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Lo Schiaccianoci

Aggiornamento: 2 lug

di Clara Sorce





Il Natale per me significa tradizione. Tradizione che si rispecchia nella famiglia riunita intorno ad una grande tavola, i giochi e lo scambio dei doni. Ma per me significa anche leggere, o come spesso accade, rileggere i grandi classici della letteratura natalizia. In particolar modo rileggo due titoli che a parer mio racchiudono l'essenza del Natale: Lo Schiaccianoci di E. T. A. Hoffmann e il Canto di Natale di Charles Dickens.

Quest'anno vi racconterò il capolavoro di E. T. A. Hoffmann in una particolare ed elegante edizione edita da BUR con le illustrazioni di Sanna Annukka. Ciò che rende proprio prezioso il volume sono le illustrazioni. La Annukka, illustratrice e tipografa inglese (di origini finlandesi), investe col suo segno la fiaba. Nel suo stile riecheggiano i paesaggi e le tradizioni del suo paese sono una continua fonte di ispirazione per i suoi disegni.


La storia la si conosce nella nota versione in musica di Čajkovskij e nella versione adattata al balletto ad opera di Dumas, Lo Schiaccianoci da due secoli continua ad affascinare grandi e piccini.

Concepito nel 1816 da Hoffmann la fiaba si sviluppa proprio la vigilia di Natale.

La vigila di Natale due bambini, Marie e Fritz, figli dell'ufficiale sanitario dottor Stahlbaum avevano il divieto assoluto di entrare nel salone. I due fratelli per passare il tempo che li attendeva dall'aperture delle porte del salone, si chiedevano quali doni Gesù bambino avrebbe portato loro. Di una cosa però erano certi! Il padrino Drosselmeier avrebbe portato in dono un congegno straordinario.

Il consigliere d'Alta Corte di Giustizia Drosselmeir era tutto fuorché bello. Piccolo di statura, il viso solcato da rughe profonde sul quale faceva bella mostra una benda nera sull'occhio destro. La testa pelata era nascosta sotto una splendida parrucca di vetro filato. Ma il padrino Drosselmeier aveva le mani d'oro, era un'artista e un uomo dal fervido ingegno, egli era un grande esperto di orologi. Ogni volta che veniva a far visita alla famiglia Stahlbaum portava in dono un piccolo regalo ai bambini della casa e anche quella sera li deliziò di un dono stupefacente: su un prato verde punteggiato di fiori colorati stava poggiato un magnifico castello con torri dorate e finestre di cristallo. Al suono di un carillon porte e finestre si aprirono rivelando, minuscoli gentiluomini che passeggiavano per le sale in compagnia delle loro dame. Quello non fu il solo regalo straordinario che i piccoli ricevettero in dono la vigilia di natale, nascosto in un angolo stava un piccolo schiaccianoci. Vedete cari lettori quello non è uno schiaccianoci qualunque, prestate molta attenzione al passaggio successivo del racconto! Fu la piccola Marie a scorgere lo schiaccianoci nel tavolo dei regali, stava lì discreto e silenzioso in attesa:


"Ah, papà ..." disse alla fine Marie "di chi è quell'omino lì acconto all'albero?" "Oh, quello!" rispose il signor Stahlbaum. "Quello, piccola mia, dovrà lavorare sodo per tutti voi: schiaccerà un mucchio di noci con i denti per te, Luise e Fritz. È vosto".

Quella sera stessa schiaccianoci compì il suo dovere deliziando le due piccole Stahlbaum ma Fritz mise a dura prova il povero omino. Cominciò a cacciargli in bocca noci sempre più grosse finché - CRACK! - tre denti saltarono via al povero sventurato. L'accadimento portò dell'attrito nei due bambini. Marie, nominata dal padre la custode dello schiaccianoci, accusò il fratello e si prodigò a soccorrere il suo adorato schiaccianoci di contro il fratello sentenziò che lo schiaccianoci «è un buon a nulla!». La festa si concluse ma la disputa tra i due fratelli non era conclusa e il povero sventurato era in condizioni critiche. Quella sera Marie non volle andare a letto prima di essersi presa cura del suo prediletto, visto che era una bambina giudiziosa la madre le concesse di andare a letto più tardi. Marie si recò nella vetrina dei giochi, l'aprì vi poggiò su lo schiaccianoci, si sfilò il nastro di seta che indossava e con quello medicò lo schiaccianoci. Mentre stava sistemando le sue bambole e si dedicava amorevolmente a schiaccianoci accadde qualcosa di straordinario e magico. A mezzanotte in punto, la pendola del soggiorno segno l'ora e la civetta che vi stava sopra scomparve, al suo posto appollaiato vi stava il padrino Drosselmeier, che con le lunghe code della sua marsina gialla, come enormi ali, coprì il quadrante dell'orologio. Marie chiese all'uomo cosa stesse succedendo ma questi non gli rispose. La situazione si fece sempre più inquietante, la piccola però non si perse d'animo, ma ad un tratto vide comparire un esercito di topi e l'aria si riempì di queste parole:


Frr -frr! Zzz - Zzz! Ronzate orologi, tacete i rintocchi! Il re a sette teste è fino d'orecchi. Zzz - Zzz! Frr -frr! Dell'ultimo scontro si spegne il clamore, Tutto è finito, battete le ore. Frr -frr! Zzz - Zzz!

Ad un tratto dall'angolo buio fece la sua comparsa l'orrendo re dei topi. Il re dei topi, un essere orripilante dalle sette teste coronate. In quel momento accaddero diversi eventi, i giocattoli presero vita e guidati da schiaccianoci combatterono una dura battaglia con il re dei topi e il suo esercito. In un momento cruciale della battaglia quando sembrava tutto perduto per la fazione dei giochi Marie chiese aiuto al padrino ma questi non le diede ascolto così diede un calcio all'esercito dei topi. Il gesto ebbe i suoi frutti ma la piccola cadde e il vetro della vetrina si infranse ferendo la bambina che svenne. La mattina seguente Marie si trovò nella sua stanza con la madre che le raccontò in modo concitato della sua ferita, ma Marie aveva un unico pensiero il suo schiaccianoci e la battaglia della sera prima. A darle una risposta sarà la storia della principessa Pirilipat, della maledizione che la colpì ad opera della signora Mauserinks e della noce Krakatuk. Marie scoprì dal racconto che quello che all'apparenza era un ordinario schiaccianoci era in verità il nipote del padrino vittima di una maledizione. Marie riuscirà a rompere la maledizione afflitta al giovane attraverso le cure a l'amore verso questi e superando innumerevoli prove. Schiaccianoci dal canto suo sconfisse il suo acerrimo nemico il re dalle sette teste grazie all'aiuto di Fritz.

La fine ... beh se guardate bene bene cari lettori l'avete proprio sotto il vostro naso. Schiaccianoci ritornò ad essere un bellissimo principe e lui e Mari vissero per sempre felici e contenti nel loro piccolo regno che solo occhi capaci di vedere possono scorgere. E indovinate un po'? Era proprio il castello portato in dono dal padrino Drosselmeier.


Ciò che apprezzo di questa storia è il modo in cui lo scrittore coinvolge il lettore, rivolgendosi a lui direttamente nei punti salienti della narrazione. Siamo coinvolti attivamente.

Lo Schiaccianoci rimane un grande classico natalizio, che sia nella sua forma originale del manoscritto sia nella sua versione teatrale è sempre di un'intramontabile bellezza che lascia proprio tutti col fiato sospeso, ci sorprende facendoci vivere la magia del natele.


 

Lo Schiaccianoci

Autore: E. T. A. Hoffmann Illustratrice: Sanna Annukka Casa editrice: BUR Rizzoli Età di lettura: dai dieci anni in sù

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