declino economico della Depressione americana la famiglia non potè più sostenere economicamente Endre che, quindi, ripiegò sulla professione di fotografo lavorando come fattorino e assistente alla camera oscura presso la Dephot, agenzia fotografica di Berlino. Lì il direttore, Simon Gusttmann, esponente di sinistra dell’avanguardia artistica tedesca, si accorse di Bandi - diminutivo di Endre - dandogli una Leica.

Con la maneggevole Leica al collo Bandi scattò una serie di foto ad eventi locali che ne rivelarono il potenziale. La grande occasione si presentò nel 1932, mentre tutti i fotografi dell’agenzia erano impegnati Bandi venne mandato a Copenaghen per fotografare Leon Trockij in esilio, invitato dagli studenti danesi a parlare della Rivoluzione russa. Nonostante il divieto di Trockij di essere fotografato, Bandi con la sua piccola Leica in tasca potè eludere la sorveglianza e scattare una serie di foto drammatiche che testimoniavano il carisma oratorio di Trockij.


I tasselli di una storia che diventerà leggenda si vanno via via incastrando tra loro.

Con la nomina di Hitler al potere del Paese nel 1933 Bandi fu costretto a lasciare il paese. Ciò che porta con sé e che costituisce uno scarno, ma prezioso, portfolio sono le immagini scattate a Copenaghen. Recatosi a Parigi la sua identità muta in Andrè, l’equivalente francese di Endre.

A Parigi Andrè troverà un’oasi di socializzazione fra i caffè di Montparnasse, il ghetto dei rifugiati dell’Europa dell’Est, lì farà la conoscenza con alcuni giovani fotografi a cui ligerà il suo destino e quella della Magnum Photos, la cooperativa-agenzia fotografica della quale sarà fondatore alla fine degli anni Quaranta. È in questo gruppo che conosce Chin, pseudonimo del polacco David Szymin. Da Chin Andrè apprenderà una lezione fondamentale:


Per scattare delle immagini drammatiche non basta essere aggressivi, se al momento dello scattare non si sostituisce alla sicurezza di sé tutta la sensibilità, la tenerezza di cui si è capaci.

Non solo Chin ma anche lo studioso del cubismo e del surrealismo Cartier-Bresson che una volta approdato alla fotografia la innalzò come l’attimo rivelatore, una giustapposizione umoristica e aliena, e Andrè Kertész, loro mentore, furono tra i pionieri della rivoluzione dell’estetica del “piccolo apparecchio”. La piccola Leica compì ulteriori passi avanti tra le mani di Andrè che la usò al fronte. Ma la fortuna non era dalla parte di André in una città brulicante di fotografi, tra l’altro all’epoca c’era anche un altro fotografo, più affermato di Andrè, che si chiamava George Friedmann, di conseguenza si creò una certa confusione dal momento che sulle riviste si usava solo il cognome per firmare le proprie foto. Fu grazie a Gerda Pohorylles sua compagna dell’epoca che Andrè Friedmann mutò in Robert Capa divenendo leggenda.

Da questo momento la sua vita fu indissolubilmente legata ai conflitti del secolo scorso. Dalla guerra civile spagnola al conflitto in Indocina. dopo ventidue anni, di una carriera lampo, Capa produsse 70.000 fotografie che fecero la storia.


Con la sceneggiatura di Jean-David Morvan & Séverine Tréfouël, i disegni di Dominique Bertail la casa editrice Contrasto celebra con il graphic novel Robert Capa, Normandia 6 giugno 1944 il padre del fotogiornalismo moderno.

Il graphic novel, dal formato all’italiana, narra della genesi delle leggendarie foto dello sbarco in Normandia del 1944, il D-Day.



Jean-David Morvan & Séverine Tréfouël narrano la vicenda storica e biografica del celebre artista in modo innovativo, attraente e coinvolgente, le tavole di Dominique Bertail, basate sui toni del bianco e nero come se fossero un prolungamento narrativo delle foto di Capa, sono costruite con un segno marcato e forte, dove, tavola dopo tavola, la leggenda di Capa prende vita. La narrazione si apre il 27 gennaio 1944 in Italia con un Capa ironico che pian piano si avvicina al lettore con in braccio due bottiglie di champagne. Capa amava la vita agiata, le scommesse e il gioco d’azzardo e visse la sua vita costantemente come se fosse una scommessa. Gli sceneggiatori colgono lo spirito, l’umore e il carattere dell’artista restituendoci un ritratto attento e dettagliato del fotografo. Bloccata l’avanzata alleata in Italia sul fronte Anzio, Capa vola a Londra per essere lì quando gli Alleati lanceranno l’invasione della Francia, non vuole perdere la liberazione della sua amata Parigi.


Il 24 maggio 1944 Capa si trova a Londra in un’atmosfera eccitante e carnevalesca in cui ognuno stordiva l’attesa dell’annuncio dell’invasione in Normandia in un vortice di brio. Bertail ci restituisce quell’atmosfera festante dentro la lussuosa camera d’albergo ma al contempo ci mostra un piccolo spaccato sul mondo esterno dove il vortice carnevalesco cessa di esistere per far spazio alla rude realtà dei bombardamenti bellici. In quei party presenziavano varie figure di spicco della scena artistica e intellettuale dell’epoca tra cui Lee Miller, prima donna accreditata come fotografa di guerra, Edward Steichen, Chim e Hemingway, scrittore americano che Capa adottò come padre. Quest’ultimo rientrando in albergo dopo una festa data in suo onora da Capa si schianterà in auto in un deposito d’acqua. Il giorno seguente Capa realizzerà il più famoso ritratto dello scrittore, in un letto d’ospedale, ferito alla testa. Un particolare della sua biografia che non sfugge agli attenti sceneggiatori perché quello è uno dei tasselli che conducono alle leggendarie fotografie del D-Day.

Il 29 maggio del 1944 Capa apprende la notizia che sarà tra i quattro fotografi-corrispondenti scelti per documentare l’inizio dell’invasione della Francia.


Se le tue immagini non sono abbastanza buone, è perché non sei stato abbastanza vicino

Fedele al suo principio per cui bisognava essere nel vivo dell’azione per raccontare i fatti Capa scelse di unirsi alla compagnia E del II battaglione che avrebbe condotto il primo sbarco sulla spiaggia di Omaha Beach (nome in codice) in Normandia.


Da questo momento la narrazione è un susseguirsi di azioni che fanno sentire il lettore invischiato nell’azione insieme a Capa. Insieme a lui veniamo depositati in acque gelide, in un caos tremendo di uomini. Gli sceneggiatori da questo punto della narrazione cominceranno un sapiente gioco di rimandi tra l’azione vissuta da Capa e le testimonianze di chi ha vissuto la genesi del D-Day, memorabile è la citazione al soldato Edward K.Regan che riconobbe se stesso nel soldato che emerse dall’acqua nelle famose immagini di Capa. Nel graphic novel la citazione viene narrata nel 1945 quando il soldato si reca alla casa paterna e tra le braccia della madre afferma che quel soldato era lui.

Al culmine dell’azione dell’invasione troviamo il punto più alto della narrazione con un sapiente gioco di cartotecniche, due doppie pagine che si aprono in una grande tavola muta in cui l’occhio vaga nell’azione che soldati e fotografi vivono.

Nella biografia di Capa Slightly out of focus scrisse in merino al D-Day:


Quando finii di scattare nei miei calzoni il mare era freddo. Cercai di staccarmi dal mio palo d’acciaio ma ogni volta i proiettili mi ricacciavano indietro. C’era uno dei nostri carri anfibi, mezzo carbonizzato, che sporgeva dall’acqua e mi offriva un primo riparo. Lo raggiunsi facendomi largo fra i cadaveri galleggianti, mi fermai a scattare altre foto e facendo appello a tutte le mie forze raggiunsi la spiaggia. La pendenza della costa ci offriva una certa protezione dalle mitragliatrici e dai fucili purché ci tenessimo bassi, ma la marea ci sospingeva verso il filo spinato dove eravamo facile bersaglio per la fucilieri […] Tirai fuori la mia seconda Contax e comincia a scattare senza mai alzare la testa.

Questa è la storia della genesi delle più famose immagini di Capa, immagini che hanno dietro di sé una leggenda che chi scrive vi invita a scoprire tra le pagine di quest’opera corposa e vivida.

Capa, come si è detto sopra, concluso il conflitto mondiale sul fronte occidentale decide di abbandonare il fotogiornalismo. Da quel momento affronterà una crisi identitaria. Sarebbe stato possibile per lui produrre altre immagini al di fuori dei conflitti? Sarebbe stato capace di produrre immagini di civili lontani dai conflitti? Non accade, dopo un periodo legato a varie vicissitudini lavorative, tra cui anche il cinema, Capa sarebbe tornato al fotogiornalismo testimoniando i conflitti che si consumarono in oriente. Quelle furono le sue ultime immagini. A quarant’anni sarebbe morto in azione falciato da una mina in Indocina. Capa lascia in eredità non solo un corpus importante di opere ma una lezione fondamentale, ossia quella di raccontare, attraverso uno sguardo originale e insieme umano. Racconterà attraverso il suo obbiettivo ben cinque conflitti che hanno segnato la storia Contemporanea. L’amico e scrittore John Steinbeck scrisse in merito a Capa:


La macchina fotografica di Capa coglieva l’emozione e la tratteneva. Le sue foto non sono incidenti perché l’opera di Capa è in se stessa la fotografia di un grande cuore e di un’empatia irresistibile.

Vi lasciamo con questa suggestione e l’invito ad osservare le foto di Capa. Prendetevi del tempo per osservare anche i minimi dettagli di quelle immagini perché ognuna di esse è storia viva.


 

Robert Capa, Normandia 6 giugno 1944

Sceneggiatori: Jean-David Morvan & Séverine Tréfouël Disegnatore: Dominique Bertail Casa editrice: Contrasto Età consigliata: dai sedici anni in su

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