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È mio!

Aggiornamento: 2 lug 2024



di Clara Sorce e Costanza Sorce







Vi siete mai soffermati ad ascoltare le parole che i piccoli pronunciano nella loro quotidianità? E quelle di noi adulti? Tra le innumerevoli parole che pronunciamo al giorno ce n’è una in particolare che esprime un possesso che rende il concetto di assolutismo. La parola in questione è: “è mio!”

I bambini lo dicono quasi sempre nell’arco della giornata. È interessante ascoltare i piccoli al mare, tra di loro c’è una costante segnalazione della possessione ai propri giochi, ai propri gonfiabili fino a giungere ai sassi e al mare stesso. Ma di chi sono veramente i sassi o il mare, non appartengono forse al mondo stesso? Ma soprattutto non ne godiamo ogni giorno tutti quanti condividendone la bellezza? Allora come far capire ai piccoli, ed anche ai grandi, che la parola “è mio!” è una parola “sterile” che non porta altro se non a rimanere soli con se stessi e il proprio possesso. La risposta ci viene data dal grande Leo Lionni con l’albo È mio!.



L’albo vede la luce nel 1967, nonostante gli anni trascorsi esso è attuale e profondo come ogni testo dell’autore. Ogni albo di Lionni è poetico, filosofico e profondo, essi toccano le corde più profonde dell’esistenza umana con un tono poetico e delicato al fine di promuovere un messaggio di bellezza, speranza, cooperazione, d’identità ed empatia.

È mio! È la storia di tre ranocchie, tre fratelli litigiosi che vivono in un laghetto in cui c’era un’isolotto di cui



Le sue spiagge
erano piene di sassi
Lisci come uova,
E fiori e felci
Coprivano le alture.


Era proprio su quell’isolotto che vivevano Gianni, Piero e Lidia. Nonostante loro fossero fratelli litigavano ogni dì dalla mattina al tramonto. Vi starete chiedendo perché i tre fratelli litigassero, bhè il motivo è che ognuna di loro gridava "è mio!” riferendosi all’acqua, all’aria e all’isola stessa. I tre non si accorgevano della gravità della cosa esagerando nel possesso delle cose e degli elementi stessi in cui vivevano. Un giorno da un cespuglio sbucò un grosso rospo


Io vivo dall’altra parte dell’isola - disse - ma tutto il giorno non sento che gridare: È mio! È mio! È mio!
A causa dei vostri continui litigi non c’è più pace.
Non si può vivere così! Un giorno ve ne pentirete!


La comparsa del rospo è una parte saliente dell’albo. Come in ogni albo di Leonni c’è sempre un elemento che porta la svolta al tessuto narrativo che si lega al sentimento da lui descritto nel testo, come in Pezzettino dove il colloquio con “quello Saggio” ha permesso di scoprire chi fosse veramente Pezzettino, qui il rospo scuote gli animi delle tre ranocchie evidenziando che per colpa del loro egoismo non c’è pace e armonia sull’isola. Detto ciò il rospo se ne andò ma i tre non compresero quanto egli disse loro e ricominciarono come prima … ma ad un tratto il cielo si oscurò e una terribile tempesta inghiottì l’isola. I tre fratelli tremanti di paura dopo vari tentativi di rifugio ognuno per conto proprio trovarono un’unica roccia sulla quale tutti e tre poterono trovare un riparo.


Si tennero vicine vicine, e così abbracciate,
Accomunate dalle stesse paure
E dalle stesse speranze,
Si sentirono più tranquille.

La pioggia cessò e scoprirono che la grande roccia era proprio il saggio rospo, solo allora compresero che a salvarli non fu solo il rospo ma la gentilezza, l’unione e la condivisione. I tre capirono l’importanza della parola "è nostro” il noi che fa comunità che da la forza perché la vera ricchezza sta nella pace.


La storia narrata dall’albo È mio! è una storia di grande attualità, ogni giorno assistiamo ad atti di egoismo e superbia, ciò che lascia stupiti è il fatto che questi sentimenti vengano già messi in atto da bambini. L’albo, quindi, ci da un grande insegnamento di vita, questa storia fa riflettere e rimanda subito alla mente i milioni di bambini che purtroppo ancora nel 2021 hanno poco e niente, non hanno giochi, sostentamenti, tuttavia in loro risiede un grande ricchezza, sono ricchi, ricchi di quei sentimenti che le ranocchie non contemplavano perché sicure di poter possedere quante più rocce erano possibili. Ricordiamo ogni giorno, ai nostri adulti e bambini, che la vera ricchezza è la gentilezza che risiede nel cuore, il dono della condivisione e l’amore per l’unione, non la quantità materiale di oggetti che portano con sé la sicurezza del possesso, e di conseguenza, l’avarizia. Tutti dovremmo osservare, guardare chi sta attorno a noi e ricordare sempre che la meraviglia del mondo è fatta da tanti pezzi, insieme in un incastro perfetto creato.


Oggi gli atti di gentilezza, atti amorevoli stanno diventando sempre più rari e si sta lasciando sempre più spazio all’egoismo, ovunque, per strada, nelle scuole, ai supermercati. Allora il quesito viene da sé, forse la sicurezza di vivere in un Paese sviluppato la sicurezza quindi avere in quantità eccessive talvolta porta a pretendere questi beni? Porta ad una generalizzata avarizia e gelosia, alla voglia di avere sempre di più rispetto all’altro, a non contemplare più la condivisione perché nel momento in cui si condivide abbiamo tutti pari opportunità siamo tutti uguali e insieme. Educhiamo allora i nostri bambini non solo all’essere più gentili, amorevoli, a non sentirsi superiori, perché non esistono minoranze, non esistono ranocchie superiori ad altre. apriamoci all’altro, aiutiamo l’altro così da poter essere tutti uguali, facciamo sì che i bambini si aiutino tra loro, che siano fonte di ispirazione l’uno con l’altro. Saltiamo tutti su un’unica roccia e facciamoci stretti così che l’amore possa arrivare a tutti.



 

È mio!

Autore: Leo Lionni Casa Editrice: Fatatrac

Età consigliata : dai cinque anni in su

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