di Clara Sorce
Cara signora, lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti. Io invece ho ripensato spesso a lei, ai suoi colleghi, quell’istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che “respingete”. Ci respingete nei campi e nelle fabbriche e ci dimenticate.
Don Milani, Lettera a una Professoressa
Respingere è la parola che usano i ragazzi di Barbiana, i ragazzi di Don Milani, per descrivere, in una lettera collettiva, come si sentono. Respinti dalla società, dalle istituzioni che dovrebbero dargli e garantirgli un futuro, respinti dai loro stessi padroni che li scherniscono mettendogli davanti “pezzi” di carta a loro incomprensibili. Una persona, però, non l’ha fatto, un prete matto che su a Barbiana accoglie i bambini e i ragazzi figli dei contadini e dei lavoranti delle fabbriche. Una storia firmata dalla penna di Fabrizio Silei, Premio Andersen 2014 come miglior autore con la motivazione: “Per essere la voce più alta e interessante della narrativa italiana per l’infanzia di questi ultimi anni. Per una produzione ampia e capace di muoversi con disinvoltura e ricchezza fra i registri narrativi diversi”, e dai segni incisori di Simone Messi ne raccontano in maniera evocativa, struggente e poetica la genesi. Il maestro, edito da Orecchio Acerbo, è un albo composto da tavole dure come lo è il lavoro nei campi, da luci e ombre, senza un accenno a sfumature perché questa storia non ne ha. Linee che si intrecciano, solcano l’anima di zinco per fermare gli attimi di una storia che ancora oggi ci deve far riflettere su quanto ancora la scuola deve interrogarsi sul suo operato. Questa storia si apre nelle campagne del Mugello, a raccontarcela la voce di un bambino. Il suo punto di vista ci accompagnerà per tutta la durata della storia. Sentiamo con lui la frustrazione, la paura, la diffidenza, l’aprirsi e dare fiducia, il dolore della perdita e, infine, il coraggio di ereditare e portare avanti quei principi di quel prete matto per cambiare le cose.
Come detto sopra in questa storia non ci sono sfumature, solo un contrasto netto tra il bianco e il nero. Il nero del buio, dell’ignoranza. Il nostro ragazzo ci narra che in casa non è presente la corrente elettrica e quando insieme al padre si recano dal padrone, un avvocato possidente terriero, la sua è una risposta che umilia l’uomo. Il padrone schernisce il contadino mostrandogli la lettera della società elettrica, lettera che l’uomo e il figlio non potranno mai leggere perché analfabeti. Sarà la solita sedia che fa inciampare il contadino a fargli prendere una decisione che porterà la “luce” in quella casa buia. Da qui inizia la storia della scuola di Barbiana di Don Lorenzo Milani che con il suo semplice, secco, umano “I care” cambia la prospettiva dei suoi ragazzi sul mondo. Comincia così la rivoluzione partendo dalla lettura del giornale, scoprendo nuovi termini, scoprendo che loro, i ragazzi, figli dei contadini hanno dei diritti uguali a tutti e che come scritto dalla Costituzione la scuola deve rendere sovrani. Don Milani non respinge, accoglie, apre uno spiraglio in quel buio portando la luce fornendogli una lente che permetterà loro di cogliere le sfaccettature del mondo. È la consapevolezza, la parola, il pensiero, la conoscenza dei propri diritti.
C’aveva un modo di fregarti quel prete lì! Invece che dirti lui le cose a te, te le faceva dire te a lui. E cosi dicevi delle cose che non sapevi di sapere. Si chiama pensare.
Don Milani amava quei ragazzi tanto che dichiarò:
Non vivo che per farli crescere, per farli aprire, per farli sbocciare, per farli fruttare.
Don Milani insieme ai suoi ragazzi leggeva l’Apologia di Socrate e i vangeli, insegnava loro a nuotare, a guardare le stelle con il telescopio, l’arte della recitazione, la musica, la pittura, spiegava loro la Costituzione Italiana, sviluppavano fotografie e ascoltavano i discorsi di Churchill. Loro i ragazzi di Barbiana erano sempre al fianco del loro prete matto anche quando i carabinieri portarono la lettera per far chiudere la scuola e soprattutto fino agli ultimi istanti della vita di Don Lorenzo come lo chiamavano i suoi ragazzi. Silei racconta attraverso gli occhi del ragazzo di Barbiana la genesi di una rivoluzione con parole che toccano le corde più profonde degli esseri.
La luce sarà il dono di Don Lorenzo, luce desiderata con la quale questa storia comincia. Luce della ragione, del pensiero, della consapevolezza. Ciò che dobbiamo chiederci alla fine di questa intensa lettura e se oggi, genitori, insegnanti, educatori, siano capaci di donare la luce, proprio come quel prete matto.
Il Maestro
Autore: Fabrizio Silei
Illustratore: Simone Messi
Casa editrice: Orecchio Acerbo
Età consigliata: dai otto anni in su
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