di Clara Sorce
Io sono folle, folle, folle di amore per te. Io gemo di tenerezza perché sono folle, folle, perché ti ho perduto. Stamane il mattino era sì caldo che a me dettava questa confusione, ma io ero malata di tormento ero malata di tua perdizione.
Alda merini, Io sono folle, folle
Il dolore profondo della perdita è l’incipit di una storia commovente che ci desta dalla visione egoistica dell’uomo nei confronti della natura. Il principe tigre di Chen Jiang Hong, edito da Babalibri, Premio delle Palme 2008 è un albo toccante che lascia piccoli e grandi senza parole perché il messaggio datoci, comunicato attraverso il testo e le immagini liriche, tocca le corde più profonde della nostra sensibilità, ma non solo, emotivamente soffriamo con la Tigre la sua perdita ed insieme a lei, come una nota crescente di pathos, ritroviamo o acquisiamo il valore dell’amore.
Chen Jiang Hong concepisce una storia di vita, amore, violenza e maternità in cui tutto si tiene e si concatena in una storia cruda, che sembra persino crudele a tratti e che sfocia nella tenerezza e nella comprensione. Bisognerà assumere il punto di vista della tigre per comprendere questa storia ed ancora bisognerà che Wen riesca a conservare questo punto di vista per poter diventare un grande principe.
Accecata dal dolore della perdita dei suoi cuccioli, uccisi brutalmente da dei cacciatori, una tigre semina panico e terrore. Ciò che le è stato tolto viene vendicato dalla tigre con la vita di altri esseri. Il suo cuore è dilaniato, nessuno potrà ridargli l’amore perduto, il suo cuore ormai è come il nero inchiostro: pieno d’odio e tristezza. Nonostante ella continui a disseminare orrore nulla può placare la sua rabbia. L’imperatore decide di contrastare l’animale col suo esercito. Odio che viene contrastato con altro odio, esseri che tolgono la vita ad altri esseri senza curarsi delle ferite più profonde, quelle del cuore. Sarà l’oracolo della vecchia Lao Lao a dare una risposta pacifica alla cessazione ti tale violenza. La vecchia Lao Lao predice all’Imperatore che sarebbe stato vano inviare l’esercito e che l’unica cosa che avrebbe potuto placare l’ira della Tigre fosse consegnargli il suo erede, il principe Wen.
“Dovrei sacrificargli mio figlio?” Urla l’imperatore.
“No, Maestà, vi prometto che non gli accadrà nulla di male”
Il cuore dell’Imperatore e dell’Imperatrice fu straziato, il loro amore da lì a poco sarebbe andato perduto in un destino funesto. Il piccolo Wen però non ha paura e coraggiosamente, dopo essere stato accompagnato dal padre nel territorio della Tigre, si avvicina a quell’essere che tutti temono.
Grazie a Wen la Tigre riscoprirà la perduta tenerezza da prima e poi l’amore che le era stato strappato. Un amore che cura, protegge, educa. Wen e la tigre diventano un tutt’uno con la natura. Non vengono più attaccati i villaggi, perché la Tigre adesso veglia Wen e
Gli insegna tutto ciò che serve a un cucciolo di tigre.
Le stagioni passano, Wen cresce, e nel palazzo l’Imperatrice si ammala di tristezza così l’Imperatore decide di attuare una campagna di caccia per recuperare il figlio perduto, ma qui sarà Wen a dare la lezione più importante di tutte, ossia che il mondo del “palazzo” e quello della “foresta” devono convivere armoniosamente insieme, solo così non soffrirà più nessuno ma sopratutto Wen insegna agli adulti ad avere rispetto e cura della foresta.
Da grande Wen trasmetterà al suo popolo l’amore per la “foresta” senza mai tradire la promessa fatta alla madre della foresta, la Tigre.
[…] verrò a trovarti presto, perché non voglio dimenticare ciò che conoscono le tigri
Ogni anno Wen, ormai divento Imperatore, si reca nella foresta fino a che un giorno porta con sé un bambino. Lo consegna alla madre
“È mio figlio” dice, “tienilo con te il tempo necessario per insegnargli tutto ciò che deve sapere una tigre . Solo così potrà diventare un vero principe”
Chen Jiang Hong rende questa storia lirica con le sue opere. Opere che attingono alla tradizione della pittura cinese, una pittura a china con segni ponderati, fluidi, lirici. A questo si unisce un linguaggio cinematografico fatto di primi piani che lasciano il lettore sorpreso come i primi piani della tigre o le sequenze in cui la ritraggono con la consapevolezza del presente e la nostalgia del passato con una spettacolare sequenza tra Wen e i cuccioli della Tigre. Le tavole sono brillanti e i riferimenti alla tradizione pittorica si intrecciano alla contemporaneità della composizione della tavola. L’ispirazione di questa storia l’artista la rivela alla fine, nasce da un bronzo della fine del XI sec a.C, fine della dinastia Shang. Il recipiente, denominato La Tigre, raffigura un bambino tra le fauci di una tigre ma non solo, lo stimolo arriva anche dalla leggenda cinese del bambino di nome Ziwen cresciuto da una tigre. Questa fiaba che attinge alle tradizioni per comunicare alle generazioni presenti una lezione che l’artista poliedrico Bruno Munari ha sempre professato, ossia quella si essere in natura.
Munari mise in luce la tendenza degli occidentali di dominio della natura, mentre gli orientali hanno sempre cercato di essere nella natura.
Una riflessione quella dell’artista meneghino che si rispecchia in quella di Chen Jiang Hong che colpisce profondamente.
Oggi la nostra natura tanto "addomesticata" a fini utilitaristici si ribella, vendicandosi nei più tragici dei modi come la Tigre. Sotto i nostri occhi avvengono disastri che colpiscono territori troppo sfruttati e mal curati, se non addirittura abbandonati.
Gli artisti, come si è detto sopra in un gioco di riflessi, si rivolgono ai bambini, il nostro presente, il nostro futuro. Ciò che il principe tigre vuole comunicarci è di aiutare bambini e bambine a crescere “insegnandogli tutto ciò che serve a un cucciolo di tigre” ossia educare i bambini in essere nella natura per scoprirne le bellezze. Insegnare ai bambini ad ascoltare, a sentire la natura ad accoglierla e rispettarla perché parte di noi. I colori dell'alba e del tramonto, le diverse sfumature dell'acqua di mare, le cortecce degli alberi, l'ingegnosità dei nidi degli uccelli, la varietà di forme e colori di foglie, farfalle, fiori. Solo così loro potranno curarla e tutelarla. Il principe tigre ci insegna a saper vedere, ad acquisire uno sguardo attento al mondo. Ecco, a parer mio, l’obiettivo che Chen Jiang Hong si pone con quest’albo meraviglioso.
Il principe Tigre
Autore: Chen Jiang Hong
Casa editrice: Babalibri
Età consigliata: dai quattro anni in su
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