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Il punto

di Clara Sorce





L’anno scolastico è alle porte e con sé giungono nuovi passaggi di soglie. C’è chi entra in un nuovo ciclo segnando cosi il passaggio nelle vari fasi evolutive della crescita, altri che come una metamorfosi vediamo cambiare come una meravigliosa crisalide. Il rientro scolastico è fatto anche di “piccoli riti”. Alcuni accolgono calorosamente come i sorrisi e gli abbracci e i ben ritrovati, altri sono come dei veri e propri riti di passaggio per accompagnare bambini e bambine alla nuova soglia che li attende. Nel mio atelier scolastico ho accolto le bambine e i bambini della classe prima della scuola primaria sempre con un piccolo rito di passaggio, questo si intitola Il punto di Peter H. Reynolds edito da Ape Junior. Il piccolo albo dal formato quadrato è composto da delicate illustrazioni ad acquarello al quale si accompagna il testo, breve, che narra la storia della piccola Vashti. Lo scenario in cui si svolge la vicenda è proprio un atelier scolastico. La prima tavola vede una bambina imbronciata che da le spalle ad un foglio bianco.


La lezione di disegno è terminata, ma Vashti resta incollata alla sedia. Il foglio sul banco è più pulito che mai!

Vashiti è fermamente convita di non saper disegnare tanto da lasciare il foglio totalmente bianco. La sua docente d’arte le si avvicina scrutando il candido foglio. Ella accoglie e sostiene i pensieri della bambina che professa di essere scoraggiata dinnanzi alla vista di quella vastità candida.


“È che proprio non SO disegnare!”

Quante volte da bambini, ma anche da adulti, proviamo la vertigine del foglio bianco? Nella mia esperienza con i bambini spesso mi trovo a sentire la frase enunciata da Vashti: “non so disegnare”, “non sono capace”. Arno Stern in Felice come un bambino che dipinge, Armando Editore, a proposito della formazione della formulazione e del suo sostenimento scrive:


La formulazione avviene solo quando l’ambiente ne garantisce la facile realizzazione, ovvero quando non ci sono ostacoli tecnici. Il bambino già deve superare ostacoli morali per lasciarsi andare a un atto che la cultura non sostiene. Deve superare concezioni e abitudini di un altro mondo, deve liberarsi delle proprie aspettative, che gli sono state inculcate dall’educazione, e da quelle altrui. Si deve liberare dalla speculazione che fa nascere la paura di fallire. (Stern, pag. 138)

Vashti ha paura, come tutti i bambini, di fallire ma la la sua docente le sorride e le porge una mano che la porterà in un porto “sicuro” ossia un luogo non giudicante ma bensì un luogo dove la creatività, l’espressione, la fantasia, l’immaginazione sono liberi di fluire.


Fai un punto, un semplice punto e poi guarda dove ti conduce.

Vashiti un pò scettica e con tanta paura, ma anche sostenuta da quelle parole segna quel punto che stravolgerà la sua vita e la sua visione dell’arte. La tavola in cui Vashti segna il suo primo punto è potente nonostante la sua disarmante semplicità. I segni grigi che caratterizzano le superfici degli ambienti e le figure si mescola con un piccolo fondo che forma un grande punto colorato di rosso è il principio della creatività. Eccolo il suo punto! La sua insegnate le chiede di firmarlo perché come ogni artista le proprie creazioni vengono firmate.


La settimana successiva, quando Vashti entra nell’aula di disegno, resta sorpresa nel vedere un certo quadro appeso dietro la cattedra.

Giunti a questo punto della narrazione spesso i miei bambini mi chiedono con molta curiosità del perché le opere si firmano e si espongono. Racconto sempre loro la storia che si cela dietro le opere. Una storia antica che ha origini nelle botteghe degli artigiani ceramografi Greci fino a giungere ai principi del mercato e del sistema dell’arte dove per deputare un’opera tale bisogna che questa sia vista da un pubblico. Vedo in loro un cambiamento, sono curiosi, gli occhi si sgranano alla vista dei colori che li attendono, le mani cominciano a formicolare ma la storia di Vashti vogliono proprio finirla. Cosi ricomincio a leggere e scopro che quello è l’incipit creativo che gli permetterà di esprimersi al meglio maturando un loro stile, un loro modo di essere. Ricomincio a leggere e scoprono che sostenuta da un ambiente stimolante Vashiti concepisce un’infinità di opere in cui sperimenta tutte le possibilità che un punto può dare. Sperimenta con i più svariati materiali e tecniche fino alla sua esposizione personale. Sarà lì che Vashiti, davanti all’osservazione di un bambino che assiste alla sua personale esposizione e le enuncia di essere una grande artista e che gli piacerebbe disegnare come lei, che la bambina compie un gesto che è il riflesso della sua esperienza vissuta


Vashti sorride e porge al bambino un foglio di carta.

Quel gesto, a lei familiare, è il passaggio “del testimone” che si propaga in una infinità di colori perché adesso è lei che aiuta un altro bambino a sostenerlo nella sua espressione creativa. Cosi il bambino traccia la sua linea, lei lo incalza a firmalo, inizia così un nuovo ciclo.

Conclusa la lettura i nuovi arrivati, di cinque anni o chi da poco sei compiuti, capiscono che quello di Vashti è un invito universale, ad aspettarli una vastità di materiali e fogli per giocare con l’arte. Loro sanno che all’interno dell’atelier non esiste qualcosa di giusto o sbagliato ma solo il modo migliore per esprimersi e allora che l’atelierista sostiene la creatività dei più piccoli in modo che possano esprimersi liberamente maturando il proprio stile, ossia il proprio essere libero dal giudizio estetico dell’adulto. Ciò che mi sta a cuore di questo rito di passaggio è che assistito alla straordinarietà della trasformazione. Trasformazione dei sentimenti, delle posture, prima rigide poi morbide, del modo di porsi e infine nel lasciarsi andare in una totale fiducia in un luogo che li sosterrà nell’arco del loro percorso. Adesso siamo pronti anche noi per sperimentare e scoprire, tecniche e materiali, con un semplice elemento che è l’inizio di ogni atto creativo: il punto.


 

Il punto

Autore: Peter H. Reynolds

Casa editrice: Ape Junior

Età consigliata: dai quattro anni in su

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