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Reading Break

La libertà della sperimentazione, il nutrimento della lettura


Intervista a  Şenay Boynudelik a cura di Clara Sorce





Gianni Rodari in un tempo in cui ancora non esistevano smartphone, consol complesse di videogiochi e social network enunciò in un manifesto i Nove modi per insegnare ai bambini a odiare la lettura. All’epoca sul libro incombeva la minaccia della televisione che intimoriva con i suoi bagliori una “supremazia” quasi assoluta, ma adesso che le luci e gli effetti si sono intensificati e i dispositivi sono più “esperenziali” questo manifesto può valere ancora? Credo che interrogarsi su ciò che c’è stato di buono nel passato e ciò che di nuovo ci sia in tempi contemporanei sia fondamentale per noi adulti al di là del ruolo che ricopriamo nella vita dei bambini. Ed è quello che si è chiesto un’insegnate della scuola primaria e dell’infanzia del Centro Diaconale “La Noce”- Istituto Valdese: Şenay Boynudelik. Şenay Boynudelik è laureata in Lingue e Letteratura Turca alla Marmara Univesity. La nostra si ritrova ad essere da prima appassionata e curiosa cittadina del mondo fino a quando decide di mettere radici in Sicilia. Giunta in Sicilia nel suo capoluogo Palermo per lavorare per un progetto all’Università dí Palermo nasce in lei il desiderio di trasmettere la passione per la lingua inglese ai più piccoli giungendo alla suola primaria e dell’infanzia del Centro Diaconale “La Noce”- Istituto Valdese. Qui sperimenta con un occhio curioso, ma soprattutto in uno stretto rapporto interdisciplinare, che guarda oltre l’orizzonte. Il suo orizzonte la porta oltre l’isola scoprendo nuove pratiche per far appassionare i più piccoli alla lettura. Ecco che nasce il progetto Reading Break che alla mia mente ha affiorato il manifesto rodariano e quanto questo sia attuale più che mai.


Il bosco ospita Şenay che ci racconta di questa esperienza particolare. Ogni giovedì dalle ore 12:30 alle 13:10 per la scuola Valdese risuona il delicato suono di una campana quello è il segnale. Tutto si ferma. Tra le aule, i corridoi, la portineria, la cucina, i laboratori in tutta l’intera scuola riecheggia il silenzio. Solo un leggero suono lo rompe: il delicato fruscio delle pagine di libri, fumetti, albi illustrati, eccetera. Questo è ciò che accade durante il Reading Break. Qui di seguito il racconto di un viaggio letterario dalla voce di Şenay Boynudelik, sua ideatrice.




Come nasce l’idea del Reading Break?

L’idea del Reading Break nasce da un’esigenza profonda: quella di ritrovare, all’interno del tempo scolastico, un momento di autentica quiete dedicato alla lettura. In un’epoca dominata dalla velocità e dalla frammentazione dell’attenzione, ho sentito la necessità di restituire dignità al silenzio che accompagna un libro aperto, creando uno spazio condiviso in cui ogni individuo – adulto o bambino – potesse riscoprire la bellezza di perdersi tra le pagine.


Perché svolgere il Reading Break a scuola?

La scuola non è solo un luogo di trasmissione del sapere, ma un laboratorio di crescita umana, emotiva e culturale. Inserire la lettura in un tempo strutturato e collettivo come quello scolastico significa affermare il valore della cultura come bene comune, accessibile a tutti. Fermarsi insieme a leggere, anche solo per 15 minuti, è un gesto di cura verso sé stessi e verso la comunità educante di cui facciamo parte.


Come hanno reagito i bambini e le bambine all’iniziativa?

La loro reazione è stata sorprendente: dopo un iniziale stupore, hanno accolto il Reading Break con entusiasmo e naturalezza. Alcuni portano da casa i loro libri preferiti, altri si affidano alla scoperta casuale di una nuova storia, ma tutti – nessuno escluso – si immergono in un silenzio carico di significato. È un silenzio attivo, vibrante, in cui ciascuno esplora mondi interiori e immaginari. Si percepisce chiaramente che, in quei dieci minuti, qualcosa si muove in profondità.


Da dove nasce l’ispirazione?

L’ispirazione nasce da esperienze internazionali, ma anche da una riflessione personale su cosa significhi davvero educare. Ho pensato a quanto la lettura abbia arricchito la mia vita, aiutandomi a comprendere il mondo e me stessa, e ho desiderato che anche i miei studenti – e tutti coloro che vivono la scuola – potessero vivere quell’intimità preziosa con la parola scritta. È un atto di resistenza gentile contro l’omologazione e l’urgenza costante.


Bambini e bambine giunti quasi alla fine del percorso scolastico: cosa portano con sé da questa esperienza?

Portano con sé la consapevolezza che leggere non è un dovere, ma un diritto; che un libro può diventare rifugio, specchio, viaggio. Hanno imparato che nella lettura non si è mai soli, perché le parole ci collegano a pensieri, emozioni e storie universali. Credo che lasceranno la scuola con l’idea che prendersi del tempo per leggere sia una forma di amore per sé stessi e per il proprio futuro.


Si è nutrita la passione per la lettura e il libro?

Assolutamente sì. La passione ha bisogno di essere alimentata con gesti concreti, rituali ripetuti, spazi protetti. Il Reading Break ha permesso a molti bambini e bambine di scoprire il piacere di leggere per il solo gusto di farlo, senza interrogazioni, senza voti. È nata una piccola fiamma in ciascuno di loro, e sono convinta che, se ben custodita, continuerà ad ardere anche oltre le mura scolastiche.

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