di Clara Sorce
Chi di noi non conosce la fiaba della Bella Addormentata nel Bosco o di Cappuccetto rosso, di Pollicino e molte altre note fiabe che fin dall’infanzia ci vengono raccontate dagli adulti.
Fiabe che da secoli sono passate di bocca in bocca fino a giungere nelle più svariate forme. La loro antichissima origine vede il loro consolidamento in prodotti per l’infanzia solo nel XIX secolo con la nascita di testi scritti e illustrati da uomini che restituirono dal loro genio creativo degli albi dalla composizione armoniosa, specchi di spiriti visionari che diedero spazio al mondo dell’infanzia. Essi narrano avvenimenti del mondo fanciullesco, onirico e fantastico, con rocambolesche avventure o nella lettura di ciò che apparteneva alla cultura popolare. In questo fermento creativo, dove gli artisti vanno incontro alla meraviglia, scavando nelle profondità della cultura popolare si fa spazio un’autrice che delle fiabe ne fa un’analisi storica, sociale e psicologica, che mette nero su bianco tutti i “non detti” delle fiabe.
E alla fine tutti muoiono di Lou Lubie edito da Bao Publishing è un saggio in forma narrativa di un fumetto. L’opera della Lubie è ironica, brillante e puntuale sulla storia che si cela dietro le fiabe. Quando lessi questa estate E alla fine tutti muoiono pensai che finalmente qualcuno aveva spogliato le fiabe da quel perbenismo che nel corso della storia avevano pervaso le fiabe. Le fiabe sono crude, violente non omettono né sessualità né violenze perché figlie del loro tempo e questo la Lubie lo mette in chiaro. Basie, Perrault, i Grimm, Andersen fono a Walt Disney, ma non solo, la sua analisi giunge fino al linguista e antropologo Vladimir Propp e allo psicanalista Bruno Bettelheim. Queste e molte altre figure vengono chiamate “in causa” dall’autrice per analizzare ogni aspetto storico, culturale, psicologico, sociale che costruisce la fitta rete delle fiabe.
L’ironia delle tavole, del segno pulito caratterizzato da due colori principali, le tonalità del lilla e del senape, accompagnano il lettore in un’esperienza profonda in cui stereotipi di genere, il ruolo della donna nella società e la morale comune vengono contestualizzati rispetto ai racconti archetipici destinati all’infanzia. Tra i vari capitoli che analizzano aspetti come il razzismo, il ruolo delle donne, la spiritualità, la struttura e altro si accompagna una fiaba che non viene assolutamente censurata, viene raccontata per come l’autore o l’autrice l’ha concepita, in alcuni casi come quello della Bella Addormentata o di Cenerentola vengono accompagnate da ulteriori analisi fatte dall’autrice che li mette a confronto con le versioni dei vari autori.
Questo saggio porta il lettore a riflettere su quanto ancora oggi abbiamo bisogno delle fiabe, perché è rappresenta il bisogno che ha sempre avuto l’uomo delle storie, di narrare gli eventi, il suo tempo. Queste sono le fiabe, sono figlie del loro tempo, ma oggi come le consideriamo? Bhe questo è l’ultimo ed importante punto che viene analizzato dall’autrice. In una società dove le fiabe sono “ovunque” dalla moda al cinema, dai romanzi ai fumetti, dall’animazione ai giocattoli, tuttavia, oggi vengono portati alla gogna perché si pensa a tutto ciò che ai nostri occhi contemporanei è negativo e critico. La Lubie ci invita ad aprire gli occhi uscendo dal velo dell’ignoranza per comprendere la vera essenza delle fiabe e scoprire attraverso loro il pensiero e la cultura dei secoli passati per comprende quanta strada abbiamo fatto come esseri che si evolvono, “demonizzare” le fiabe non è la strada che ci porta alla conoscenza. Per evolverci come esseri bisogna conoscere e Lou Lubie con il suo fumetto ci invita a farlo.
E alla fine tutti muoiono
Autrice: Lou Lubie
Casa editrice: Bao Publishing
Età consigliata: dai sedici anni in su
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