Che rabbia!
- clara sorce

- 28 set 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 2 lug 2024
di Clara Sorce
A chi non capita una giornata storta? Capita a bambini, adulti e anziani.
Come ben sappiamo noi adulti, proprio quelle giornate o la cosiddetta “goccia che fa traboccare il vaso” suscita spesso in noi il sentimento della rabbia, ma come lo si spiega ai piccolissimi?
La rabbia, come altri sentimenti, deve essere vissuta dal bambino, noi adulti dobbiamo aiutare il bambino nella comprensione del sentimento, come funziona a livello biologico e psicologico. Una volta compreso tale sentimento il bambino sarà in grado di esporre a livello narrativo il sentimento provato.
Nel panorama editoriale si assiste sempre di più alla pubblicazione di quegli albi o libri cosiddetti “tematici”, questi vengono sempre più richiesti dal mercato e la domanda proviene proprio da genitori, insegnati educatori e coloro che si occupano di educazione formale e non.
Nel mare dei “libri tematici” troviamo i libri sulle emozioni. Tali libri “rinchiusi” in un “compartimento a stagna”, ossia un percorso di educazione emotiva o giornate mondiali, possono rendere tali albi o libri limitanti quando alcuni di questi sono delle vere perle. Tra queste troviamo un grande classico della storica casa editrice Babalibri, Che rabbia! di Mireille d’Allancé.

L’albo fin dalla prima tavola fa intuire in maniera esplicita al piccolo lettore che la giornata di Roberto, il piccolo protagonista della vicenda, è stata bruttissima. Scapigliato con le scarpe sporche di fango Roberto si reca nell’interno casalingo con in mano una pallina e nell’altra una racchetta rotta. Il suo sguardo è pensieroso.
Bambino o adulto si immedesima immediatamente con il piccolo illustrato dall’Allancé, la sua mimica facciale e la postura del suo corpo non lascia nessun dubbio. Il testo è breve, una riga di testo semplice e diretta.
Roberto ha passato una bruttissima giornata
Corrucciato Roberto avanza in casa lasciando dietro di sé una scia di impronte fangose e la racchetta rotta ben in vista ai lettori e non al padre che intento a preparare la cena in cucina non si accorge dell’espressione del bambino né tantomeno della racchetta, gli dice soltanto di togliersi le scarpe sporche. Quell’indicazione del papà è la “goccia che fa traboccare il vaso”. Roberto non se lo fa dire due volte ed ecco fatto! Roberto lancia le scarpe in aria.
L’autrice con un sapiente gioco illustrativo che si lega al linguaggio del graphic novel illustra nella doppia tavola prima Roberto che avanza con il papà in cucina e subito dopo in maniera chiara il papà sulla soglia della cucina con la cena tra le mani e le scarpe “volanti”. Il viso del papà fa intuire, con i suoi occhi rivolti alle scarpe, che l’atteggiamento del bambino è legato ad uno stato emotivo cosa che viene confermato quando Roberto scopre che per cena ci sono gli spinaci. Davanti al pasto Roberto si rifiuta di mangiare allora il padre gli dice
Sali in camera tua. Scendi quando ti sarai calmato
Così Roberto nero in volto sale le scale e non ha la ben che minima intenzione di calmarsi.
Il rifermento va tutto al Max di Maurice Sendack che scegliendo di rimanere una “bestia selvaggia” viene spedito a letto senza cena. Nel racconto dell’Allancé non abbiamo una punizione ma un consiglio da parte del genitore di recarsi in camera e di scendere quando si sarebbe calmato, ossia quando avrebbe vissuto pienamente quel sentimento. Una volta chiusa la porta della camera non vediamo l’intera stanza ma solo Roberto e la sua emozione che cresce sempre di più. Nel suo volto c’è un piccolo rossore, gli occhi sono spalancati, la bocca è serrata e il corpo in tensione, pian piano il rossore aumenta, i capelli si arruffano e il corpo è sempre più in tensione. L’autrice in questa doppia tavola celebra il linguaggio del corpo. La rabbia di Roberto arriva al culmine tanto che il bambino non può più contenerla e
RRRRRRRHAA
Esce fuori all’improvviso un mostro grande e grosso di colore rosso, la Cosa.
La Cosa dice a Roberto
Ciao, cosa facciamo?
Roberto risponde: Tutto quello che vuoi.
E così la Cosa comincia a mettere a soqquadro la stanza, la cosa non è altro che Roberto che vive la sua rabbia. Piano piano vediamo che l’immagine si allarga e dalla prima singola visione della Cosa vediamo che in un angolo della stanza torna Roberto, un Roberto cosciente del sentimento che sta vivendo e che pian piano è pronto a far decresce. Il bambino si rende conto di quel che ha fatto e con cura rimette apposto la stanza. La Cosa nel frattempo si è sempre più rimpicciolita tanto che il piccolo la invita ad entrare dentro una scatola e l’ammonisce di non muoversi più.
A parere mio l’ “inscatolamento” della rabbia non deve leggersi in negativo perché è un modo esplicito per comunicare al lettore che l’emozione è stata vissuta e immagazzinata. Roberto richiude la sua Cosa con cura, il suo viso è disteso e i suoi gesti sono delicati, quel “dentro la scatola” non è altro che lo scrigno delle emozioni vissute e che vivrà nel tempo. Uno scrigno dove farà tesoro dell’emozione vissuta. Di fatto come aveva annunciato il papà una volta calmatosi il bambino è pronto a godersi il suo pasto.
L’albo di Mirelle d’Allancè non è solo una perla per la tematica affrontata lo è soprattuto per come la narra. L’albo è una celebrazione visiva del sentimento della rabbia. L’autrice gioca sapientemente con i colori freddi e cadi. Essi trasmettano calma e al contempo il sentimento di Roberto. Di fatto il bambino si arrabbia non solo per una giornata storta ma anche per la racchetta rotta che guarda caso è di colore rosso.
Un albo che illustra l’importanza dei sentimenti.
Che rabbia!
Autrice: Mireille d’Allancé Casa editrice: Babalibri
Età consigliata: dai tre anni in su
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