Un sasso è una storia
- clara sorce
- 17 mar
- Tempo di lettura: 4 min
di Clara Sorce
Nel campo artistico spesso gli oggetti sono al centro della ricerca. Questi possono attivare emozioni, sensazioni, “fastidi”, ricordi. Sono attivatori della fantasia e dell’immaginazione.
A tal proposito non si possono non citare alcuni movimenti artistici che dell’oggetto ne hanno fatto una chiara ricerca poetica del loro fare artistico. I movimenti Avanguardisti come il Dadaismo e il Surrealismo ne sono stati i precursori. Andrè Breton nel suo Dizionario abbreviato del Surrealismo del 1938 alla voce Oggetto definisce un articolato campionario di oggetti surrealisti che rappresentano le opere più originali e tipiche del movimento da lui fondato. Nel 1936, due anni prima della stesura del Dizionario abbreviato del Surrealismo, viene organizzata nella Galleria di arti primitive di Charles Ratton a Parigi l’Exposition surréaliste d’objets, esposizione in cui mise in scena gli “oggetti matematici” scoperti da Marx Ernst che rivelavano corrispondenze inaspettate fra le precise geometrie dello spazio e immagini oniriche degli oggetti naturali quali cristalli, piante carnivore, e gli oggetti trovati più o meno elaborati come sassi, conchiglie a cui si legano anche oggetti di culture esquimesi e oceaniche. Questo breve excursus dell’oggetto come scopo di ricerca da parte degli artisti vede il suo riconoscimento massimo nell’esposizione mussale o in galleria, atto che sancisce l’oggetto come opera in quanto tale per via del fatto che viene fruito dalla visione di più persone. Di fatto non si tratta solo di oggetti d’arte ma anche di manufatti antichi, naturali o che ci circondano nel nostro vissuto quotidiano, possono essere ammirati in Musei ed esposizioni temporanee al fine di raccontarci una storia. Ebbene gli oggetti per definizione sono “inanimati” ma come enunciato dall’antropologo Carlo Severi in L’oggetto-persona. Ritto, memoria, immagine l’oggetto può “animarsi”. Nel capitolo quarto, del testo L’oggetto-persona. Ritto, memoria, immagin, dal titolo La parola prestata, ovvero come parlano le immagini Severi ci rammenta che qualsiasi atto verbale presuppone una condivisione di identità pertanto ciascuno di noi ha fatto esperienza di una parola indirizzata ad animali o a oggetti inanimati ai quali attribuiamo, senza volerlo, una “personalità umana”.
Alfred Gell di questo fenomeno quotidiano ne ha fatto il fondamento della sua ricerca, concependo la teoria dell’attribuzione di soggettività agli oggetti. Questi riferimenti artistici figurativi e antropologi ci indirizzano a formulare una riflessione sulla relazione tra esseri umani e oggetti. L’umanità si serve degli oggetti per raccontare e veicolare la sua storia, l’artista Dadaista Man Ray li definisce “oggetti d’affezione” il che ci conduce a pensare all’oggetto come qualcosa a cui affidiamo sentimenti, speranze, aspetti ludici, fino ad affidargli la nostra stessa storia personale. Storia che narra di spaccati di vita, usi, mode, tradizioni e molto altro. Spesso per studio e in seguito per lavoro durante le attività in atelier mi è capitato di raccontare una storia partendo da un oggetto. Affidando la parola a quest’ultimo mi sono sempre più resa conto che un oggetto è una storia e un albo illustrato ne ha esaltato tale importanza. Un sasso è una storia di Leslie Bernard Booth e Marc Martin edito da Lapis è un albo dalle tinte brune che racchiude in sé l’emozione di poter “ascoltare” la storia di un oggetto che ha attraversato i secoli, abitando il nostro pianeta ben prima di noi. Si tratta di un oggetto piccolo che sta sul palmo della nostra mano, a volte lo nascondiamo chiudendolo nelle nostre mani o nelle tasche, come fanno spesso i bambini, si tratta del sasso. Quando stringiamo un sasso nelle nostre mani non teniamo un semplice oggetto ma una storia preziosa che ha attraversato epoche, secoli, e questo gli autori ce lo illustrano con estrema delicatezza partendo dalla tecnica impiegata per la loro creazione ossia l’acquerello. Le trasparenze delle tinte brune, come gli strati della terra fanno da sfondo alla vicenda di un sasso che ci racconta, per la precisione, la sua storia, perché un sasso è una storia.
Lo sai? Un sasso non è soltanto un sasso.
Così Leslie Bernard Booth introduce i lettori in una storia che ha dello straordinario. La prima tavola si apre in una spiaggia con un bambino intento a cogliere un sasso tra molti, tuttavia, quello non è ciò che sembra ad una prima sommaria visione perché un sasso nasce dal fuoco, viene eroso dall’aria per poi, in seguito, venire modellato dall’acqua. Questa è la storia della sua nascita. Un sasso racconta la storia più antica di tutte, che affonda le sue origini nel profondo della terra.
Un sasso è magma che ribolliva sotto la crosta della Terra. Un sasso era lava che zampillava dalla bocca di un vulcano.
Le rocce, i sassi non sono statiche, loro compiono un moto continuo, impercettibile a volte, che li conduce in uno straordinario viaggio. Loro sono i testimoni dell’evoluzione dell’umanità, è stato modellato, scolpito, sbriciolato, a volte ha aspettato pazientemente sui fondali del mare per milioni di anni. Lentamente va alla deriva cambiando inesorabilmente. Diventa strumento, rifugio, gioco fino a quando non lo troviamo e lo teniamo tra le nostre mani. Stringiamo il patrimonio dell’umanità che Marc Martin illustra magistralmente. I due autori ci restituiscono una voce che fonde scienza e poesia. Poesia che in appendice lascia il posto alle curiosità dei più piccoli con un accurato glossario dedicato alla geologia e al ciclo delle rocce. Quando lessi quest’albo ai mie piccoli alunni di cinque anni della scuola dell’infanzia non abbiamo potuto frenare l’irresistibile voglia di prendere tra le mani un sasso e cominciare il gioco delle storie. Un esercizio creativo nato dal momento della lettura condivisa dell’albo per attivare un lavoro sinergico tra l’esperienza vissuta, le storie e le scienze. I sassi con la loro morfologia e le loro proprietà possono raccontarci tante cose, come ci invitano a fare Leslie Bernard Booth e Marc Martin. I bambini dopo la lettura di Un sasso è una storia attuano nei confronti di questi saggi oggetti azioni di cura. Loro li accarezzano, li osservano, anche grazie l’ausilio di una lente di ingrandimento notano aspetti che nelle loro mani diventa una pasta modellante come ha già fatto il tempo. Ecco Un sasso è una storia non è solo un albo, è un attivatore di condivisione, di cura e storia.
Un sasso è una storia
Autrice: Leslie Bernard Booth
Illustratore: Marc Martin
Casa editrice: Lapis
Età consigliata: dai cinque anni in su
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