Una partita a nascondino
- clara sorce
- 18 lug
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di Clara Sorce
Nel suo pensiero pedagogico Jean Piaget figura il gioco ed in particolare modo i giochi con le regole. Secondo il pedagogo i giochi con le regole devono soddisfare due criteri. Il primo è che è necessario un minimo di due partecipanti al gioco; il secondo è che il comportamento dei giocatori sia regolato da un codice prestabilito. Le regole quindi rappresentano l’essenza del gioco. Queste sono esplicite ma soprattutto devono essere comunicate, accettate e condivise da tutti i giocatori prima che il gioco abbia inizio. I ruoli si stabiliscono al principio come le possibili mosse perché il fine è l’obbiettivo da raggiungere. Molti dei giochi con regole sono stati e continuano ad essere tramandati. Appresi come le fiabe per via orale, vengono distinti da nomi che li rendono prima di tutto riconoscibili, e ancora come le fiabe appartengono alla tradizione popolare che contraddistingue le comunità, le culture e testimoniano tempi passati. Possono nel tempo assumere nuove sfumature, ma la loro essenza è sempre la stessa.
Un comic book fa di questi giochi il pretesto per creare una narrazione ironica e surreale sviluppata con un andamento cinematografico e incalzante. Una partita a nascondino di Lolita Séchan e Camille Jourdy edito da Fatarac per la collana Fatacomics è un fumetto dal formato all’italiana in cui due bambini, uno talpa e un’altra antropomorfa, forse due fratelli o due amici decidono di giocare a Nascondino. Le vignette sono affollate, ricolme di piccoli e minuziosi dettagli che permettono all’occhio del lettore di giocare con le immagini stesse perché questo si perde nell’azione ludica della ricerca. I due bambini prestabiliscono, secondo le regole del gioco, chi conta e chi dovrà nascondersi. Uno, due, tre… il gioco ha inizio ma dove nascondersi? Le autrici tessono una narrazione ironica e assurda dove i giochi stessi e gli elementi appartenenti alla sfera infantile rendono il gioco dinamico e surreale. Un orso burbero non cede il suo posto nella lavatrice perché giorno di lavaggio, tra le lenzuola stese arriva una nonnetta appiccicosa che vuole sbaciucchiare la bambina impedendole di nascondersi anche lì e allora perché non provare a nascondersi nella casetta sull’albero peccato che anche quella sia occupata da dei ricci e un unicorno intenti a giocare una partita a carte che finirà in lite perché tutti i giocatori si accusano di aver barato.
Nulla da fare, la ricerca continuerà e il tempo della conta al contempo giunge al termine, ora è il turno di Bartok di cercare Nuk che ritroverà la sua compagna di giochi nel cuore di un bosco con un’idea per rendere ancor più movimentato il gioco purché non si bari! Una partita a nascondino unisce due grandi autrici dell’illustrazione per l’infanzia e del fumetto, Camille Jourdy e Lolita Séchan, e i loro mondi per raccontarci il gioco per bambini più antico di tutti: nascondino. Il bosco delle meraviglie di Camille Jourdy, casa di unicorni e delicate creature color pastello, fa da sfondo alle avventure del microcosmo di Lolita Séchan, abitato da animali, neri come la china, talpe, lupi, ricci e unicorni dove si articola l’essenza stessa del gioco ossia quella che il gioco non è la vita “ordinaria” o “vera”, è un allontanarsi da quella per entrare in una sfera temporanea di attività con finalità tutta propria. Il gioco si isola dalla vita ordinaria in luogo e durata. Si svolge entro certi limiti di tempo e di spazio. Ogni gioco si muove entro il suo ambito, il quale, sia materialmente, sia nel pensiero, di proposito o spontaneamente, è delimitato in anticipo. Ha uno svolgimento proprio e un senso in sé. Il gioco comincia ed a un certo momento si conclude. Eugen Fink nell’Oasi del gioco enuncia una caratteristica del gioco che a parer mio ben definisce quest’opera di Camille Jourdy e Lolita Séchan:
[…] cattura la noia e la malinconia, dà vita a un mondo di sogno in mezzo alla chiassosa vita quotidiana. Il gioco riunisce gli uomini disponendoli alla socialità e alla serenità in comunità piacevoli e temporanee, ci avvince e ci libera con mano leggera, è affascinante, seducente, appassionante, ci trascina per un istante, in un vortice abissale, dove veniamo liberati da ogni condizione di vita reale, e ci offre favolose possibilità.
Una partita a nascondino è di per sé un “grande nascondino” in cui bianco e nero e colore, i loro personaggi, ma soprattutto le bambine e i bambini possono rincorrersi e incontrarsi perché giocando «veniamo come trasportati su un altro pianeta, dove la vita sembra sospesa, più felice. Sembra un’oasi di felicità, che ci arriva addosso nel deserto delle nostra abituale tensione verso la felicità» (E. Fink, Oasi del gioco, p. 9).
Una partita a nascondino
Sceneggiatrice: Lolita Séchan
Illustratrice: Camille Jourdy
Casa editrice: Fatatrac
Età consigliata: dai sei anni in su
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