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Ascolta, dona: la voce dell’infanzia. Diritto all'ascolto per bambini e ragazzi

Aggiornamento: 1 lug 2024

di Clara Sorce








Cari adulti vi siete mai chiesti qual è la voce del bambino? Bambini e bambine hanno innumerevoli voci. Fin dalla sua nascita udiamo un forte e chiaro urlo, la prima voce che il bambino emana, la voce della vita, la voce della sua esistenza. Con quel primo atto il bambino si manifesta: “sono qui”. Quella forte presenza si manifesta con piccoli gorgheggi, con pianti, tutte manifestazioni di voci che ci indicano che loro sono li e hanno bisogno di noi. Hanno bisogno delle cure, del conforto, del gioco, di educazione, di cultura, del dono della propria voce …





Nella fase evolutiva del bambino la sua voce si evolve, si dirada e così si mescola al segno, diviene traccia. La traccia è una scoperta fondamentale per il bambino in quanto acquisisce consapevolezza che attraverso l’apparato respiratorio egli è ingrato di udire e che gli altri udono la sua traccia, ossia la voce. La traccia sonora unita a quella grafica caratterizzano l’esistenza al mondo del bambino. La traccia sonora dev’essere percepita e accolta dall’adulto in modo tale che di essa rimanga un segno, come la traccia grafica. Per l’infante si tratta di duplicare se stessi sta all’adulto cogliere tale manifestazione con cura, a volte con il conforto altre con il silenzio ascoltando …


Quest’anno nel giorno dedicato ai diritti di bambini e degli adolescenti si sta portando l’attenzione proprio sul diritto all’ascolto e al dono della voce, perché un adulto che ascolta e dona la sua voce all’infante fortifica emotivamente piccoli e adolescenti in particolare modo donare la propria voce per narrare storie è un valore prezioso alla cura di questi.

A tal proposito trovo significativo quanto scritto da Antonella Capetti nel suo articolo I libri, la voce, contributo contenuto nel n.1/ settembre 2021 Quarantotto de La Casa dei Topi.


I libri e la voce, dunque: quando cerco dentro di me ciò che mi definisce come insegnante, trovo ancora questi due elementi, anche se non sempre e non necessariamente in quest’ordine. Uso la voce per raccontare, chiedere, rispondere, spiegare, conservare, sgridare, consolare. Soprattutto, uso la voce per leggere.



Quella della Capetti è la voce di una lettrice e di un’insegnate che è stata anch’essa una bambina alla quale è stata donata una voce, la voce delle storie e dei racconti, il diritto alle storie. Diritti che una coraggiosa donna nel Secondo Dopoguerra ha perseguito, facendo sentire al mondo la voce dei bambini. Questa domma è Jella Lepman. Nel 1945 le fu proposto dal governo statunitense di coordinare un programma di assistenza a donne e a bambini di nazionalità tedesca. La Lepman era fermamente convita che per la ricostruzione della Germania, ma soprattutto per una rinascita culturale si doveva prendere le mosse dei bambini, educandoli alla pace e alla fratellanza. Cosi con fermezza e determinazione decise di far sentire la sua voce per i suoi piccoli scrivendo una lettera ai governi di oltre venti paesi.


Cosi grazie al suo impegno nel 1946 prende vita la prima Mostra Internazionale di Letteratura per bambini. La storia di Jella ci insegna ad accogliere la voce dei bambini e di dare importanza al diritto alle storie, le storie sono il punto di partenza per educare alla pace e alla fratellanza, racconti ematici che riescono a catalizzare intorno a sé grandi, bambini e adolescenti. Attraverso la condivisione e il donare si instaura uno dei punti fondamentali della Convenzione dei diritti dei bambini e degli adolescenti.


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