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Il giardino dei mille colori

Aggiornamento: 2 lug

di Clara Sorce





Rosso verde giallo blu nero bianco marrone verde viola arancione turchese grigio … Un elenco di colori fatto a questo modo è subito finito; invece i dodicimila colori sono là, tutti in fila.

Bruno Munari


Era il lontano 1672 quando Isaac Newton scoprì all’interno del suo laboratorio che un fascio di luce bianca non appena passa attraverso un prisma di vetro si separa in tutti i colori visibili. Da quella rivoluzione passarono diversi secoli fino ad oggi.

Il colore per l’essere ha degli effetti che investono anche la sfera emozionale, così possiamo descriverle proprio attraverso il colore, come ad esempio il rosso, che viene attribuito al sentimento della rabbia e dell’amore. Si viene a creare così quell’associazione psicologica e culturale che si lega all’arte, alla narrazione. Proprio in questo caso il colore è la chiave di volta per raccontare sentimenti, valori, metafore questo è il caso dell’albo Il giardino dei mille colori di Maria Calabrese e Gloria Castelli con le illustrazioni di Chiara Buccheri, edito da Edizioni Leima.



La narrazione ha per sfondo un villaggio dove viveva una bambina, Bora.

Bora non era una bambina come tutti gli altri, lei era trasparente. Ella poteva vedere tutti ma nessuno poteva vedere Bora, e questo rendeva la delicata e timida bambina triste. Per la sua condizione non aveva amici con cui giocare ma la cosa che più intristiva Bora era il fatto che gli altri bambini erano colorati, come una bella tavolozza. Bora amava osservarli ma al contempo si sentiva sola, fino a quando un giorno, in quel villaggio, giunse un bambino trasparente: Zefiro.


Zefiro come Bora non veniva visto dagli altri ma lui poteva vedere tutti! Il bambino si divertiva a far scherzi ai bambini che stavano vicino a lui perché non veniva mai scoperto.

Zefiro era pieno di vita, gioioso e allegro al contrario di Bora che aveva sempre il muso lungo. La Buccheri rende visivamente la vitalità di Zefiro attraverso una tavola, nella quale rende, attraverso sequenze, la sua gioia, con l’introduzione della figura del bambino ci da un indizio saliente sulle alte citazioni presenti nell’albo a partire dalle illustrazioni stesse. Il corpo di Zefiro mi ricorda i corpi di Henri Matisse del periodo Fauves, figure che esprimono la pienezza e la gioia di vivere. Le due autrici citano i venti, Zefiro vento che soffia da ponente e Bora vento catabatico che soffia verso l’Alto e Medio Adriatico. Zefiro di Astreo e di Eos visse in una caverna della Tracia.


Bora secondo le leggende triestine è figlia del vento. Un giorno stanca di andar di qua e di là Bora entrò in una grotta dove, sulla via di ritorno dall'impresa del Vello d'Oro, stava riposando l’eroe Tergesteo. Bora si innamorò del giovane e i due vissero felici in quella grotta per sette giorni felici.


Quando Vento si accorse della fuga di Bora, si mise tempestosamente a cercarla, fino a quando un cirro-nembo, infastidito da quel gran putiferio che lo stava sbatacchiando su e giù per il cielo, gli svelò il rifugio dei due amanti. Vento giunse alla grotta e, come vide Bora abbracciata a Tergesteo, la sua rabbia crebbe e diventò un ciclone che si avventò contro l'umano, sollevandolo e scagliandolo contro le pareti della grotta, più e più volte, finché l'eroe restò immobile al suolo, senza vita. Bora, straziata dal dolore, incominciò ad urlare e a piangere tanto forte che ogni sua lacrima si trasformava in pietra. Nel tentativo di consolarla da tanta disperazione, Madre Natura dal sangue di Tergesteo fece nascere il Sommaco, che da allora inonda di rosso l'autunno del Carso. Ma Bora piangeva ancora e ancora e le pietre erano ormai talmente tante, da ricoprire tutto l'altipiano. Allora Madre Natura, angosciata da tutti quei sassi che andavano a rovinare i suoi verdi prati in fiore, concesse a Bora di rimanere per sempre vicina al corpo di Tergesto.


Ma Bora non smetteva i suoi lamenti, tanto che persino gli dei si preoccuparono e, per sanare la situazione, Eolo concesse a Bora di rivivere ogni anno quei sette giorni d'amore fra le braccia di Tergesteo e Nettuno ordinò alle Onde di ricoprire con conchiglie, stelle marine e verdi alghe il corpo dell'eroe affinché diventasse un alto colle, il più bello di quest'angolo di mondo. Dopo molti secoli gli uomini giunti su quelle terre si insediarono sul colle di Tergesteo e vi costruirono un Castelliere con le lacrime di Bora diventate pietre. Il Castelliere con il tempo diventò un borgo, un villaggio ed in fine una città. Una città, che in ricordo di questo leggendario amore venne chiamata Tergeste, dove ancora oggi Bora regna sovrana, soffiandovi impetuosa: "chiara" fra le braccia del suo amore "scura" nell'attesa di incontrarlo.


Le due autrici trasformano le due figure leggendarie in due bambini, trasparenti come il vento che assistono ai colori della ciclicità della natura. Tra i due bambini nacque subito una bellissima amicizia, insieme non si sentivano più soli e nemmeno trasparenti. Insieme giocarono ed esplorarono luoghi nuovi fino a che divennero meno trasparenti


Il loro era un colore tenue come tenue era il sentimento che li legava, delicato ma duraturo

Un giorno accadde un fatto straordinario che nessuno al villaggio si aspettava: la pioggia.

La pioggia non era mai stata vista al villaggio e per la gioia e lo stupore dell’accadimento i bambini corsero al giardino dei mille colori nel quale sorgeva una fontana piena d’acqua color arcobaleno. Zefiro e Bora assistettero a qualcosa di incredibile, lì la pioggia non era trasparente ma di svariati colori! I colori si mischiavano tra loro in un vero e proprio tripudio di sfumature. Bora e Zefiro contagiati da tanta allegria entrarono nel giardino e anche loro cominciarono a tingersi di colore. In questo turbinio d’emozioni si arriva al culmine più alto, non solo a livello narrativo ma anche emozionale. Tutto ciò viene espresso nel meraviglioso girotondo illustrato dalla Buccheri che ricorda per la sua gioia vitale l’opera La danza (1909-1910) di Henri Matisse. Il giardino dei mille colori ci trasmette l’importanza del vivere vicini, in una comunità variopinta


senza la distanza che rende trasparenti

 

Il giardino dei mille colori

Autrici: Maria Calabrese e Gloria Castelli

Illustratrice: Chiara Buccheri

Casa editrice: Edizioni Leima

Età consigliata: dai sei anni in su

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