di Clara Sorce
Che cos’è l’attesa? Cosa significa per gli esseri umani aspettare?
Fin dal nostro concepimento aspettiamo. Aspettiamo di nascere, stando per nove mesi nel grembo materno. Aspettiamo che qualcuno ci nutra e ci curi. Aspettiamo di crescere, di amare, di allacciare un rapporto di amicizia. Aspettiamo le stagioni, il Natale, il nostro compleanno. Aspettiamo al cinema, all’ufficio postale o la discussione di una tesi o che lei o lui ci dica si. Aspettiamo in un ciclo continuo, che si rigenera all’avvento di una vita.
Io aspetto di Davide Cali e Serge Bloch edito da Kite è un albo che nella sua “semplicità” esprime una delle lezioni più importanti della vita, l’attesa.
L’albo, dal formato stretto e lungo, presenta un testo brevissimo composto da brevi frasi incisive che si stagliano su un fondo totalmente bianco. Le illustrazioni che lo accompagnano sono semplici e minimali alle quali si unisce un filo rosso il cui inizio è presente nel frontespizio. Serge Bloch per Io aspetto crea un sapiente gioco di tecniche in cui la penna che compone il tratto dei protagonisti dell’albo si unisce al collage fotografico.
A tenere il filo rosso del nostro frontespizio è un bambino che aspetta di crescere, voltiamo pagina e assistiamo alle attese, ossia il filo della vita, che hanno caratterizzato l’esistenza di quel bambino. Dal bacio della buonanotte al dolce, dal Natale all’attesa che la pioggia cessi di cadere fino all’attesa dei sentimenti più complessi man mano che quel bambino cresce. Allora le attese mutano come il corpo, le emozioni, la vita, tutto scandito dall’attesa.
Quest’albo come detto sopra nella sua apparente semplicità quando si legge porta nel suo lettore una consapevolezza che lo porta a rimanere inerte. Restiamo in silenzio perché non possiamo che pensare a quanto siano vere quelle parole che nella nostra mente rimangono impresse. Oggi non diamo valore all’attesa vogliamo tutto subito e rapidamente senza goderci l’attesa. L’attesa genera sorpresa, curiosità, spirito d’osservazione, nutre le relazioni e la convivenza, ma essa genera anche ansia, aspettativa tutte emozioni che fanno parte del nostro essere.
Ciò che mi ha sorpreso di quest’albo è come questo, letto a diverse fasce d’età, comunichi un messaggio differente.
In questo articolo voglio raccontarvi un’esperienza vissuta in prima persona avuta con Io aspetto e i miei alunni della scuola primaria. È stato sorprendete come i piccoli della classe prima si siano soffermati su alcuni aspetti rispetto ai bambini della classe seconda. La prima si è soffermata sulle corde che più toccavano il loro essere bambini come l’attesa del bacio della buona notte o del Natale, ma l’attesa ancor più importante è quando si attende un chiarimento dopo un bisticcio per far la pace. Quel groviglio rosso è la trasposizione dei loro sentimenti ed emozioni. La seconda invece ascoltava con attenzione cercando di rintracciare le attese narrate nelle loro attese. Di grande suggestione è stato per il gruppo l’attesa della fine della guerra un filo rosso che lega indissolubilmente tutti chiedendoci il perché di tanta violenza. Infine i grandi che alle prime pagine giocose cominciano anche loro a giocare con l’albo ma man mano che ci si addentrava insieme nella storia iniziava a calare il silenzio, un silenzio riflessivo di quelli che porta con sé il carico emotivo di una storia che genera un grande momento di crescita. Il silenzio poi viene interrotto da una voce che dichiara: «ma questa è la storia della vita», a quella se ne aggiungono altre: «il filo rosso è un percorso!» «Aspettiamo per le cose belle ma anche che le cose brutte finiscano».
Un albo Io aspetto che nella sua apparente semplicità porta con sé una grande complessità e consapevolezza della vita e delle attese che la rendono così profondamente e unicamente perfetta.
Io aspetto
Autore: Davide Cali Illustratore: Serge Bloch Casa editrice: Kite Edizioni Età consigliata: dai sei anni in su
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