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Le cose che passano

Aggiornamento: 2 lug

di Clara Sorce e Costanza Sorce





Nella vita, sono molte le cose che passano.
Si trasformano, se ne vanno.

La materia si trasforma, i sentimenti mutano, le vicende personali e della storia passano.

Tutto scorre, un lento fluire che compie un ciclo infinito. Le cose passano come il vento.

Le cose che passano di Beatrice Alemagna edito da Topipittori è una delicata poesia.



La Alemagna è capace di trasformare ciò che caratterizza l’esistenza in complessità, con sguardo attento all’infanzia, sua grande peculiarità. L’autrice con il suo testo poetico non è solo capace di trasmettere dei concetti filosofici e complessi ma è capace di trasmetterli in un linguaggio universale accessibile a tutti. E così un messaggio profondo, completo, e complesso arriva a tutti. Ecco ciò rende Le cose che passano un albo per tutti indistintamente da quale sia l’età, quest’albo parla di noi, della nostra trasformazione come esseri. Il sonno va via, una piccola ferita guarisce, i capelli a volte vanno via, la musica si disperde nell’aria. Il racconto alterna aspetti della vita quotidiana dei bambini, mettendo in luce quelle piccole cose che per i bambini sono importanti come le lacrime, i pidocchi o le bolle di sapone, a ciò che ci circonda, come il vapore che va via o i pensieri neri che a volte sorgono nella mente degli adulti. Le illustrazioni sono straordinarie, profonde.

Ciò che ho apprezzato di quest’albo è l’armoniosa fusione tra il testo e le immagini.

Ad ogni breve e potente frase si alternano le illustrazioni con pagine lucide, le cose che passano simboleggiando il movimento di crescita e mutamento, il passaggio del tempo, e corpose tavole, dal colere caldo che ne esalta la materia, sono le cose che restano.


Ecco la Alemagna ci rende consapevoli di ciò che passa e ciò che resta, l’importanza dell’una e dell’altra che unite fanno parte del nostro essere. Con naturalezza il racconto passa da un diverso registro all’altro come dalla malinconia alla comicità, questo è ciò che contraddistingue il mondo dell’infanzia ma non solo, anche quello degli adulti, uomini e donne, giovani e anziani, delle cose, delle piante degli animali, tutta la materia è animata da una universale corrente vitale che viene scandita dal tempo. Non abbiamo protagonisti perché lo siamo tutti. L’artista è capace non solo di far entrare il lettore nella complessità della narrazione ma anche di far scivolare via dalle sue pagine la storia. Quando finiamo la lettura ci accorgiamo che non è mai effettivamente finita, ci soffermiamo ad osservare la stanza in cui siamo e allora non solo la voce della Alemagna riecheggia, ma tutto risuona e continua in quel flusso lento. Veniamo dotati di occhi nuovi capaci di scorgere la bellezza e il significativo passaggio delle cose. Così non osserviamo più con superficialità, rallentiamo per apprezzare le cose che passano come il passaggio di una farfalla o una foglia di passaggio trasportata dal vento. Non c’è solo il tempo, c’è leggerezza, filosofia, un mondo che muta, l’evidenza.


Tutto, prima o poi, passa, trascorre o cambia, ma c'è una sola cosa che non se ne va e non se ne andrà mai.

Questa è l’ultima grande evidenza che ci pone davanti la Alemagna, perché tutto passa ma il calore degli abbracci, l’amore quelli non se ne andranno mai.



Flusso


Le cose passano, ma quel flusso che permette loro di passare resta, è parte di noi, delle nostre vite, delle nostre esistenze. Quel flusso, quella corrente continua siamo forse proprio noi, o forse è ciò che chiamiamo “tempo”, o ancora, è forse qualcosa di più grande di noi, qualcosa che trascende l’uomo, la sua razionalità? È una forza che subiamo, o di cui siamo attivamente partecipi?


Tutte queste domande, e molte altre, sono domande che l’uomo si è sempre posto, soprattutto nel momento in cui “nota” che tutto passa, che la vita inesorabilmente, anche quando ci sembra di essere fermi, privi di stimoli, passa. La vita scorre, le cose cambiano, tutto, anche noi, subiamo una metamorfosi che è prima di tutto fisica, siamo bambini, cresciamo, diventiamo adulti e vecchi, ma è soprattutto una metamorfosi interiore, profonda. Sotto tale punto di vista potremmo dire che “subiamo” il flusso. Quante volte, anche banalmente diciamolo, abbiamo sentito frasi che incoraggiano al “vivere la vita ora” al “carpe diem”. Ma veramente cos’è questo carpe diem?


È un concetto così profondo e complesso, ma abusato così tanto da essere mutato nel tempo con un significato più banale, povero rispetto all’originale poetica.

Siamo nell’Età Augustea, Roma è cambiata, tutto è passato, e questo il poeta Orazio lo sa bene, l”’ha subito”. Nelle sue opere le Odi assume un atteggiamento riflessivo, lo spunto proviene proprio dal senso di malinconia e angoscia esistenziale, che il poeta chiama “la cura”, infiltrati nell’atmosfera che vive ormai a Roma, che ha subito una metamorfosi, un flusso di cambiamento. Ciò che innesca tale angoscia è proprio la percezione del tempo che passa e quindi fugge, Orazio quindi, rifacendosi anche all’antica filosofia del greco Epicuro, sceglie di non subire quel flusso, ma di accoglierlo e di concentrarsi sul presente e su tale flusso, di renderlo proprio, e di farlo andare nella direzione in cui si vuole. Vive appieno, condanna la “spes”, ovvero le aspettative di ciò che cambierà, non è lecito sapere, afferma il poeta, bisogna viverlo, accoglierlo, accettarlo, perché mentre si prova a dominare il flusso, mentre ci affanniamo per la vita che viviamo, per il modo in cui cambia il tempo è già fuggito, e abbiamo perso, quindi


carpe diem qua minimum credula postero.

Così esorcizza la paura di ciò che passa e va, vivendo pienamente ogni soffio vitale, apprezza ogni cambiamento e lo vive, non pensando ai cambiamenti futuri, che devono ancora arrivare. Domani cos’è allora? È il cambiamento, l’incertezza di ciò che ancora accadrà e la certezza che tutto cambia e passa e svanirà.

Il carpe diem oraziano è infatti in rapporto antitetico col futuro, diverso è quello di altri poeti, come Catullo, quest’ultimo invita a vivere un presente intensamente, sofferto, goduto, apprezzato e ciò che da più sapore alla vita è proprio il pensiero della certezza dell’incertezza del domani.


Ciò che è certo è che davvero tutto passa, secondo il filosofo Eraclito


Non puoi entrare due volte nello stesso fiume e questo perché - l'acqua che ti ha bagnato la prima volta - se ne è già andata via seguendo la corrente.

Eppure, quell’acqua, quel fiume ci appaiono sempre gli stessi.


 

Le cose che passano


Autrice: Beatrice Alemagna

Casa editrice: Topipittori

Età consigliata: dai quattro anni in sù

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