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Rumore

Aggiornamento: 2 lug 2024

di Clara Sorce





107


107 sorrisi spezzati, 107 sogni infanti, 107 traguardi mai raggiunti,

107 abbracci perduti, 107 parole mai più udite, 107 silenzi, 107 cuori spezzati.

Il diritto alla vita in questi anni viene sempre meno. Nella premessa in Di pari passo. Percorso educativo contro la violenza di genere Nadia Muscialini sottolinea quanto ancora la cultura alla violenza e alla violazione dei diritti umani sono ancora, purtroppo, molto diffusi. Violenza che si diffonde a macchia d’olio che ci porta a riflettere su quanto l’umanità non abbia imparato nulla dalla storia, dagli eventi, e peggio ancora, dalle lotte che donne e uomini hanno portato avanti, anche a costo della perdita della propria vita, al fine di cessare la cultura della violenza.


Le recenti notizie di cronaca che vanno dai due conflitti attualmente in corso fino alle violenze di genere con il numero di 107 vittime di femminicidio devono portarci a riflettere su quanto ancora siamo lontani dal concepire una cultura, un mondo, che abbia come principio una visione di rispetto, libertà e pace. Queste tre parole ed in particolare modo la libertà in una società violenta non vengono neanche contemplate, perché alla base vige la regola del più forte che ha una totale mancanza del rispetto dell’altro, del diverso da sé che viene considerato meno importante e consequenzialmente esente di diritti, uno tra tutti, quello alla vita.


Tra le forme di violenza e discriminazione, quella contro le donne e i soggetti più deboli è tra le più diffuse al mondo. L’unico modo per sconfiggere la cultura della violenza è sviluppare una capacità critica e diffondere una cultura basata sul rispetto dell’altro. L’apprendimento di questi principi deve venire innanzi tutto all’interno della famiglia ma anche nelle scuole di tutti i gradi e livelli. È la scuola che stimola lo sviluppo delle abilità che permettono di leggere e decodificare in maniera critica la realtà e la complessità che ci circonda.

La violenza contro le donne ha origini assai lontane. In ogni epoca storica, se ben si analizzano i contesti sociali, troviamo una grande discriminazione nei confronti non solo delle donne, ma di ogni essere considerato “diverso”, anche i bambini. Pensiamo a tutte quelle donne uccise durante il cosiddetto periodo della caccia alle streghe o tutte le forme di soprusi e violazioni che donne del passato e del presente hanno subito per colpa di una cultura patriarcale che concepisce la cultura in una visione che usa la forza fisica e l’aggressività come forme di supremazia come ruolo di autorità. La violenza di genere esprime proprio questa volontà di affermare la superiorità maschile sulle donne sottomettendole in una posizione di inferiorità e dipendenza. Così il diritto alla libertà viene meno. Non si è più liberi di esprimersi, di credere in ciò che si vuole, nell’essere come si vuole.


I termini genocidio e femminicidio indicano l’uccisione delle donne, ma si usano anche per definire l’insieme delle violenze e delle discriminazioni perpetrate nei confronti di queste per il solo fatto di essere donne, motivate dal disprezzo sociale e dal bisogno di dominarle.

Come si è detto sopra l’unica “arma” per contrastare la cultura alla violenza è instillare, partendo dalle famiglie, la cultura della gentilezza fin dalla più tenera età dei bambini. Buoni alleati a supportarci in tale divulgazione sono i libri. Tra le proposte editoriali in merito al tema del contrasto alla violenza di genere figura un piccolo albo rivolto alla fascia d’età dai quattro anni in su della Sonda Editore: Il mio primo libro femminista. Per bambine curiose e coraggiose e per bambini curiosi e coraggiosi di Julie Merberg e Michéle Brummer Everett.



L’albo, un double-face, si rivolge da una parte alle femmine e dall’altra ai maschi. Fulcro della narrazione è la parità di genere che viene trasmessa ai piccolissimi con un linguaggio chiaro e da illustrazioni pulite caratterizzate dai colori primari e da un segno che attinge al linguaggio del designer. Si tratta di una raccolta di filastrocche, il cui adattamento all’edizione italiana è a cura di Silvia Vecchini, sfidano gli stereotipi introducendo questioni complesse come la parità di retribuzione, il consenso, il diritto al voto e il potere decisionale.

Capovolgiamo il libro e troviamo la parte dedicata ai bambini con un’introduzione, come quella delle bambine, rivolta ai genitori. In entrambe le premesse il messaggio è chiaro e diretto. Parlare di femminismo, che sia maschio o femmina, ha egual importanza per conoscere i diritti che entrambi i generi hanno e, sopratutto il messaggio più importanti di tutti, l’uguaglianza. Lanciare questo messaggio fin da piccolissimi significa crescere una società consapevole e sopratutto si incoraggiano i maschi ad essere rispettosi, gentili e giusti. Tale costruzione avviene grazie anche all’educazione affettiva ed emozionale e questo viene messo in luce dal piccolo, e potente, albo.

L’albo è stato considerato dalla rivista inglese Good Housekeeping e dal magazine americano The Children’s Book Review come il libro più efficace contro gli stereotipi di genere.


Questo libro lancia un messaggio universale e a doppia lettura, ossia quello di sostenerci tutti a vicenda e che non si deve avere paura di esprimere ciò che si pensa anzi bisogna far “rumore”. Il rumore del coraggio in nome di tutte le donne che si sono battute per la libertà, delle donne che hanno subito violenza che ha silenziato il loro “rumore”, e di tutte quelle donne ormai per sempre in silenzio, il rumore di tutte quelle voci spezzate, affinché queste non vengano dimenticate, solo così la nostra voce e quella di tutte le altre donne possa essere sentita e alata nel celo. Il rumore delle donne mischiato al rumore degli uomini insieme, contro ogni tipo di violenza, insieme nel nome del coraggio e del rispetto.

Siate coraggiose, e soprattuto, siate femministe, ogni giorno, per sempre.


Ala la tua voce, se vuoi, fatti sentire usala per chiedere, rispondere e per dire.
Confrontati con tutti e non tirarti indietro, procedi avventurosa, metro dopo metro.

 

Il mio primo libro femminista. Per bambine curiose e coraggiose e per bambini curiosi e coraggiosi

Autrice: Julie Merberg

Illustratore: Michéle Brummer Everett

Casa editrice: Sonda editore

Età consigliata: dai 3 anni in su

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