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Kitchen

Aggiornamento: 2 lug

di Clara Sorce




Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina.
Non importa dove si trova, com’è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute.

L’amore quante forme può assumere? Si può dimostrare l’amore attraverso un gesto come cucinare per qualcuno? Il libro che sto per raccontarvi in queste righe è un romanzo che bisogna leggere con lentezza, per poi rileggerlo, per scoprirne il significato profondo che esso racchiude.


Kitchen di Banana Yoshimoto edito da Feltrinelli è un romanzo che narra di come il sentimento dell’amore si nutre e come questo possa assumere varie forme. Ma ciò che questo libro sottolinea è come i gesti, anche i più semplici come una telefonata, il dare ospitalità, il tendere una mano nel momento del bisogno o cucinare siano gesti d’amore.



Yoshimoto ci introduce in un sorprendente scenario che ricorda quelli dei manga scolastici.

Siamo in Giappone e una giovane universitaria Mikage rimane sola al mondo. Orfana, i genitori scomparsi prematuramente, viene cresciuta dai nonni. Sfortunatamente ad andarsene sarà anche il nonno e quando, ormai studentessa universitaria, anche la nonna se ne andrà via la giovane entrerà in un abisso di solitudine. Mikage non sa bene cosa sia l’amore, nonostante i nonni l’amassero molto lei non sentiva, e non comprendeva, l’amore di una famiglia. Ciò che conosce è la morte. La sua vita sarà segnata da morti che non le permetteranno di nutrire il sentimento dell’amore perché ciò che conosce dolorosamente è la perdita. Questo non le permette di legarsi. Ma c’è una cosa che Mikage ama più di qualsiasi altra cosa: le cucine.


Adora qualsiasi tipo di cucina, sporca, pulita, vecchia nuova, con le piastrelle bianche, le ama talmente tanto che quando la nonna muore trova consolazione nel dormire ai piedi del frigorifero. Quel ronzio familiare le da conforto. In quel periodo la giovane viveva in un apparente stato di indifferenza fino al giorno in cui alla sua porta non si presentò il giovane Yūichi Tanabe.


Prima del funerale della nonna praticamente non lo conoscevo. Fu quel giorno, che Yūichi Tanabe fece la sua apparizione.

Yūichi Tanabe lavorava part-time da un fioraio dove era solita servirsi la nonna di Mikage. Quel giovane sensibile, cresciuto da un padre trans di nome Eriko, tende una mano alla giovane orfana pensando proprio di sostenerla in un periodo così delicato della sua vita. Un gesto gentile, premuroso nei confronti di una sconosciuta che si rivelerà essere da prima famiglia ed in seguito amore. Mikage si trasferirà in casa di Yūichi e della madre Eriko. Dormirà nel loro grande divano vicino alla cucina. Quel posto piano piano diventerà per lei un rifugio dove comprenderà, in parte da prima, cosa significa amare qualcuno. Ma la giovane nonostante adesso si senta protetta sente sempre nel cuore una profonda solitudine. Così nutre quella che per lei è sempre stata una grande passione: cucinare. Solo dopo la morte di Eriko avvenuta alla fine dell’autunno dopo il suo trasferimento in un nuovo appartamento le farà maturare che quel gesto che compì per tutta l’estate ossia cucinare per Yūichi e Eriko era un gesto d’amore. Ciò che le piaceva della cucina era il gesto d’amore col quale cucinava le pietanze che destinava a coloro che amava, ciò lo comprenderà solo più tardi quando sia lei che Yūichi, due giovani che sanno solo che cos’è la morte, comprenderanno i sentimenti che nutrono l’uno per l’altra.


Un romanzo delicato che inchioda i suoi lettori che non riescono a smettere di leggere.

Sogniamo con Mikage le cucine, la famiglia che tanto vorrebbe e che non ha, soffriamo per la perdita di Eriko e gioiamo quando Mikage scopre cosa sia un vero legame.

Yoshimoto tocca le corde più profonde della nostra sensibilità costruendo un immaginario tinto da toni delicati come le tavole di un manga da acquarello con i tagli delle vignette che ci fanno entrare in modo empatico in contatto con i suoi protagonisti.


 

Kitchen


Autore: Banana Yoshimoto

Casa editrice: Feltrinelli

Età consigliata: Dai dodici anni in su

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