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Il piccolo pescatore e lo scheletro

di Clara Sorce





Chen Jiang Hong con i suoi albi ci trasporta in mondi in cui il fantastico e la tradizione della cultura Cinese si incontrano. I suoi scenari meravigliosi con le loro inquadrature cinematografiche ci narrano di piccoli protagonisti che compiono grandi gesta che portano con sé messaggi che lasciano il segno. Segno forte della china che incontra la delicatezza dell’acquarello, questa è la nota stilistica che caratterizza ogni racconto dell’autore e Il piccolo pescatore e lo scheletro edito da Camelozampa non è da meno. Aprendo l’albo veniamo accolti da una risguarda sui toni dell’azzurro con dei gabbiani sul fondo che prendono il volo. Lo scenario è il mare.


Pensiamo da questo primo indizio che la storia sia ambientata in un lontano passato ma ecco che l’autore ci sorprende con uno scenario che non ci saremmo aspettati. La prima tavola è una profusione di grattaceli grigi. Moduli geometrici perfetti, eleganti, puliti nella forma, in fondo si scorge il dettaglio di una strada trafficata. Il cielo non è limpido è freddo e nuvoloso. Osserviamo attentamente la scena e troviamo ai margini della città una piccola capanna con un bambino che pesca.


Appena fuori dalla città, oltre il labirinto dei grattacieli, si trova, in fondo a un sentiero di sabbia, una capanna in bambù. Li vive Tong, il piccolo pescatore.

Voltiamo pagina e scopriamo che le nuvole che scorgevamo prima preannunciavano una tempesta. Tutto si fa grigio, la china è libera di sgorgare prendendo la scena, sul fondo si staglia il profilo della città. Nonostante l’arrivo dell’imminente tempesta Tong come ogni mattina prende la sua barca per andare a pescare. Non avrebbe mai immaginato cosa sarebbe accaduto dopo. Nonostante ricordasse le parole del padre in merito ai temporali


“Non bisogna mai uscire in mare quando le nuvole hanno il colore della fuliggine e gli uccelli fuggono verso la riva”.

Partì per il mare aperto. Le tavole della tempesta tengono il lettore col fiato sospeso. Le inquadrature cinematografiche con i primi piani del viso del bambino ci mostrano quanto il momento sia critico per lui, nonostante ciò non si perde d’animo e affronta la grande onda che sovrasta la sua imbarcazione. Lanciando la lenza sente uno strattone ma le onde sono troppo grandi. Tiene stretta a sé la lenza tirandola più che può quando…


All’improvviso, un gorgo lo inghiottì e lui chiuse gli occhi. Quando riuscì a riaprirli, lanciò un urlo di terrore.

Voltiamo pagina e come Tong veniamo scossi dalla visione di un grande primo piano di uno scheletro. Paura è ciò che proviamo. Il bambino, impaurito, reagisce e cerca di scappare. L’inseguimento tra Tong e lo scheletro è frenetico. Il bambino giunge finalmente a riva, e correndo si dirige verso la sua piccola capanna. Nella corsa perde il suo cappello che con gesto gentile viene raccolto dallo scheletro che lo porge al bambino che


Sopraffatto dall’orrore, Tong cadde svenuto davanti la porta.

Da quel momento scopriamo che lo scheletro è un’anima gentile che non vuol far del male al bambino. Lo prende tra le sue braccia e lo porta al riparo dentro la capanna. Qui assistiamo al dramma dello scheletro che specchiandosi rifiuta la sua stessa immagine rompendo lo specchio. Non si rivede in ciò che vede, frustrato e triste si accascia in un angolo. Tong si sveglia e sarà lui questa volta a prendersi cura di quell’essere. Lo copre con la sua coperta e gli da del cibo, il calore, il cibo, la cura e l’affetto compiono un prodigio. Da sotto la coperta spuntarono da prima un paio di mani, poi dei piedi fino a che davanti a Tong comparve un uomo. L’uomo era un pescatore la cui storia tragica colpì il bambino. I due si abbracciarono e l’indomani il cielo si schiarì con i suoi più bei colori sgargianti come i pesci che Tong e il pescatore pescarono. I due si fecero una promessa, quella di sostenersi e proteggersi per scoprire insieme i segreti del mare.


Chen Jiang Hong con quest’albo ci insegna che non bisogna giudicare dalle apparenze ma bisogna accogliere e saper ascoltare l’altro. Tong ha saputo ascoltare il muto desiderio dello scheletro che voleva più di ogni altra cosa dell’affetto, sentire il calore della cura, essere accolto. Il bambino accende un grade fuoco e quel calore ristora non solo il corpo ma anche lo spirito dell’uomo. I due vivono una vita grigia e solitaria ma il ritrovarsi insieme, sostenendosi l’uno nell’atro porta un’infinità di colori come i pesci meravigliosi illustrati nell’ultima tavola. Quando guardiamo la risguarda della quarta di copertina vediamo questa volta la vastità del mare con a largo la barca di Tong e il pescatore che ci ricordano di andare oltre le apparenze perché se c’è una cosa che rimarrà sempre immutata nel tempo è l’affetto.


 

Il piccolo pescatore e lo scheletro

Autore: Chen Jiang Hong

Casa editrice: Camelozampa

Età consigliata: dai cinque anni in su

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