La valle dei mulini
- clara sorce
- 1 mar
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di Clara Sorce
Se ogni strumento, su comando o spontaneamente, potesse svolgere il lavoro che gli si addice… non occorrerebbero apprendisti per i mastri artigiani né schiavi per i signori
Aristotele
Fin dai tempi antichi gli uomini hanno sempre cercato di costruirsi degli alter-ego meccanici, tanto che già il filosofo Aristotele nel 320 a.C concepisce il concetto di automa. Automa deriva dal greco antico automatos ossia “in grado di fare da solo”. Sono i semi che portano al pensiero di una macchina che permetterebbe agli uomini di essere sollevati da ogni fatica del lavoro manuale.
Vita artificiale che oltre al campo scientifico e filosofico si ramifica anche in quello letterario, tanto da ritrovarne una sua parvenza nella mitologia greca ed ebraica. Si narra che Efesto, dio del fuco, fabbricò i primi automi di sembianze umane come assistenti per la sua fucina; ma non solo, si narra che ne costruì uno di grandi dimensioni di nome Talos che mise a guardia della sua fucina. Sarà l’artista poliedrico Leonardo da Vinci che trasformerà il mito in realtà, fino a giungere nel 1920 quando la parola automa viene sostituita dalla parola robot. La parola robot in termini contemporanei è assai nota tanto da essere una parola “universale”. Il primo a coniare il termine è stato Karel Capek drammaturgo ceco che usò per la prima volta questo termine nella sua opera teatrale fantascientifica Rossum’s Universal Robots opera in cui gli automi di forma umanoide si ribellano per affermare la propria libertà. Anche gli artisti dell’arte figurativa del Novecento si lasciarono sedurre dagli automi, tanto che le avanguardie artistiche quali il Futurismo e il Dadaismo si impregnano di tale stimolo. Come non citare a tal proposito il futurista Depero con le sue iconiche marionette automi con i loro movimenti meccanici e rigidi. Oggi si parla di intelligenza artificiale e non possiamo che chiederci quali altri passi compierà la scienza, ma non possiamo anche non chiederci dove ci porteranno queste macchine perfette. Un albo poetico, delicato, riflessivo ci da forse una risposta o semplicemente ci invita a ricordarci che gli esseri umani stessi sono delle splendide “macchine im-perfette”.
La valle dei Mulini di Noelia Blanco e Valeria Docampo, edito da Terre di Mezzo, è un’opera profetica che ci illustra uno scenario “freddo” dove le macchine perfette con i loro pulsanti si sostituisco a tutto, perfino ai sogni. Gli abitanti della valle dei Mulini, ordinari come molti, smettono di far muovere i loro mulini, da quando, un giorno, sono giunte le macchine perfette con i loro bottoni psichedelici. Non serve più far muovere le pale dei grandi mulini per affidare al vento i sogni, i desideri, le speranze, al posto loro ci sono le macchine perfette. Loro con un semplice gesto come quello di premere un bottone permettono a tutti gli abitanti di vivere in un mondo perfetto. Nessuna sbavatura o imperfezione, non sono concessi errori. Un mondo freddo, noioso in cui tutti smettono di sognare.
Grazie alle Macchine Perfette, tutto era perfetto. Bastava schiacciare un bottone per vivere un momento perfetto, mangiare un dolce perfetto, avere un amico perfetto… E dunque, a quale scopo chiedere alle stelle cadenti di di esaudire i desideri? Fu cosi che gli abitanti della Valle dei Mulini smisero di sognare.
Così tutti si dimenticano dei mulini e del vento tanto che quest’ultimo un giorno non soffia più. Tutti hanno occhi solo per le loro macchine perfette, tranne Anna, la sarta del paese. Il suo cuore come i vecchi mulini al vento sonnecchiano in mutui sogni. Col suo ago sogna di creare abiti con preziosi merletti che sembrano spuma di mare e la sera quando le Macchine Perfette fanno addormentare il villaggio lei resta sveglia. Proprio una notte scorge la sagoma dell’uomo-uccello. Quello è un incontro che come una chiave che riattiva un ingranaggio permette di riattivare il vento, i mulini, ma soprattutto, i sogni. Sia Anna che l’uomo-uccello non hanno mai smesso di sognare e così la piccola sarta si mette in moto per realizzare le ali dell’uomo perché lui possa giungere fino in cielo per ballare con le nuvole e guardare il mondo da una prospettiva diversa. La piccola sarta per realizzare il sogno dell’uomo-uccello si reca al Giardino dei Soffioni e il suo “gesto” riporta il vento alla Valle dei Mulini. I sogni ritornano con la fresca brezza che accarezza gli abitanti della valle che si destano dal canto delle Macchine Perfette che ora si spengono in un sonno profondo, è tempo che l’uomo-uccello, colui che danza tra le nuvole, riporti con le sue ali i sogni agli abitanti da tempo rimasti avvolti dal freddo gelo delle macchine.
Quest’opera dalle tinte brune, dallo stile delicato come i soffioni che si intrecciano con uno sguardo fanciullo come il tratto dei disegni dei bambini ci rammenta che non esiste la perfezione assoluta, tanto da avere Macchine perfette, ma che la vita è fatta di tanti piccoli aghi bianchi e delicati come quelli dei soffioni pronti ad essere sospinti dal vento per vivere.
La valle dei mulini
Autrice: Noelia Blanco
Illustratrice: Valeria Docampo
Casa editrice: Terre di Mezzo
Età cosigliata: dai sette anni in su
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