Professione coccodrillo
- clara sorce
- 4 giu
- Tempo di lettura: 5 min
di Clara Sorce
Le storie per immagini danno ai lettori il benvenuto nel mondo delle narrazioni visive; affermando a gran voce come nel mare delle immagini, nell’immaginario collettivo, ci siano segni, forme, storie, sogni e speranze che l’uomo da sempre affida all’arte e alla letteratura, apprendimenti e frequentazioni estetiche ed esistenziali decisivi nella costruzione di una sapienza di senso e felicità e quindi del benessere dell’individuo e della collettività.
Ho deciso di aprire questa recensione con le parole contenute nell’introduzione del libro Meraviglie Mute. Silenti book e letteratura per l’infanzia di Marcella Terrusi perché credo fermamente che il picturebook, o meglio, il silent book che sto per raccontarvi racchiude in sé quanto sopra enunciato dalla Terrusi. Si tratta di un albo che ha solleticato molto la mia mente da lettrice, ma soprattutto, ha colpito quel mio lato curioso di instancabile ricercatrice; ma basta con le mie prime impressioni vi svelo l’albo in questione: Professione Coccodrillo di Giovanna Zoboli e MariaChiara Di Giorgio. Prima di raccontarvi la storia voglio soffermarmi su un aspetto importante che è quello del rapporto, importante e strettissimo, fra l’idea, il soggetto, la scrittura, le immagini, al fine di concorrere nella produzione di una storia. Spesso si pensa che i silent book non necessitano di uno scrittore, al contrario, questi sono essenziali quanto l’illustratore al fine della creazione della storia sequenziale; Professione Coccodrillo ne è un egregio esempio.
Quando mi approcciai per la prima volta all’albo ero ancora una studentessa Accademica alle prese con la stesura della tesi. Rimasi colpita da quest’albo perché in esso avevo trovato la forma concreta di che cosa sia un albo illustrato ossia un iconotesto nel quale segno e parola si compenetrano, danzano, si giustappongono in un’alternanza perfetta capace di creare un racconto dinamico, lirico e poetico. Ecco l’opera della Zoboli e della Di Giorgio unisce a questo un ulteriore tassello ovvero quello del fumetto creando un silent book che contiene meraviglia, stupore, metafore dell’infanzia e della vita in cui l’occhio si perde alla ricerca dei più piccoli dettagli nascosti per solleticare occhio e mente. Ancora ricorrono le parole della Terrusi:
Nei capolavori della letteratura silenziosa si narra spesso la relazione fra ciò che è molto piccolo e ciò che è molto grande, un dualismo che interessa da sempre la filosofia in Oriente come in Occidente; narrare con le immagini ciò che non si può dire altrimenti è anche un modo per evocare la forza primigenia del linguaggio, per invitare a indagare ancora il mistero dell’infanzia nella sua dimensione principale, quella metamorfica che ci ricorda che iamo esseri in mutamento.
Professione Coccodrillo è una storia metamorfica che sorprende i suoi lettori in un sorprendente gioco di rimandi sul rapporto fra identità e “maschera”, in ciò che è scontato e in ciò che non lo è fino a giungere ad una profonda riflessione sugli stereotipi. L’albo si costruisce su delle tinte delicate, trasparenti e “acquatiche”. Il suo sviluppo è all’Italiana il che rende la narrazione sequenziale estremamente cinematografica. Nella copertina si staglia su un cielo notturno un sorridente coccodrillo. Primo albo e a darci il benvenuto, in un cielo notturno, frammenti di un luogo esotico… voltiamo pagina e scopriamo che è il sogno di un coccodrillo che dorme beatamente nel suo letto. Ma ecco che ad interrompere il sogno è il suono della sveglia, è ora di alzarsi e cominciare la giornata. Si prepara, vede spaccati di vita esterna ed interna del suo appartamento. Si mette infine giacca, sciarpa e cappello e SBAM si chiude la porta dietro di sé uscendo di casa. Entra in ascensore con un suo coinquilino, si salutano ed esce in strada. Ed è lì che comincia la sua esplorazione della città. Vediamo attraverso i suoi occhi le sfaccettature dell’animo umano. La velocità dello scorrere della vita; è incalzante ma al contempo si staglia la lentezza del Coccodrillo che vive al contrario lentamente perdendosi per vie, osservando le vetrine dei negozi. Ma ecco che una macchina prendendo a velocità una pozzanghera lo bagna, era una donna incrociata con al fianco un bambino un pò dispettoso. Il coccodrillo prosegue per la sua strada e scende nelle viscere della città per prendere la metro.
Un variegato crogiolo di etnie, umani e animali, personalità, e identità variopinte. Il nostro coccodrillo è intento a leggere il giornale ma è proprio in questa scena che comincia a marcarsi il gioco delle piccole e meravigliose sorprese dove a volte non si riesce a distinguere l’animale dall’umano. Giunto a destinazione si sofferma ad acquistare dei fiori e viene rapito dall’invitante odore proveniente da una macelleria. La scena aerea della piazza è suggestiva ed evocativa citando le più belle riprese aere della storia del cinema. Entra in un grande cancello lasciando all’entrata la donna bigliettaia o custode. Sembra alla prima apparenza che quella sia una villa comunale ma voltiamo pagina e scopriamo pian piano che le apparenze spesso ingannano. Di fatto quello è uno zoo ed è lì che come coccodrillo lavora il nostro. Le due autrici concepiscono un albo che solletica i suoi lettori. Ricordo ancora lo stupore, la gioia i toni che pian piano si alzavano per l’eccitazione della scoperta dei miei bambini quando lessi loro l’albo. La loro felicità stava anche nel fatto che il coccodrillo per andare a lavoro compiva le stesse azioni che compiono loro per andare a scuola di fatto la Di Giorgio nella realizzazione delle tavole collega molto il suo vissuto con quello dei lettori. Ad ispirarla è stata la sua vita stessa, cosa che traspare. Concludo con queste righe: le parole delle due autrici perché spero che vi colpiscano quanto hanno colpito ed emozionato me che tengo in mano questo capolavoro che è capace di connettere la comunità della meraviglia, ossia i lettori.
Sono stata ispirata dalla mia vita: c'è la mia casa, le mie strade, i miei negozi. Se ripenso a quello che leggevo da bambina, mi viene in mente Babbo Natale di Raymond Briggs; inoltre, No Kiss for Mother, di Tomi Ungerer. Entrambi hanno rappresentato una vita quotidiana che sembrava la mia. Hanno attirato anche me, che è quello che ho cercato di fare con questo libro.
MariaChiara Di Giorgio
Questa storia nacque fin dall’inizio senza parole, la vidi come fossi stata al cinema, come una lunga sequenza, e poi la scrissi così come l'avevo immaginata, come si fa con un soggetto cinematografico. Né mai mi è venuta, in seguito, la tentazione di aggiungerle (nemmeno quando mi fu proposto per un'edizione straniera): era chiaro che così era e così avrebbe dovuto restare.
Giovanna Zoboli
Professione Coccodrillo
Autrice: Giovanna Zoboli
Illustratrice: MariaChiara Di Giorgio
Casa Editrice: Topipittori
Età Consigliata: dai cinque anni in su
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