di Clara Sorce
Esistono storie nel panorama editoriale per l’infanzia capaci di accogliere inquietudini, paure e conflitti? La risposta è racchiusa in uno dei capolavori editoriali rivolti all’infanzia, albo nato dal genio creativo di Maurice Sendak Nel paese dei mostri selvaggi.
Nel paese dei mostri selvaggi, pubblicato per la prima volta in Italia da Emme Edizioni nel 1967, oggi edito da Adelphi, è considerato una pietra miliare della storia della letteratura illustrata per l’infanzia. Il titolo in inglese è Where the wild things are che tradotto significa Nel paese delle “cose selvagge”. “Cose” parola generica rispetto a “mostri”, infatti, sono tante le cose che fanno paura ai bambini non ci sono solo i mostri, ci sono anche emozioni dirompenti come la paura di qualcosa, il sentirsi tristi o quando si è molto arrabbiati e si dicono parole brutte. Pensieri e sentimenti che fanno parte della vita quotidiana, sono un pò come dei mostri che devono essere dominati per diventare Re. Ed è proprio quello che capita al nostro Max, piccolo e selvaggio protagonista di questa fantastica storia. L’albo si apre con lo scatenato Max travestito da lupo che ne combina di tutti i colori, con il consequenziale rimprovero da parte della madre che lo ammonisce dicendogli:
“mostro selvaggio” e Max gli rispose “e io ti sbrano”
La madre sentendosi tale risposta lo mise in punizione, mandato a letto senza cena. Max si arrabbia tanto che ha voglia di scappare da tutto e da tutti, reazione che l’infante grande e piccino prova quando viene rimproverato e punito dalla mamma dopo aver fatto delle marachelle.
Ma come può un bambino risolvere tale conflitto? La chiave per dominare le “cose selvagge” è la fantasia, ed è proprio questa formula ciò che rende irresistibile Nel paese dei mostri selvaggi.
Una volta in camera Max assiste a una metamorfosi, la sua camera si trasformò in una foresta e si formò perfino un mare. La sintassi verbale e visiva è all’insegna del dinamismo, si passa da una dimensione realisticamente temporale, con i capricci di Max e la punizione della mamma a un piano senza tempo, tutto interiore dove l’immaginazione e la rabbia trasformano la camera nel luogo dell’avventura. La cameretta, luogo in cui prendono vita giochi, sogni e sentimenti è il punto di partenza di un viaggio su un barca a vela fuori dal mondo e fuori dal tempo.
Il piccolo navigò per mesi e dopo un anno giunse sull’isola dei Mostri selvaggi. L’isola, luogo avventuroso per eccellenza, è abitata da esseri mostruosi alter ego del piccolo Max, in quanto hanno gli stessi artigli del travestimento del piccolo protagonista e come ogni mostro che si rispetti hanno le corna come quelli mitologici o fantasiosi, ruggiscono e digrignano i denti, ma l’isola è anche metafora della crescita e della maturazione del bambino. Max alla vista dei mostri non ebbe paura, fu molto coraggioso e disse:
“accuccia!”, e li domò con il trucco magico di fissarli negli occhi gialli senza batter ciglio.
Cosi Max in-personifica la prepotenza, l’autorità fino ad essere proclamato re dei mostri selvaggi in quanto è considerato dagli abitanti dell’isola
[…] più mostro selvaggio di tutti.
È sull’isola che Max fa i conti con il suo conflitto emozionale, ciò viene espresso dal Sendak nelle illustri tavole “silenziose” della ridda selvaggia. Esattamente collocate a metà del racconto le tavole della ridda selvaggia non sono silenziose bensì chiassose, vitali dove si raggiunge l’apice emotivo della narrazione, provocando ancora una volta una collisione tra tempo e assenza di tempo. Il ballo con i mostri è estremamente dinamico si percepisce l’eco di urla che rompono il silenzio fino a che giunse la notte e le emozioni vengono improvvisamente interrotte da Max
Ora Basta!
cacciando i mostri a letto senza cena. Nell’isola regna la quiete i mostri dormono ma Max si sentirà solo e desidererà di essere in un posto dove c’è qualcuno che lo ama più di ogni altra cosa al mondo. Guidato dal profumo di cibo che proveniva da lontano decise di abdicare al trono del paese dei mostri selvaggi.
Il viaggio di Max è un viaggio iniziatico ed epico verso le forze ctonie più oscure. Quelle ‘cose selvagge’ che, come i leoni e i draghi delle antiche mappe, vivono là dove finisce il mondo che conosciamo. Ma la barchetta su cui viaggia è di carta, così come le buffe creature che incontra, con i loro piedi grandi, i lunghi riccioli leonini, le bocche larghe, gli artigli inoffensivi. Forse Sendak voleva invitarci tutti a non avere paura di partire.
(Anna Castagnoli)
Filo rosso dell’albo è la fantasia, strumento del bambino per domare “i mostri selvaggi”, cioè quei sentimento della vita quotidiana come la rabbia, la paura, la tristezza che il bambino fin dai primi anni gestisce al meglio delle proprie capacità. Max è arrabbiato con la madre che lo ha punito, ma grazie alla fantasia riesce a domare i propri sentimenti e una volta gestiti ritorna ad evocare il possesso dell’amore parentale fonte di sentimenti contrastanti in ogni bambino, il cibo che inizialmente viene sottratto per punizione diventa in conclusione la via per tornate a casa, ritornato alla realtà trova una zuppa calda che fa sentire il protagonista amato più di ogni cosa al mondo. Max è il primo bambino di carta che ha interpretato l’ambivalenza dell’animo umano. Nel paese dei mostri selvaggi da una visione concreta del tema dei sentimenti e della vulnerabilità del bambino, ciò che ci trasmette l’autore è chiaro non è un bambino che è stato messo in punizione con la consequenziale risoluzione del conflitto in chiave moralistica o pedantesca in cui il bambino capriccioso o rabbioso corrisponde a un esito narrativo punitivo, piuttosto Sendak ci fa vedere i mostri che abitano dentro di noi e il luogo dove domarli.
Nel paese dei mostri selvaggi
Autore: Maurice Sendak
Casa editrice: Adelphi
Età consigliata: dai 3 anni in su
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