Un grande giorno di niente, il vero valore della noia
- Chiara Petralia
- 10 mar
- Tempo di lettura: 4 min
di Chiara Petralia
Il solito posto, la solita pioggia, la solita casa.
Tutto uguale, sempre uguale per la centesima volta.
Ogni tanto sembra che tutta la noia del mondo si sia data appuntamento in un unico posto al solo scopo di torturarci. Per fortuna, il nostro protagonista ha il suo gioco, così può trascorrere tutta la giornata ad uccidere marziani senza curarsi di quell'immenso, immobile niente. Finché... la tragedia delle tragedie si trasforma in qualcosa di inaspettato. Quando il suo gioco cade in acqua, il bambino si trova per la prima volta da solo con se stesso, da solo con il grande e solito niente che lo ha sempre circondato. Lì si rende conto che il mondo è tutto da scoprire, ché Lui - capriccioso - nasconde i suoi segreti a chi non lo guarda con la dovuta attenzione. In un tempo in cui tentiamo ogni impresa per fuggire il Niente, dove gli adulti temono la noia dei bambini e per questo colmano le loro giornate di attività di ogni tipo; Beatrice Alemagna ci ricorda quanto sia importante ascoltare il vuoto intorno a noi, se vogliamo davvero ascoltare il vuoto che è dentro di noi. Un grande giorno di niente è un albo ricco di generose illustrazioni che ci trasportano dentro un mondo uggioso e odoroso di terra bagnata. Un mondo che somiglia a quelli che vivevamo da bambini.
Ed è proprio il ricordo di alcune noiose giornate d’infanzia ad averlo ispirato: «...da piccoli ignoriamo che annoiarsi significa avere la possibilità di sognare e che sognare è un atto necessario alla costruzione di noi stessi. La noia è in effetti un tempo privilegiato per osservare, riflettere, immaginare, creare. Il tempo vuoto, senza obblighi né faccende da sbrigare o attività prestabilite, è quello spazio elastico che permette al bambino di trovare se stesso all'interno delle sue risorse personali. Entrare in sé e fabbricarsi vite diverse. Questo mi sono ricordata, pensando alla mia perduta noia infantile». Dalle dichiarazioni della stessa autrice emerge il tema fondamentale di questo suo libro. Alemagna parla di quella che sembra essere diventata la grande assente nella vita di adulti e bambini: la noia. Apparente nemica, l’abbiamo combattuta al fine di estinguerla, rischiando di raggiungere lo scopo. Abbiamo imparato a temere il vuoto, ma se ci fermiamo ad ascoltare il silenzio intorno e dentro di noi, possiamo scoprire che - non troppo in superficie - esiste un brulichio di pensieri che ci chiedono di prestare loro attenzione: vogliono dirci chi siamo e cosa vogliamo davvero. Il vuoto ci sprona a trovare i mezzi per riempirlo, ci chiede di usare la fantasia, il gioco, l’esplorazione e l’ingegno per creare mondi immaginari in cui ci piacerebbe abitare.
Come quando da bambini, non avendo altro da fare, trascorrevamo il nostro tempo ad arrampicarci su un albero per osservare le formiche, impastare una torta col fango e toccare ogni cosa con le mani sporche, correre a tifare per le goccioline che gareggiavano sui finestrini delle auto, cavalcare dei manici di scopa come veri cowboy, esplorare un giardino-giungla e giocare a fare finta di diventare incredibili personaggi. «I giochi con cui i bambini si divertono, sono quelli che inventano loro. Per farlo bisogna vivere quel sentimento che è sempre trattato male: la noia. Se ti annoi, inventi» (Galimberti, 2024). Questo è il motivo per cui, secondo il filosofo, gli adulti non dovrebbero sottoporre i bambini ad infiniti impegni. Al contrario, bisogna concedere loro il tempo e lo spazio per provare sentimenti fastidiosi e sfruttare le proprie risorse interne alla ricerca di stimoli tutti nuovi. Solo in questo modo si può scoprire che la noia non è mai stata nostra nemica, ma grande compagna del gioco creativo. Quando il protagonista del libro si ferma finalmente ad osservare, scopre un mondo del tutto nuovo, diverso da come si era finora presentato ai suoi occhi. Tutti i sensi sono coinvolti, permettendo al bambino di sperimentare delle vere e proprie epifanie, come Proust con le sue madeleine, rivive ricordi che credeva di aver dimenticato. Ciò che aveva sempre guardato distrattamente, si presta per la costruzione di un nuovo gioco fantastico: adesso è possibile parlare con le lumache o perfino essere il protagonista di una metamorfosi letteraria, come quando il suo stesso corpo sembra trasformarsi in un tronco ben ancorato al terreno. «La fantasia costruisce con il reale sul reale» (Zolla, 1964) e il gioco è la rielaborazione che il bambino fa delle esperienze che ha vissuto, «un processo attraverso il quale il bambino combina i dati dell’esperienza per costruire una nuova realtà» (Vygotskij, 1972). Ma proprio perché la fantasia e l’immaginazione costruiscono sui dati raccolti attraverso la nostra esperienza del mondo, è importante che i bambini imparino a stare nella noia, allenando il proprio sguardo fantastico e imparando a trasformare il quotidiano in straordinario.
In Grammatica della Fantasia, Gianni Rodari riporta alcuni suoi appunti nati dall’osservazione di due bambini impegnati a giocare. Il mondo circostante a loro, apparentemente poco interessante ai loro occhi e quindi noioso, assume dei significati nuovi e non ordinari. La pineta che faceva parte della realtà quotidiana delle vacanze, racconta Rodari, non li interessa come tale: per questo i bambini la promuovono a segno di un nuovo significato. Così, delle semplici e trascurabili pigne, estratte dal loro contesto, si trasformano in polli, una scatola diventa prima nave, ora casa, un pezzo di terra è prima campo e poi isola. Chi si annoia sviluppa idee innovative, inventa, gioca, crea, immagina. La noia ha un profondo valore introspettivo. Ci costringe a trascorrere un po’ di tempo in nostra compagnia e a prestare ascolto. Il rischio è di guardarsi allo specchio e riconoscersi, così come il protagonista guardandosi allo specchio, ritrova in lui il riflesso del padre. Chi impara ad annoiarsi, prima o poi, rischia di provarci gusto e di capire che niente è mai perfettamente uguale. Questo è il vero valore della noia.
Un grande giorno di niente
Autrice: Beatrice Alemagna
Casa editrice: Topipittori
Età consigliata: dai cinque anni in su
Bibliografia e sitografia
Alemagna B., Un grande giorno di niente, Topipittori https://www.topipittori.it/it/topipittori/un-grande-giorno-di-niente
Galiberti U., https://www.youtube.com/watch?v=GF_iolCs9hY&t=602s
Zolla E., Storia del Fantasticare. Edizione Bompiani 1964
Vygotskij Lev. S., Immaginazione e creatività nell’età infantile. Edizione Editori Riuniti 2011
Rodari G., Grammatica della Fantasia. Edizione speciale 40 anni Einaudi Ragazzi
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