di Clara Sorce
Bruno Bettelheim in Il mondo incantato Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe ci illustra il ciclo fiabesco dello sposo-animale, ossia quelle fiabe in cui lo sposo aveva un iniziale aspetto da animale. Sono storie a detta dell’autore che
Insegnano semplicemente che per amare e assolutamente necessario un mutamento radicale dei precedenti atteggiamenti circa il sesso. Ciò che deve accadere è espresso, come sempre nelle fiabe, tramite un’immagine di enorme efficacia: un animale è trasformato in una persona bellissima. Queste storie, per quanto diverse, hanno tutte un elemento in comune: il partner sessuale viene in un primo tempo conosciuto come un animale; quindi nella lettura favolistica questo ciclo è diventato noto come quello dello “sposo-animale”.
La più nota di queste storie è oggi La bella e la bestia. La fiaba è nota per le sue svariate versioni, tra queste la trasposizione animata della Disney del 1991, ma la fiaba ha radici assai antiche che si perdono nella fiaba di Apuleio, Amore e Psiche, quella di cui in queste righe si parlerà è la versione edita da L’ippocampo editore dell’autrice francese Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve (1695-1755). La nota fiaba rivive con le ricche e interattive illustrazioni del progetto Minalima. Madame de Villeneuve fu influenzata da vari scrittori tra questi: Charles Perreault e la Baronessa D’Aulnoy, che sul finire del 600 codificarono il genere della fiaba. La storia de La Bella e la Bestia fu pubblicata per la prima volta nel 1740 all’interno della raccolta La jeune Américaine et les contes marins.
Nonostante il titolo, non c’è niente di “bestiale” nella fiaba. Com’è noto il padre della Bella viene minacciato dalla Bestia, ma fin dall’inizio si intuisce che la minaccia è vana. L’intimidazione non è altro, come sottolinea lo stesso Bettelheim, che un pretesto per ottenere la compagnia della Bella ed in fine il suo amore, e con esso la liberazione dalle sembianze animalesche.
In questa storia tutto è gentilezza e reciprocità di amore e di dedizione da parte dei tre personaggi principali: la Bella, suo padre e la Bestia.
Ripercorriamo insieme questa storia di gentilezza ed amore per scoprire quanto “nobili” siano questi sentimenti. La nostra fiaba comincia in una città di un paese lontano. La città era Florida per il ricco commercio che veniva alimentato dall’abbondanza. Qui viveva un ricco mercante il quale aveva immense ricchezze.
Ma se il mercante aveva ricchezze immense, aveva pure molti figli.
La sua famiglia era composta da sei ragazzi e sei ragazze, nessuno di loro accasato. Le femmine erano fin troppo fiere delle grandi ricchezze su cui pensavano di poter contare ma non solo, la loro vanità era costantemente adulata dalla gioventù più brillante.
Nulla faceva presagire un rovescio della medaglia tanto penoso… la loro dimora prese fuoco e con essa tutte le loro ricchezze. Questa prima disgrazia non fu che la prima di un lugubre paesaggio. Il padre, ricco marcante, perse in quello stesso istante, a causa dei naufragi o dei corsari, tutte le navi che aveva in mare. Quella grande opulenza cadde in una disperata povertà.
Non gli rimaneva che una piccola casa di campagna posta in un luogo distante.
Costretti in un asilo lontano la famiglia del mercante guardava con orrore alla vita che d’ora in avanti avrebbero trascorso in quella triste solitudine. Le figlie non accettarono il rivolto della medaglia e caddero nella più oscura perfidia verso la sorella minore, la Bella, che con gentilezza e forza accettò la nuova condizione dando forza al padre e ai fratelli.
I giorni e i mesi passavano in quella casa di campagna fino al giorno in cui giunse la notizia che una delle navi del mercante era giunta al porto della grande città dalla quale fuggirono. Tutti ne gioirono e prima di partire il mercante chiese alle figlie cosa avrebbero voluto in dono dal suo viaggio. Le figlie maggiori presagendo un barlume di luce chiesero al padre gioielli, vestiti e tutto ciò che concerneva un trionfale ritorno in società, la Bella non chiese nulla e solo dopo le insistenze del padre chiese in dono una rosa.
Va bene, padre mio - gli disse lei - dato che me l’ordinate, vi prego di portarmi una rosa. Amo questo fiore con passione: da quando mi trovo in questa solitudine non ho più avuto la soddisfazione di vederne una.
Il padre partì alla volta della città con il cuore carico di speranza ma giunto al porto trovò un amara consapevolezza. La nave con il suo intero carico non ritornò in mano dell’uomo bensì dei suoi creditori. Triste si mise in viaggio verso casa nonostante l’intemperie. La tempesta lo fece giungere in una ricca dimora. Lì fu accolto con ogni bene per rifocillarsi. Ristorato con cibo e calore era ora di ringraziare il suo benefattore ma non trovò nessuno in quel castello, così si mise a girovagare per il luogo. Giunto in giardino trovò delle magnifiche rose. I fiori gli fecero pensare la figlia così ne colse alcune ma ad un tratto un orrida bestia comparve e con voce tuonante gli disse:
Chi ti ha dato la libertà di cogliere le mie rose? Non ti bastava essere stato accolto nel mio palazzo con tanta bontà. Invece di vederti riconoscente, ti colgo nel gesto sfrontato di rubare i miei fiori. La tua insolenza non rimarrà impunita.
Da qui in poi la nostra storia è nota, il marcante ritornerà a casa dai figli e gli racconterà dell’accaduto e della “punizione” della Bestia, il sacrificio della Bella che dopo due mesi si reca col padre per prendere il suo posto, ma ciò che non sappiamo è la tenerezza della Bestia nei confronti della Bella, il suo amarla incondizionatamente fin dal primo istante che la vide. Ciò che non sappiamo è la gentilezza e la riconoscenza della Bella nei confronti della Bestia, dell’amore del padre che aiuterà grazie anche alla Bestia che gli dona ogni ricchezza. Ciò che non sappiamo è il nutrimento dell’amore della Bella che giorno dopo giorno impara ad amare la Bestia e non il bellissimo Amante che ogni notte le fa visita in sogno. Ma ciò che sappiamo è che la Bella dopo aver vissuto ogni agio, felice, al castello soffrirà la lontananza da casa e chiederà alla Bestia di tornare dal padre per un breve periodo. L’orrida bestia ama la Bella e la lascia libera ma a condizione che ella torni al castello, se non l’avesse fatto egli ne sarebbe morto. Consegnatole un anello magico per far ritorno al castello, preparato tre bauli carichi di ogni ricchezza ella andò a coricarsi, come le era stato indicato dalla Bestia, e al suo risveglio si trovò nella casa paterna. Li potè constatare che il padre seguì il suo coniglio conducendo una vita agiata ma modesta dando una dote sicura alle sorelle. Queste non mutarono i loro sentimenti per la Bella anzi vedendola la loro perfidia e gelosia si consolidò. La Bella però continuava a pensare al castello, ai suoi abitanti, scimmiette e pappagalli suoi servitori, e sopratutto alla Bestia così fece ritorno.
Al suo arrivo non trovò la Bestia e si mise a cercarlo, tornò giusto in tempo perché trovò l’essere in una grotta accasciato morente. Ella lo salvò, grazie all’aiuto delle scimmie, e riversò parole d’amore confessando con ardore i suoi sentimenti. Andarono a cena e questa volta all’interrogativo della Bestia: Volete che venga a letto con voi? La Bella rispose sì. Quella sera in sogno le fece visita il suo Amante, questi la voleva dissuadere dal prendere in sposo una bestia ma la Bella non dubitava dei suoi sentimenti. L’amore e la devozione verso la Bestia erano tali che non vacillò a nessuna tentazione. Al suo risveglio fu tanta la sua sorpresa, al suo fianco non trovò la bestia ma il suo Amante. Si scoprirà che la bestia altro non era che un principe affetto da una maledizione di una fata alla quale era stata negata la sua mano per colpa della madre di quest’ultimo che aspirava ad un matrimonio favorevole per il figlio e non uno con una vecchia e brutta fata. La grave offesa portò la fata ad essere accecata dalla rabbia pronunciando il sortilegio funesto. Grazie all’intervento tempestivo di un’altra fata il principe si salvò. L’amore, il rispetto e la gentilezza sono le parole chiave di questa meravigliosa storia senza tempo che ha colpito l’immaginario di molti artisti, dall’illustrazione al cinema. Per l’edizione dell’Ippocampo la fiaba rivive grazie al ricco progetto grafico di Minalima che rende il volume prezioso e unico.
La Bella e la bestia
Autrice: Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve
Illustratori: Minalima
Casa editrice: Ippocampo
Età consigliata: dai dieci anni in su
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