di Clara Sorce
In tempi sempre più recenti si è parlato di creatività. Ciò ha portato a chiedersi che cosa sia e se questa sia insita negli esseri, ma non solo si pensi all'ambito didattico, come si stanno volgendo le istituzione alla formazione di una scuola, e ai luoghi deputati all'infanzia, che abbiano una vocazione creativa? Le premesse per una società creativa sono sorte in tempi moderni o il secolo scorso ne aveva gettato i germogli? Già nel XIX secolo furono effettuati i primi studi sui processi creativi dallo psicologo francese Théodule-Armand Ribot (1839-1916) che individuò «nell'attività immaginativa il fattore comune a tutte quelle aree dell'esperienza umana che hanno a che fare con la produzione del nuovo» (Pitruzzella, Bonanomi, 2009), ossia la vasta gamma di applicazioni dell'ingegno umano tra le quali l'arte e la scienza.
Di particolare rilevanza sono due filoni di indagini entro i quali la creatività è asta esplorata nel secolo scorso. La prima prende in analisi gli aspetti cognitivi del fenomeno creativo, interpellando il pensiero e i modi col quale esso è capace di concepire le novità. Il secondo attinge alla psicoanalisi «come strumento universale di comprensione del comportamento umano» (Pitruzzella, Bonanomi, 2009). Salvo Pituzzella in Esercizi di creatività. 80 attività tratte dalle arteterapie per sviluppare le potenzialità creative, a cura di Pitruzzella e Bonanomi, sottolinea i meriti e i limiti di ambedue le tendenze:
La prima, nel sottolineare come la flessibilità del pensiero produca nuove idee, ha mostrato come l'atteggiamento creativo non sia prerogativa del genio, ma un'arte comune, potenzialmente accessibile a tutti, che può essere fruttuosamente suscitata e coltivata. [...]. La seconda tendenza ha invece tentato di scandagliare queste profondità, cercando la fonte dell'arte nei processi che si muovono sotto la soglia della coscienza. Il rischio è quindi di ridurre l'arte a sintomo (nella vulgata freudiana), o (in quella junghiana) a un eterno rinnovo di simboli.
(Pitruzzella, Bonanomi, 2009)
Dalla seconda metà del Novecento la creatività si diffuse nella società rispondendo all'affermazione soggettiva e al diritto d'espressione. Un bisogno di riconoscimento delle proprie capacità creative. Salvo Pitruzzella in un altro suo testo Educazione all'arte/arte dell'educazione. Il paradigma creare: un contributo al rinnovamento pedagogico enuncia che:
La creatività è una condizione indispensabile dell'esistenza ed è una dote che tutti gli individui possiedono sin dall'infanzia, un'immensa riserva di energie che la scuola e la società dovrebbero indirizzare nel senso dello sviluppo complessivo del fanciullo.
(Pitruzzella, 2017).
L'autore invita a coltivare la creatività sin dall'infanzia. È proprio nell'infanzia che essa si manifesta nella sua totale espressione confluendo nel gioco, nella narrazione, nel disegno e di tutte le applicazioni dell'ingegno che si aprano al nuovo. A tal proposito come non citare il maestro Mario Lodi il quale individua nella sfera del gioco l'insita potenzialità creativa dell'infante, esprimendosi al meglio nel gioco simbolico. È attraverso quest'ultimo che l'infante inventa mondi che vengono abitati per qualche tempo nei quali fa esperienza.
Per continuare il nostro viaggio dobbiamo rispondere al quesito posto sin dall'inizio della trattazione: che cos'è la creatività? La «creatività è la disposizione a generare e sviluppare processi creativi, cioè processi che conducono, attraverso la rigenerazione e la ristrutturazione di elementi preesistenti alla produzione di qualcosa di nuovo e originale, che genera sorpresa tanto nel creatore stesso quanto negli osservatori» (Pitruzzella, 2008).
Si tratta di un processo di trasformazione e di attribuzione di senso. Cosa possiamo considerare processo creativo? Si tratta di un "qualcosa" da intendere in senso lato: dal calcolo matematico alla scoperta scientifica, dall'arte figurativa alla musica, dal gioco alla narrazione, un'idea, un comportamento o un punto di vista. Esso può intendersi anche come la costruzione di noi stessi come persone. Il suo valore può essere per la persona che l'ha generato, per il gruppo o la comunità.
Pitruzzella individua tre segni principali attraverso i quali la dimensione creativa si manifesta: la curiosità, modo col quale rivolgersi al mondo, di andare incontro all'esperienza; la versatilità modo col quale considerare il mondo, entrare in contatto con l'esperienza; la presenza modo col quale essere al mondo, di vivere l'esperienza. Non sono forse i segni visibili nel comportamento del bambino? I piccoli hanno un innato interesse a esplorare ciò che a loro è ignoto, ma non solo loro sono ben disposti a sperimentare accogliendo i momenti di caos e di ordine, sono capaci di essere assorbiti totalmente dalla loro attività in un flusso continuo. Questi stessi segni si riscontrano negli artisti e nei scienziati nella loro ricerca creativa. Di fatto il processo creativo non è un processo lineare al contrario esso è "caotico", non possiamo fare delle previsioni deterministiche sul risultato prodotto. Salvo Pitruzzella in Esercizi di creatività individua quattro principali fasi del processo, che non seguono un ordine prestabilito, esse si possono alternare in maniera differente secondo il percorso, i bisogni che l'individuo affronta. Le fasi del processo vengono denominate dall'autore come: training, fase in cui si prende contatto con le proprie capacità espressive, un incoraggiamento a sperimentare cercando la propria dimensione espressiva; l'improvvisazione che porta alla consapevolezza delle capacità espressive che si vanno costruendo; composizione «è la fase in cui gli strumenti costruiti nel processo e l'attitudine creativa acquisita si fanno progetto espressivo intenzionale, che può implicare uno sguardo altro per essere legittimato» (Pitruzzella, Bonanomi, 2009); rielaborazione è la fase conclusiva in cui l'esperienza viene condivisa, valutata, analizzata, celebrata e riattraversata, avviene il riconoscimento personale della creatività. Quello che qui è stato esposto è una piccola parte di un discorso sulla creatività.
Tale argomentazione spazia su svariati campi quali l'arteterapia, l'educazione, la pedagogia fino a giungere al gioco, all'arte o alla scienza. L'intento di questo articolo è un approccio consapevole sulla creatività partendo dalle sue fondamenta storiche fino a giungere ad un grande autore: Salvo Pitruzzella. Per concludere vorrei riportare quanto scritto dall'autore in Educazione all'arte/arte dell'educazione in quanto ritengo che sia un esemplare ed esplicito invito a tutti coloro che si occupano di educazione, dalla famiglia a coloro che si occupano di educazione formale e informale, a volgere il loro sguardo al nuovo paradigma: "Creare".
Io affermo (anzi ribadisco, perché dovrebbe essere chiaro da quanto discusso sinora) che le principali qualità che devono essere sviluppate nei cittadini del terzo millennio per permetterci di affrontare il futuro siano empatia e creatività.
(Pitruzzella, 2017).
Bibliografia
C. Bonanomi, S.Pitruzzella (a cura di), Esercizi di creatività. 80 attività tratte dalle artiterapie per sviluppare le potenzialità creative, Franco Angeli editore, Milano 2009.
S. Pitruzzella, Educare all'arte/arte dell'educazione. Il paradigma creare: un contributo al rinnovamento pedagogico, Franco Angeli editore, Milano 2008.
S. Pitruzzella, L'Ospite misterioso Che cos'è la creatività, come funziona e come può aiutarci a vivere meglio, Franco Angeli editore, Milano 2017.
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