La paura è la sorellastra dell’immaginazione
- clara sorce
- 1 nov 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 24 ott 2024
di Nathalie Rallo
Siamo minacciati dalla sofferenza da tre versanti: dal nostro corpo, condannato al declino e al disfacimento e che non può funzionare senza il dolore e l’ansia come segnali di pericolo; dal mondo esterno, che può scagliarsi contro di noi con la sua terribile e formidabile forza distruttiva; infine, dalle nostre relazioni con gli altri.
Sigmund Freud
la paura che cos’è? S. Freud analizza la paura come un'azione, un riflesso inconscio o una “re-azione” che media una conoscenza del mondo oggettivo. Il termine paura fa parte della sfera delle emozioni primarie, ovvero quelle emozioni che sono innate o che si manifestano fin dai primi anni di vita. Quando pensiamo alla paura infantile, la prima che ci viene in mente è la nictofobia, cioè la paura del buio, che di solito insorge intorno al quarto e al quinto anno di vita. Tuttavia, non è la paura del buio la nostra prima reazione al mondo esterno, che invece è quello che gli psicologi infantili chiamano riflesso di Moro. Noi non ne abbiamo memoria, ma ci stupiamo quando lo vediamo nei bambini in fasce.
Il riflesso di Moro è una delle prime azioni neonatali che si manifesta come una reazione di spavento (soprassalto), accompagnata dall'apertura delle braccia e dall'allungamento delle gambe. Anche se questo riflesso sparisce intorno al sesto mese di vita, lasciando delle tracce che aiutano l’infante nello sviluppo. Spaventarsi e aprendo le braccia trova conforto nell’adulto. Questi aiuterà il bambino a fidarsi, di conseguenza crea e rafforza uno dei primi legami: genitore-figlio. La fiducia è una parola importante quando parliamo di emozioni. Le emozioni attivano il sub-inconscio permettendo al primo “egocentrismo infantile”, ovvero l’egocentrismo-affettivo, di cogliere i mezzi per percepire il mondo, non focalizzati soltanto sull’attività logico-cognitiva, ma soprattutto sulla componente affettiva.
In un precedente articolo ho parlato delle emozioni, particolarmente del loro medium, l’empatia che accoglie sia la loro natura positiva, sia quella negativa, con l’ausilio delle neuroscienze. Il focus sulla funzione dell’empatia era strettamente legato alla creatività e al suo funzionamento. Quello che non è stato approfondito in precedenza è la parte neuro-recettiva di questa dinamica, che risiede nella ghiandola chiamata amigdala. È in essa che troviamo l’anello di congiunzione tra paura e immaginazione.
Perché è importante il funzionamento dell’amigdala?
Questo raggruppamento nervoso collocato nei lobi temporali media la connessione dell’ippocampo (regolatore dell’emozioni e della memoria) al talamo ( regolatore dei segnali recettivi). La connessione bilaterale di queste due parti del cervello trova il suo centro nell’amigdala, che si pone come punto d'equilibrio fra paura e immaginazione.
Un esempio pratico è lo spavento: quando noi vediamo sott’occhio una piccola ombra di dubbia provenienza, ci scansiamo perché la nostra amigdala si attiva e coglie quel pericolo come qualcosa di sconosciuto e lo proietta nella nostra memoria dandogli la forma di qualcosa che conosciamo già, un insetto ad esempio. Sobbalzare, scansarsi, scappare, saltare, gridare o addirittura piangere, sono delle reazioni comuni e utili per la sopravvivenza. Sopravvivere al mondo esterno non significa necessariamente averne paura, al contrario significa conoscerlo e il conoscere ci rende più forti delle paure.
Prendiamo coscienza delle proprie paure quando le alteriamo; amplificare la vista di una piccola ombra e trasformarla in un insetto è il compito dell’immaginazione. Immaginare le proprie paure è quello che fa il bambino, quando racconta dei mostri dentro l’armadio, descrivendone addirittura i dettagli o meglio ancora, disegnandolo.

Come far superare la paura al bambino?
Prima ancora delle paure coscienti (i mostri nell’armadio), il bambino ha paura dello sconosciuto (la paura dell’ignoto per l’adulto), perché? Il bambino ha paura dello sconosciuto perché ha bisogno di fiducia nel rapporto con l'adulto, il genitore colui che lo rassicura e lo protegge; lo sconosciuto invece è fuori dalla sua cerchia cognitiva e di conseguenza da quella affettiva. L’immaginazione sta nel mezzo ed è una leva che può aumentare la paura o la può trasformare in qualcosa di creativo e rassicurare il bambino. Per far ciò è necessario che il bambino sia supportato per alimentare la sua immaginazione. La stimolazione dell’immaginazione è un meccanismo biologico , mentre il ruolo del genitore è quello di ascoltare le paure, viverle e sognarle con lui.
Il bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere.
Plutarco
L’unico verbo che abbraccia la paura è “immaginare”, paura e immaginazione sono due rami dello stesso albero che necessitano di intrecciarsi per crescere.
Sitografia
Giulia Bertelli, Salute del neonato: https://www.my-personaltrainer.it/salute/riflesso-di-moro.html
IPS&CO, la paura del buio nell'infanzia: https://www.ipsico.it/news/la-paura-del-buio-nellinfanzia-da-esperienza-normale-a-vera-e-propria-fobia/
Kommentarer