di Clara Sorce
Come fa il bambino ad entrare in contatto con il mondo delle lettere e delle parole? In un mondo sempre più colmo di immagini in cui i bambini sono costantemente esposti a immagini e alle parole si pensa che la risposta sia semplice ma non è cosi. Esporre un bambino nel mare del linguaggio visuale senza una corretta educazione all’immagine non può che produrre dei risultati aberranti per il bambino, allora come fare? Quale strategie adoperare per far approcciare i bambini al mondo delle lettere e delle parole? Sicuramente un modo ben sperimentato, fin dal Novecento, è quello di sfogliare un abecedario.
Strumento di “collodiana” memoria l’abbecedario è composto da tavole che illustrano le lettere dell’alfabeto, esse sono tante quante le lettere, al fine di favorirne l’apprendimento e la memorizzazione. Ogni lettera viene mostrata in differenti modi: stampatello, minuscolo e corsivo. Di norma le lettere sono associate a una vignetta che ne illustra il significato con l’illustrazione che ne fortifichi il significato. Ad esempio alla parola “A” segue la parola “Ape” con a fianco l’illustrazione di un’ape. Questa è una delle forme più canoniche dell’abecedario, tra questi uno che viene apprezzato fin dalla tenera età, dai tre anni, è Il mio primo l’Alfabetiere della Fatatrac della collana Tina e Giggi di Andrea Rivola.
Nel panorama editoriale figurano abbecedari che si mescolano a linguaggi letterali, come ad esempio L’alfabetiere delle fiabe con le illustrazioni di Fabian Negrin edito da Giunti editore nel quale le fiabe classiche vengono catalogate secondo l’ordine alfabetico e narrate in forma di filastrocca, o emozionale come L’alfabeto dei sentimenti di Janna Carioli e Sonia M.L. Possentini edito da Fatatrac. In questi casi citati lo scopo non è solo educativo, al fine di veicolare un discorso logico, ma anche di conoscenza dei sentimenti e delle fiabe provenienti da altre culture. Questi sono solo alcuni dei modi per poter osservare e utilizzare le lettere, ma un alfabetiere può essere un’opera visiva? Le lettere possono essere materia prima per il fare artistico? Una risposta ci viene data dall’artista poliedrico Bruno Munari.
Negli anni’50 Munari progetta un libro rivolto all’infanzia che ha dello straordinario.
L’artista nel suo lavoro editoriale ha sempre curato l’aspetto interdisciplinare dell’oggetto libro, ad esso integra non soltanto il proprio lavoro, e la sua poetica, ma anche scoperte provenienti da altre discipline come la pedagogia, la linguistica e tanto altro al fine di produrre opere che agiscano su più piani della percezione e dell’apprendimento. Nel caso delle parole, e delle lettere, Munari ne sfrutta al massimo le molteplici qualità, ne è un esempio il suo Alfabetiere.
Dato alla luce nel 1960 Alfabetiere. Facciamo assieme un libro da leggere, pubblicato per la prima volta da Einaudi oggi Corraini Edizioni, già dalla copertina enuncia l’intento creativo e pedagogico del libro. Nella prima di copertina troviamo svariate lettere “A” ricavate da dei ritagli di giornali. La tecnica ben la si intuisce, è il collage, e le lettere hanno tutte dimensioni e font differenti. Come si è detto la tecnica utilizzata dall’artista è quella del collage e di fatto il secondo indizio che Munari pone al lettore è nella quarta di copertina dove troviamo una forbice. Ritagli di giornali e forbici, cosa ci vuole suggerire l’autore? Forse che questo libro pone il lettore dinanzi ad un’esperienze totalizzante? Ebbene si, se si osserva attentamente la quarta di copertina l’autore pone una semplice frase:
Continuate voi
Non abbiamo più dubbi. Non si tratta di un abbecedario come tutti gli altri ma di un “libro d’agire”.
Aprendo il libro l’intento è ancor più chiaro. Troviamo all’interno della copertina un messaggio dell’artista rivolto ai genitori:
Cari genitori, questo libro prescolastico è intitolato alfabetiere e non abecedario perché le lettere che contiene non sono disposte secondo il metodo tradizionale: a b c …, ma secondo le difficoltà che presentano per essere imparate dal bambino.
L’ordine di successione risulta quindi: i u o a e l d r s n p t m v z b f c (duro) c (dolce) h chi che g (duro) g (dolce) ghi ghe q cq gn gl (dolce) gl (duro) sc.
Questo modo di disporre le lettere non è una mia invenzione ma fa parte di quel metodo attivo che invita il bambino a intervenire con la sua personalità in azioni predestinate ad insegnargli qualcosa di utile.
Letto il messaggio dell’artista cominciamo la lettura. L’alfabetiere presenta tavole dal fondo bianco in cui troviamo per ogni lettera un componimento in cui la lettera diviene non soltanto il tassello necessario alla composizione di parole e frasi ma diviene essa stessa traccia. Non troviamo le canoniche immagini che illustrano in modo didascalico la lettera ma un groviglio di lettere caratterizzate da font differenti che formano la lettera designata dall’ordine. Perché dare tanto spazio ai differenti font? Perché la lettera tracciata, disegnata e stampata è in grado di comunicare cose diverse. Non a caso la storia delle lettere e delle parole è strettamente legata al segno e alla comunicazione. La parola è uno strumento che può essere orale e scritto e, tramite le convenzioni adottate delle popolazioni, serve a creare comunicazioni tra le persone. Prima della forma canonica della scrittura esistevano dei codici, si pensi ai due sistemi di scrittura lineare A e lineare B o agli ideogrammi egizi e cinesi, con cui le persone potevano comunicare. Nel corso dei secoli si sono venute a creare differenti scritture e linguaggi, talvolta questi possono presentare, sia per l’utilizzo del medesimo alfabeto sia per le strutture sintattiche adottate, delle somiglianze. Ad oggi, come si è detto sopra, il mondo in cui sono immersi i bambini è sempre più distante dal concetto di scrittura manuale così Munari pensa per la sua opera un modo attivo per sollecitare la curiosità del bambino, ma non solo, lo invita ad osservare ed esplorare l’universo delle lettere al fine di scoprirete le molteplici funzioni. Ecco che così comprendiamo l’intento dell’artista enunciato nel messaggio iniziale:
Nel caso di questo alfabetiere il bambino può intervenire continuando a incollare nelle pagine le lettere dell’alfabeto che avrà prima scelto e ritagliato da vecchie riviste, così come io ho cominciato a modo di esempio. Sarà per lui come andare a caccia di insetti tra l’erba di un prato facendo attenzione di non confondere formiche con cavallette.
Così i bambini scopriranno che ci sono lettere sgraziate e morbide o solide e geometriche. Non solo forme differenti ma anche suoni differenti. Ogni lettera, come detto in precedenza, è associata da un breve componimento costituito sul ritmo e la musicalità suggerito dalla lettera in questione. Leggendo i componimenti di Munari si coglie lo spirito ludico dell’artista. Così i componimenti non vengo concepiti “per annoiare” ma per divertire. Frasi allitterate, esasperate, in cui i suoni vengono ripetuti per creare una musicalità ironica, unica da lettera a lettera.
Alfabetare non è un libro da leggere soltanto con gli occhi, è un libro che racchiude in sé il mondo dell’arte in toto. Dalla grafica al designer, dalla musica al componimento poetico, dal collage al gioco. Alfabetare è un laboratorio nel quale il bambino gioca con le lettere e le parole che si fanno materia visuale, sonora e musicale. Uno strumento ricco e potente che seduce bambini e adulti.
Alfabetiere
Autore: Bruno Munari Età consigliata: dai sei anni in su Casa editrice: Corraini
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