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La fabbrica di cioccolato

Aggiornamento: 2 lug 2024

di Clara Sorce






Dahl possiede il rarissimo dono di far scomparire tutto il mondo che sta intorno al lettore.

Goffredo Fofi


Il saggista e critico cinematografico, letterario e teatrale Goffredo Fofi così ha definito lo scrittore gallese di origini norvegesi Roald Dahl. Non posso che ritrovarmi in quanto enunciato dal Fofi.

Quando leggiamo una storia di Roald Dahl ne siamo totalmente assorbiti. Siamo piacevolmente coinvolti dagli scenari e dalle vicende che lo scrittore costruì nei suoi libri ad oggi divenuti un cult della letteratura dell’infanzia.

I racconti di Dahl sono entrati nell’immaginario comune perché i suoi racconti assumono il punto di vista dei bambini o di adulti che non hanno perso il senso dell’infanzia. Dahl scrive per loro:


“Non ho niente da insegnare. Voglio soltanto divertire. Ma divertendosi con le mie storie i bambini imparano la cosa più importante: il gusto della lettura. Si staccano dal televisore, e prendono familiarità con la carta stampata. Più avanti nella vita, questo allenamento gli servirà per affrontare testi più seri. E chi avrà cominciato presto a leggere libri, andrà più lontano”

Tra i suoi capolavori che hanno colpito l’immaginario cinematografico troviamo La Fabbrica di cioccolato che vanta ben due trasposizioni cinematografiche, la prima del 1971 del regista Mel Stuart e la seconda del 2005 del regista Tim Burton

Pubblicato per la prima volta nel 1964, oggi edito da Salani per la collana Istrici Dahl, La fabbrica di cioccolato consacra Dahl come straordinario narratore per l’infanzia.



La storia di Charlie Bucket ben la si conosce.

In una piccola casetta, piena di spifferi, vive la famiglia Bucket.

La famiglia è composta da Charlie Bucket, i suoi genitori e i suoi quattro nonni: Nonno Joe e Nonna Josephine, padre e madre del signor Bucket, Nonno George e Nonna Georgina, padre e madre della signora Bucket. I Bucket non navigano in buone acque, vivono di stenti ma nonostante ciò sono felici.


Charlie ama stare con i suoi quattro nonni. Adora i racconti di nonno Joe sulla grande fabbrica di cioccolato del signor Wonka, perché si deve sapere che il piccolo ama tantissimo la cioccolata ma può ricevere solo una tavoletta di cioccolato il giorno del suo compleanno. Per tutto il resto dell’anno mangia, come tutta la sua poverissima famiglia, cavolo a pranzo e a cena. Si da il caso però che proprio la sua casa si trovi nei pressi della fabbrica Wonka, potete immaginare che tortura deve essere per il povero Charlie!


Charlie non era ammaliato solo dal cioccolato prodotto dalla fabbrica, ma anche dal mistero in cui essa era avvolta. Nessuno entra nella fabbrica. Nonno Joe una sera gli racconta della chiusura della fabbrica Wonka per via delle spie al suo interno e della sua misteriosa riattivazione. Nessuno entra e nessuno esce dalla fabbrica ma se si osserva bene dalle vetrate si scorgono delle minuscole figure. Chi siano mai quale creature? Non è dato saperlo a chi sta al di fuori della grande fabbrica e del suo fondatore. Nessuno lo vede dalla chiusura della fabbrica.


Un giorno comparve nel bollettino della sera un annuncio con su scritto:


LA FABBRICA WONKA SARÁ PRESTO APERTA A POCHI FORTUNATI

Willy Wonka dopo dieci anni decise di aprire la fabbrica a cinque fortunati possessori dei biglietti d’oro nascosti in cinque tavolette di cioccolato.


Io, Willy Wonka, ho deciso di permettere a cinque bambini - non più di cinque, badate bene - di visitare quest’anno la mia fabbrica. I cinque fortunati saranno accompagnati nella visita da me personalmente e a essi sarà concesso di vedere tutti i segreti e le magie della mia fabbrica.

I primi quattro biglietti sono stati trovati da quattro bambini che non spiccano per virtù.

Di fatto l’autore nel romanzo “se la prende” con i bambini viziati, ingordi, tele dipendenti e chewing gum ma non solo anche con gli adulti che li educano, ossia i loro genitori.

Questi adulti sono lo specchio di un adulto che non ha mantenuto dentro sé la fiammella dell’infanzia viva, cosa che gli permetterebbe di comprenderli e guidarli al meglio.

All’ingordigia corrisponde il primo vincitore Augustus Gloop, al tele dipendente Mike Tivù, alla viziata Veruca Salt, la quale per avere a tutti i costi il biglietto d’oro ha fatto acquistare al padre mezzo milione di tavolette di cioccolato, e la masticatrice di gomme Violetta Beauregarde.


Il povero Charlie al contrario troverà il biglietto d’oro dopo giorni di stenti e sfortunati tentativi. Sarà proprio un colpo di fortuna il suo. Il giorno prima dell’apertura della fabbrica, il primo febbraio, trova per strada una moneta da mezza sterlina che gli permetterà di acquistate la fortunata tavoletta.

Si deve sapere che Charlie aveva proprio bisogno di quel colpo di fortuna perché in quel periodo la famiglia viveva ancor di più di stenti visto la perdita del lavoro del signor Bucket.

Quando Charlie trova la moneta non pensa per sé ma alla famiglia, il suo spirito è generoso, vuole portarla subito a casa ma i crampi della fame lo portano a concedersi una tavoletta di cioccolato usando il denaro con parsimonia.

Non bada neanche al biglietto d’oro pensa solo a ristorarsi. La fame non si placa così pensa che se ne acquistasse un’altra non recherebbe un danno alla famiglia, quella seconda tavoletta di cioccolato è il colpo di fortuna!


Corso a casa racconta tutto alla famiglia e dalla gioia il novantaseienne Nonno Joe trova la forza per rialzarsi dal letto e ballare. Nonno Joe, insieme al signor Wonka, è la figurazione dell’adulto che non perde il senso dell’infanzia, sarà lui ad accompagnare Charlie alla fabbrica, l’unico adulto che vivrà l’esperienza con spirito della meraviglia e della gioia che contraddistingue l’infanzia.


Il primo di febbraio tutti e cinque i vincitori si recano alla fabbrica dove scopriranno i segreti del signor Wonka uno tra tutti quello degli Umpa-Lumpa.

Il signor Wonka, che nel romanzo prende forma grazie alle matite dello straordinario Quentin Blake, durante la visita non si stupisce quando i quattro bambini si fanno tentare dalle cattive caratteristiche che li contraddistinguono. Di fatto non ascoltano il signor Wonka e finiranno per concludere uno alla volta il giro in fabbrica per le loro caratteristiche. Il primo tra tutti che non ascolta le indicazione del signor Wonka con il consequenziale abbandono del gruppo sarà Augustus Gloop che non saprà resistere al fiume di coccolato tanto da cascarci dentro.


Dahl in questo romanzo premia la modestia e la bontà di quei bambini che, consapevoli della loro miseria, sono abituati alla rinuncia ma non solo, come detto in precedenza, l’autore non se la prende con i bambini viziati, ad una rilettura matura ci rendiamo conto che tale critica è rivolta agli adulti. Wonka invita due adulti per prendersi cura del bambino vincitore ma gli adulti che accompagnano i quattro bambini capricciosi e disobbedienti sono i genitori ed è proprio a loro rivolta la critica ossia a coloro che rendono i bambini viziati e capricciosi. È contro di loro che Dahl si arrabbia. In contrapposizione è la figura di Willy Wonka che non a caso donerà al piccolo Charlie, ossia l’unico che gli resterà al fianco per tutta la durata della visita alla fabbrica, la fabbrica di cioccolato, annunciando che


“Un adulto non mi darebbe mai retta, non avrebbe voglia di imparare. Vorrebbe fare le cose a modo suo, non come dico io. Perciò ho bisogno di un ragazzo”.

Questo romanzo è l’essenza creativa e poetica di Roald Dahl: iperbolico, ironico, divertente, veloce, coinvolgente, straordinario, fantasioso, unico dove l’infanzia ha un posto d’onore.

Dahl ci ha donato tanti piccoli personaggi nei quali ci siamo immedesimati, abbiamo patteggiato per loro, abbiamo trattenuto il fiato e gioito con loro. Un perfetto meccanismo esplosivo che ancora oggi seduce piccoli e grandi lettori.



 

La fabbrica di cioccolato

Autore: Roald Dahl

Illustratore: Quentin Blake

Età consigliata: dai nove anni in su

Casa editrice: Salani





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