top of page

Lucio Fontana

di Clara Sorce





1947 un uomo dalla doppia vita intimamente connesse, una argentina l’altra italiana, porta nella sua valigia, in un viaggio di ritorno in Italia, non solo il Manifesto blanco ma anche una, altrettanto preziosa, cartella colma di studi e disegni in cui ricorre il tema del nucleo e del vortice, si tratta di una nuova ricerca espressiva, una dimensione che vede di lì a poco lo sviluppo inedito della dimensione spaziale. L’uomo in questione è un artista, uno dei più geniali, che diede all’arte del Novecento un grande rinnovamento: Lucio Fontana.

Un albo che reca come titolo proprio il suo nome a opera di Fausto Gilberti, edito da Corraini, ne ripercorre i passaggi salienti della poetica dell’artista “spaziale”.


Racconterò ora la storia di un artista, tale Lucio Fontana, scultore e pittore “spaziale”.

Queste brevi parole accompagnano i piccoli lettori in una storia straordinaria che suscita in loro dei pensieri contrastanti e al contempo profonde riflessioni, come lo è la storia del processo creativo di Fontana. Si sa, l’arte contemporanea è filosofica per natura, basata sui perché, sul sapere, ma è anche un’arte che porta turbamento, frustrazione e le opere di Fontana non sono escluse. Gilberti concepisce un albo “attivo” come è l’arte contemporanea che non vuole un pubblico assorto, quasi adorante e rassicurato, ma vuole un pubblico critico, attivo, capace di porsi domande e l’autore lo fa con i fruitori più seri che ci siano: i bambini. Il suo segno “primordiale” di facile decodifica da parte dei bambini perché vicino al loro fare artistico, legato al bianco e il nero, da spazio al divenire delle storie. L’autore racconta con sapienza i fatti storici artistici, senza omettere nulla con un linguaggio colto a cui si legano anche terminologie specifiche. In Fontana Gilberti racconta come nacquero le opere della serie dei Concetti spaziali. Nati da un errore e da un gesto a volte estremo come quello dell’eliminazione di questi, come spesso accade anche ai bambini che accartocciano il foglio gettandolo, si scopre al contrario che un errore è una possibilità. Ecco Fontana “mostra” ai piccoli lettori quanto sia prezioso l’errore e le possibilità che questo possa dare.


Un taglio che squarcia la tela legato ad un gesto, distruttivo, che porta con sé invece la possibilità. La possibilità della scoperta. La scoperta dello spazio, sua più grande passione e aspirazione, ossia ciò che da tempo cercava di rendere visibile con la sua arte. Gilberti ci racconta del ciclo dei Tagli per i quali l’artista conia l’appellativo di Attese. Alla fine del 1958 Fontana, assecondando un processo di riduzione al monocromo, perviene al Taglio, una lacerazione inferta alla tela che avviene con un approccio meditativo e ritmico, incentrata su una gestualità concentrata e definitiva. Nelle Attese si evidenzia il significato di pausa temporale. Il taglio è una sorta di atto di azzeramento ma insieme di costruzione. L’attesa è una implicazione avveniristica dovuta all’attesa di un futuro immaginario. Quando lessi l’accadimento del concepimento della serie dell’attese ai miei bambini della classe II della scuola primaria rimasero senza parole. Alcuni stupiti del fatto che un artista che non aveva mai lasciato la terra fosse arrivato a conquistare lo spazio; mentre altri, al contrario, sono stati critici enunciando che buchi e tagli in una tela erano capaci di farli anche loro. Ecco allora che proseguendo la lettura insieme scopriamo che molti la pensano come loro, tanto da produrre dei falsi; arrivando a come Fontana con ironia e creatività contrastò il fenomeno. Ma sopratutto questo li ha fatti riflettere sul fatto che  “l’idea” nasce dall’artista, da una sua profonda riflessione, non solo dettato dal caso ma soprattutto Fontana ha avuto il coraggio per perseguire la sua intuizione creativa mostrandola al mondo dell’arte, perché quello era la dimostrazione dell’atto liberatorio dalla materia, quella era la dimostrazione di un uomo che appartiene alla vastità del presente e del futuro, alla vita in senso proprio. Gilberti alla conclusione del suo albo ci lascia con una breve ma incisiva biografica dell’artista che lo vede talmente anticipatore nei tempi che l’anno dopo la sua morte, avvenuta nel 1968, accade il primo allunaggio dell’uomo sulla luna. Sul retro di una sua tela scrisse:


La luna, l’uomo ci va e ci fa un segno

 

Lucio Fontana

Autore: Fausto Gilberti

Casa editrice: Corraini

Età consigliata: dai sette anni in su

Post recenti

Mostra tutti
Meka Chan

Un manga ci rammenta quanto sia importante essere “umani” anche in un mondo iper tecnologico: Meka Chan di Claudio Acciari.

 
 
 
Gita sulla luna

Gita sulla Luna immerge cromaticamente nella luna, nei suoni, nella sua luce argentea, scenari di una gita scolastica insolita.

 
 
 

Comments


bottom of page